Onimusha: Warlords – Recensione

Il capostipite della saga torna in HD. Ecco la nostra recensione di Onimusha: Warlords!

  • Nome completo – Onimusha: Warlords
  • Piattaforme – PC / PS4 / XONE /SWITCH
  • Developer –Capcom
  • Producer –Capcom
  • Distribuzione –Digitale
  • Data di uscita –15 Gennaio 2019
  • Genere – Action
  • Versione testata – XONE

In questi anni che vedono il nuovo splendore della saga di Resident Evil, Capcom prova a riportare i vecchi fan anche nel Giappone feudale di Onimusha, con una remastered che, a distanza di diciotto anni, ci farà tornare nei panni di Samanosuke Akechi per salvare la Principessa Yuki. Tenete perciò il guanto alla mano, perché di demoni ce ne sono a non finire.

Demoni dal passato

Siamo nel 1560, e dopo aver assistito alla cruenta morte di Nobunaga Oda, il samurai Samanosuke riceve una richiesta di aiuto dalla Principessa Yuki, che lo informerà di strani accadimenti nel castello di Inabayama. È tra queste mura che si srotolerà lentamente la trama del gioco, vedendoci vestire alternativamente i panni di Samanosuke col suo guanto Oni per assorbire le anime dai nemici caduti, e di Kaede, la sua compagna kunoichi, solo per alcune sezioni.

La struttura del gioco prende a piene mani dalla saga di Resident Evil e trasporta tutto in un’ambientazione affascinante e storica, aggiungendo elementi action ma lasciando intatti gli enigmi, la camera fissa, i corridoi claustrofobici e persino lo stile con cui è portata avanti la trama, da dialoghi tra pochi personaggi che si incontrano di tanto in tanto nelle uniche stanze sicure di un maniero infestato da… demoni, piuttosto che zombi.

A tutto ciò Onimusha: Warlords aggiunge il suo: il sistema di combattimento si può definire persino complesso per il 2001 in cui uscì originariamente, combinando la combo di base e quella magica con la possibilità di parare, schivare e persino eseguire un contrattacco colpendo al momento giusto. Importante è la presenza di tre diverse armi bianche per Samanosuke, che vanno dalla più rapida alla più lenta, e in egual modo dalla più debole alla più potente, rendendo sempre utile passare da una all’altra a seconda della situazione.

Uccidi, assorbi, potenzia

Se l’ambientazione e il design di Onimush: Warlords hanno sempre affascinato facendo sentire il giocatore all’interno di un film di Kurosawa, il sistema di comandi non ha sempre fatto gridare al miracolo: la novità più importante introdotta dalla remastered, infatti, è la possibilità di movimento tramite le levette analogiche, che risolve non di poco i principali problemi legati alla comodità dei controlli. Un’altra novità è la compatibilità col 16:9 e la rimasterizzazione dell’intera colonna sonora. A parte questi aspetti tecnici, il nuovo Onimusha: Warlords è praticamente identico nei contenuti all’originale.

La commistione di comandi analogici e camera fissa rende più semplice e rapida l’azione, ma mantenendo quella possibilità (ancora una volta, come in Resident Evil) di non capire subito da dove venga un nemico, o di non sapere se ce ne siano altri o meno oltre i bordi dell’inquadratura. Questo ovviamente concorre a dare al titolo un’atmosfera tanto horror quanto serviva, soprattutto per le angolazioni dall’alto da cui spesso vedremo il giocatore.

Anche il salvataggio è ancora effettuabile solo nelle stanze apposite, proprio come nei vecchi Resident Evil, che è dove potremo spendere le anime assorbite dai demoni sconfitti per potenziare le armi (a cui se ne aggiungeranno anche due da distanza, ma non potenziabili) ed elementi, che altro non sono se non il modo in cui il gioco ci permette di superare le porte bloccate, anziché le chiavi, costringendo inoltre il giocatore ad affrontare i nemici per avere le anime.

Tutto in una notte

Come tipico di questo genere di gioco, non passa molto tempo nella storia dal momento in cui entriamo nel castello di Inabayama. Lo stesso si può dire per il giocatore, che, salvo esser messo particolarmente in difficoltà, non impiegherà troppe ore per portare a termine una run, tuttavia scandita splendidamente dall’alternanza di fasi di esplorazione, filmati, enigmi e boss.

Questi ultimi sono sicuramente più semplici rispetto al passato grazie alla comodità di poter usare le levette, ma rappresentano ancora una buona sfida e richiedono di esser studiati un minimo per capire il miglior modo di affrontarli, risultando in una componente mai frustrante ma sempre accattivante, anche per il design stesso dei combattimenti, che è forse dove Onimusha: Warlords ancora oggi colpisce di più.



Commento finale

Se non avete mai giocato la serie originale, questo può essere un ottimo momento per mettere finalmente le mani su Onimusha: Warlords, specie se siete amanti della formula di Resident Evil, e magari anche della storia giapponese. Se invece siete già dei fan, la remaster non offre molto in termini di contenuti, ma la pulizia grafica e il sistema di comandi, insieme a diciotto anni di nostalgia, potrebbero bastare a farvi tornare nei panni di Samanosuke. Nonostante l’ottimo prodotto complessivo, Onimusha: Warlords sente il peso dell’età soprattutto in termini di longevità e di telecamere, ancora un po’ scomode, ma riesce a mantenere il suo originale fascino nell’atmosfera e nel sistema di combattimento, precursore degli action che tutti conosciamo.

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