Outward – Recensione

Dopo la faticosa scalata, dalla cima della Conflux Mountain arriva la nostra recensione di Outward!

  • Nome completo Outward
  • Piattaforme PlayStation 4, Xbox ONE, Windows
  • Publisher Deep Silver
  • Developer Nine Dots Studio
  • Distribuzione Digitale, Retail
  • Data di uscita 26 Marzo 2019
  • Genere Survival RPG
  • Versione testata – Windows, PS4

Qualcuno si è innamorato delle premesse di Outward, e qualcuno si è innamorato del prodotto finale; dal Nine Dots Studio arriva un gioco che si aggrappa alla nostalgia della meraviglia e dell’esplorazione libera e pura, che centra il bersaglio seppure in maniera poco raffinata. Dopo ore di vagabondaggi, combattimenti e imboscate, abbiamo trovato un nascondiglio abbastanza sicuro da poterci dedicare finalmente alla sua recensione.

La nascita di un eroe

Al contrario degli RPG a cui il pubblico è ormai abituato — e come ha già tentato di fare Kingdom Come: Deliverance non troppo tempo fa — Outward riserva al giocatore un posto perfettamente comune all’interno della società. Non si dispone di poteri speciali, di addestramenti antecedenti o di risorse che possano fornire un vantaggio; la fase di creazione del personaggio si limita al definirne l’aspetto, perché sarà poi l’esperienza in gioco a plasmarne le capacità. Banditi, creature e infiniti altri pericoli sono in agguato; starà al giocatore scegliere come affrontarli o raggirarli.

Per imparare nuove tecniche e aggiungere abilità al proprio arsenale si dovranno cercare gli esperti nel campo a cui si è interessati e pagarli in cambio dei loro insegnamenti. Esiste un sistema ad albero di abilità, che possono essere generiche oppure riservate a specifiche classi — come per esempio il Filosofo, il Monaco o il Cacciatore.

La magia fa parte del mondo di Outward, ma imparare a manipolarla richiede impegno e pazienza; all’inizio del gioco non si avrà neppure nell’interfaccia l’indicatore del mana, che verrà sbloccato solo dopo che il personaggio sarà stato iniziato alla magia e avrà sacrificato parte della sua vitalità e della sua stamina massime. Inoltre, utilizzare gli incantesimi non si limita a premere un tasto: per una semplice palla di fuoco, infatti, bisognerà prima tracciare un sigillo sul terreno e poi lanciare Scintilla, un incantesimo che normalmente è appena sufficiente ad accendere un fuoco ma che, potenziato appunto dal sigillo, diventa devastante contro i nemici. Esiste anche la magia runica, che risulta in una combinazione ancora maggiore di effetti e possibili strategie.

Le meccaniche di gioco

L’interfaccia del gioco è pulita, con due indicatori di stamina e vitalità (accompagnati in seguito da un terzo per il mana) e un inventario facilmente navigabile. In basso a sinistra sono posizionate le capacità dall’utilizzo rapido scelte di volta in volta dal giocatore, ma il loro numero è alquanto limitato — otto slot, che seppure all’inizio possano sembrare più che sufficienti, iniziano a star stretti nel momento in cui si ottengono nuove abilità, in particolar modo magie runiche. È importante quindi modificare spesso le capacità veloci, “preparandone” di nuove prima di affrontare determinati pericoli; tutte le abilità sono utilizzabili in qualsiasi momento, ma se non sono state preparate bisognerà selezionarle dal menu… e il combattimento di rado permette simili perdite di tempo.

È presente una mappa consultabile in qualsiasi momento, ma non fa parte dell’interfaccia e soprattutto non dispone di segnalini che indichino la posizione attuale del personaggio. Si tratta a tutti gli effetti di una mappa “analogica,” che il personaggio tira fuori dallo zaino per orientarsi utilizzando i punti di riferimento rappresentati; l’unico aiuto digitale sarà fornito da una bussola posizionata in alto, che indicherà anche la posizione dello zaino qualora lo si abbia lasciato cadere o sia stato rubato.

Lo zaino riveste un ruolo importantissimo: un fattore determinante per la sopravvivenza all’esterno è la capacità del giocatore di gestirne efficientemente lo spazio, che all’inizio sarà molto limitato. Bisognerà incastrare provviste, trappole, pozioni e tutti gli oggetti trovati esplorando in modo tale che non risulti troppo pesante e non limiti il movimento. Con la pressione di un tasto sarà possibile lasciarlo cadere (ed ecco il motivo per cui è sempre indicato dalla bussola) prima di un combattimento, in modo da muoversi più agevolmente ed essere in grado di rotolare e schivare in maniera efficace.

