Lupin III: La bugia di Fujiko Mine – Un punto di svolta?

Si conclude la trilogia di film che segue la scia de La donna chiamata Fujiko Mine. E la ruota si ferma, ancora una volta, su di lei e su un’altra delle sue menzogne. Ma sarà davvero la fine?

Spesso mi capita di incappare in nuovi film della saga di Lupin. E spesso mi capita di leggere, puntualmente dopo i titoli di coda, la frase “Lupin è eterno”. Niente di più vero.

Sebbene il maestro Monkey Punch ci abbia lasciati pochi mesi fa, la leggenda del suo ladro gentiluomo si perpetua ancora nelle menti di artisti, registi, sceneggiatori che cercano di risolvere l’enigma vivente che è la banda Lupin. Il film di oggi non è da meno.

La bugia di Fujiko Mine. