Esiste una labile soglia che separa un prodotto low-budget confezionato con il cuore da uno costruito tralasciando la passione per il proprio lavoro; un prodotto costruito sul rammarico dell’utente finale che in attesa di poter mettere le mani sull’ambito gioco della sua serie preferita attende inerme fino al deludente giorno in cui la verità, purtroppo, mostrerà tutti i fianchi di un lavoro fallace.
Seppur l’anima da coin-op non manca e si manifesta fin troppo nelle nostre ore passate in compagnia di Goku ed il resto dei guerrieri Z, è tutto il resto a fallire in questo arronzato porting casalingo.
Non è la prima volta che un gioco da sala si affaccia alle console casalinghe, in molti ricorderanno riadattamenti degni come Metal Slug o Time Crisis, giochi capaci in ogni loro aspetto di divertire, fruibili indipendentemente dalla postazione; un’ operazione che semplicemente fallisce nel caso di SDBH World Mission.
Esistono giochi che non dovrebbero mai varcare la soglia di uscita della sala arcade, e questo è uno di questi; SDBH si mostra nella sua peggiore essenza su console.
Nasce come cabinato nella lontana terra del sol levante, ibrido tra un gioco di carte ed un agglomerato di quick-time events, una formula interessante quanto accattivante che a causa della sua natura sfigura tra le mura di casa.
In questa versione scordatevi il piacere di posizionare le vostre plastificate carte sulla plancia di comandi; tutto viene affidato ad un classico sistema gatcha digitale che conserva tutti i set fino ad ora usciti per la versione arcade, scelta interessante quanto discutibile per chi per la prima volta mette mano a SDBH.
Disarmante è l’immensa dose di approssimatività legata all’adattamento occidentale di queste carte, sia grafico dato che il comparto visivo di queste sarà un arronzatissimo scans delle originali carte del cabinato (prettamente in giapponese), sia descrittivo a causa di una pessima traduzione in lingua Italiana; inoltre le varie abilità e poteri non saranno leggibili durante uno scontro se non tramite dei piccoli “Hints” poco visibili che appariranno al fianco della barra di stamina di ciascun personaggio solo nel caso in cui si verifichino le condizioni per l’attivazione di queste ultime trasformando il gioco in un continuo: “ok, faccio cose a caso” che per ovvi motivi è l’antitesi di “costruisco una strategia“.
Come se non bastasse, ad affossare ancora più il gioco è l’immensa vastità di meccaniche legate al tipo di carte, composizione dei round, tipi di abilità, tipi di eventi, bonus, malus e quant’altro, questi vengono marginalmente spiegati nella prima ora di gioco che sicuramente non basta a capire come affrontare determinate situazioni, montare il proprio mazzo e seguire una strategia vincente rispondendo a quella nemica.
Esiste tuttavia un modo per giocare competitivamente SDBH World Mission, sempre che abbiate il tempo e la voglia di imparare a memoria tutte le carte in vostro possesso e quelle in possesso del vostro avversario, ricordarle nei risicati secondi che compongono un turno di gioco e riuscire a conquistare senza affidarsi al caso la vittoria.
Come accennato nel primo paragrafo della recensione, il gioco è un adattamento casalingo di un enorme cabinato che ha subito i giusti stress-test prima di arrivare in sala giochi, per quanto questo punto sarebbe per molti versi trascurabile nella stragrande maggioranza dei casi non lo è se parliamo di SDBH World Missions.
Come accennato all’inizio, se eliminiamo la feature cartacea del gioco ne rimane solo l’agglomerato di Quick-time events che, per il “piacere” di joy-con, tastiera e touch-screen sono studiati per essere svolti sui massicci e resistenti tasti del cabinato; il risultato è presto detto, questo gioco risulta essere dannoso, letteralmente, per i nostri costosi devices.
Ci troviamo dunque davanti ad un dilemma atipico: giocare nel migliori dei modi ad un videogioco o salvaguardare il nostro portafogli da un costoso quanto concreto inconveniente?
In questa recensione abbiamo preferito bypassare le feature che tuttavia risultano piacevoli come l’editing delle carte, che in ogni caso risulta sbilanciato e fruibile solo nella modalità storia e nelle missioni create dall’utenza e il massiccio fan-service, una scelta che sentiamo necessaria dato il fatto che fa parte di un aspetto decisamente marginale del gioco; gioco che (citando una vecchia commedia di Salemme) risulta un volo di pipistrello: ci prova, ma non ci riesce.
Abbiamo provato più volte a giocare una partita online, la cosa è risultata impossibile, nonostante i minuti passati sperando in un match-up i server non hanno mai dato segni di vita, questo probabilmente è sintomatico della prematura morte del gioco, cosa che non sorprende.
A lasciare ancor più l’amaro in bocca é il prezzo di 60 euro, scelta decisamente discutibile per TUTTI i motivi che riassumeremo nei contro.
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