Una nota estremamente positiva è riservata alle meccaniche di sopravvivenza, semplici ma implementate in maniera ottimale e poco intrusiva. Accanto ai punti vita è presente un termometro, che sarà influenzato da fattori quali l’abbigliamento, la temperatura dell’ambiente, la presenza di fonti di calore e persino alcuni cibi e bevande. I tre indicatori riservati a fame, sete e sonno sono invece visibili nel menu, ma ogni volta che il livello di una di queste si abbasserà moderatamente o estremamente comparirà una piccola notifica sopra i punti vita. Il sistema di cucina e di crafting è molto intuitivo, e si possono apprendere nuove ricette semplicemente tentando nuove combinazioni oppure comprandole dai venditori sparsi per il mondo.

Comparto grafico e controlli

Per un gioco sviluppato da un team di dieci individui, Outward supera le aspettative. Il mondo di gioco è vasto, con quattro grandi regioni da esplorare contenenti nemici unici e strutture differenti; a volte potrebbe apparire scarno e forse monotono — non esiste il viaggio veloce, dopotutto — ma tale scelta permette agli elementi più interessanti e caratteristici del paesaggio di stagliarsi inconfondibilmente davanti all’esploratore.



Tuttavia, se si è alla ricerca di un titolo che lasci a bocca aperta per la grafica, si resterà delusi. Outward eccelle in alti ambiti, ma quello grafico è uno dei suoi punti deboli; la resa delle distanze è fatta meglio che in molti titoli anche più noti, ma l’aspetto del gioco è grezzo e limitato dal budget contenuto. Il meglio che si poteva ottenere, probabilmente, ma comunque mediocre.

È importante sottolineare che il gioco ha un aspetto molto più piacevole su PC e Xbox, mentre su PS4 presenta grossi problemi nel caricamento delle texture, risultando quindi in un’esperienza meno piacevole. Allo stesso modo, disporre di un maggior numero di tasti — inteso come mouse e tastiera — e della possibilità di personalizzare i controlli rende il gioco meno frustrante di quanto potrebbe essere se ci si limita all’utilizzo di un controller.

La valutazione complessiva è stata molto penalizzata, quindi, sia dalla resa grafica che dalla scarsa immediatezza dei comandi.

Da soli contro il mondo? Meglio di no

È disponibile una modalità cooperativa sia online che in split-screen, ed effettivamente Outward è un gioco pensato per la cooperazione. Qualcuno potrebbe essere contrario a questa affermazione — dopotutto, si tratta di un titolo completabile interamente in single player — ma basta giocare per qualche ora per accorgersi che la cooperazione è estremamente incentivata.

Una persona qualunque che esce per la prima volta dai confini cittadini, ignara dei pericoli e priva di esperienza alcuna nel fronteggiarli, è certamente destinata a finire preda del mondo; due persone qualunque che escono per la prima volta dai confini cittadini potranno almeno contare l’uno sull’altro mentre imparano a destreggiarsi. Si tratta di un survival, dopotutto, ed è meno difficile sopravvivere in due.

Non è un titolo facile. Il salvataggio non è a discrezione del giocatore, e ciò rende ancora più importante prepararsi a dovere prima di intraprendere una spedizione; non è possibile morire nel senso tipico del termine a cui un giocatore potrebbe essere abituato, ma ogni volta che i punti vita del personaggio si esauriranno, questi si risveglierà in una tra più di novanta possibili posizioni all’interno della regione.

I più fortunati verranno trascinati alla città più vicina da un paladino o un avventuriero di passaggio — qualcuno lo farà gratuitamente, altri prenderanno automaticamente un compenso dallo zaino — ma in numerose occasioni ci si ritroverà in ambiente ostile, spesso privi dell’equipaggiamento e con lo zaino non esattamente nelle immediate vicinanze. D’altro canto, scoprire i vari scenari è una delle parti più divertenti del gioco, e sfuggirgli fa parte della sfida — chi non si è mai chiesto come sfuggire ai lavori forzati nelle miniere?



Commento finale

Outward è un progetto ambizioso che cerca di mantenere le sue promesse; dieci anni fa sarebbe stato un classico, ma essendo stato rilasciato nel 2019 è impossibile non notare determinati difetti e lacune. Semplice nelle meccaniche ma assolutamente non facile da padroneggiare, il gioco garantisce la più totale libertà a patto che si sia pronti ad affrontare le brutali conseguenze dei propri errori. L’avventura è interamente nelle mani del giocatore, e non sono in molti i titoli che possono affermare con sicurezza qualcosa di simile.



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