Mutant Year Zero: Road to Eden è una delle grandi sorprese di fine anno, sviluppata dalla casa scandinava The Bearded Ladies Consulting (nome fantastico già di per sé) e rilasciata il 4 Dicembre scorso. Molto liberamente ispirato al pen&paper rpg “Mutant Year Zero,” il videogioco porta una ventata d’aria fresca in un panorama post-apocalittico che ormai è diventato teatro di numerosissimi titoli, reinterpretandolo a suo modo.
Il gioco inizia subito presentando due personaggi giocanti, Bormin e Dux. Si tratta di due mutanti umanoidi — parte cinghiale il primo, parte anatra il secondo — che rivestono il ruolo di Stalker, ovvero esploratori mandati in avanscoperta alla ricerca di risorse da riportare o segnalare all’Arca, ultimo baluardo di sopravvivenza di ciò che resta della razza umana.
L’ambientazione, curata nei minimi dettagli, è affascinante e ritratta con una bellezza tormentata che davvero si adatta allo stile della narrazione cupo e fatalista. Si parla di un mondo spezzato dagli abusi degli “Antichi,” e il paesaggio non fa altro che ribadirlo.
I personaggi hanno un certo spessore, chiacchierano durante i momenti di quiete nelle spedizioni, hanno modi di fare e di esprimersi che li rendono immediatamente riconoscibili. Dopotutto, un uomo-cinghiale e un uomo-anatra non devono impegnarsi troppo per restare impressi nella mente del giocatore, e il fatto che siano tanto ben disegnati e animati non fa che contribuire alla loro memorabilità.
I componenti del team reclutabili, che si aggiungeranno al duo inizialmente disponibile, sono cinque; ognuno dispone di un albero di potenziamenti più o meno diverso, e al giocatore è lasciata la possibilità di scegliere quale dei percorsi seguire al momento della salita di livello. È così che Mutant Year Zero implementa l’elemento GDR, seppure si tratti di un aspetto abbastanza semplice e non protagonista.
Come la visuale isometrica lascia subito immaginare, i veri generi protagonisti sono due: il tattico e il combattimento strategico a turni. Ogni scenario si avvia in relativa quiete, con mappe completamente esplorabili e incontri accuratamente posizionati; starà al giocatore adottare l’approccio che preferisce — il gioco incoraggia fortemente lo stealth, ma non lo impone — per iniziare gli scontri in maniera vantaggiosa.
Il fattore esplorativo è fondamentale, poiché anche i nemici si spostano per la mappa, e non esiteranno a chiamare rinforzi nel caso dovessero avvistare gli Stalker; è quindi importante assicurarsi una posizione favorevole e, nel migliore dei casi, un metodo rapido di far fuori i ghoul e i loro compagni cibernetici.
All’interno degli scenari ci si imbatterà in diversi tipi di loot: due tipologie di moneta — che null’altro sono se non rottami della civiltà antecedente — e Artefatti da scambiare con delle abilità aggiuntive. Questi ultimi in realtà si dimostreranno ben presto molto familiari: si tratta di oggetti d’uso comune al giorno d’oggi, come lo stereo in cui ci si imbatte nel tutorial, che risultano completamente alieni ai protagonisti futuristici e vengono impiegati in maniera molto più fantasiosa.
Mutant Year Zero non è un gioco facile. Limitare i personaggi giocanti a tre per volta significa trovarsi quasi sempre in una situazione di svantaggio numerico, a cui sarà necessario sopperire per mezzo di strategie ben pensate. Il fatto che le mutazioni ottenute con la salita di livello non siano numerose e siano a volte ripetitive non aiuta; il sistema di differenziazione tra i vari personaggi del team non è uno dei punti forti del gioco, e ciò potrebbe rivelarsi un po’ frustrante in alcune occasioni. Ciononostante, il gioco riesce a mantenere un livello di difficoltà perfettamente bilanciato, che richiede concentrazione e pianificazione ma dà risultati estremamente soddisfacenti.
Per ogni turno saranno disponibili due punti azione per muoversi, sparare o utilizzare abilità; si tratta di un sistema semplice dall’interfaccia pulita, che riesce a mantenere alta la tensione e ben rende la difficoltà puramente strategica delle sfide. Le azioni dei personaggi sono animate con gran meticolosità, riuscendo a rendere spettacolare anche un sistema di combattimento relativamente statico.
A volte l’intelligenza artificiale compie delle scelte non esattamente ottimali, che risultano in sviluppi del combattimento imprevisti; si tratta però di occasioni isolate che non intaccano in alcun modo l’esperienza generale di un titolo minuziosamente progettato.
Mutant Year Zero: Road to Eden è un titolo indie in cui vale la pena di investire; raggiunge tra le venticinque e le trenta ore di gioco con una trama accattivante dal ritmo coinvolgente e un’ambientazione in cui è veramente facile calarsi appieno. I personaggi sono accuratamente caratterizzati e i combattimenti che ingaggiano riescono a mantenere la loro soddisfacente difficoltà in linea con la loro crescita.
Certo è che, se tutte le sorprese di fine anno fossero come Mutant Year Zero, attenderemmo sempre con trepidazione l’arrivo di Dicembre.
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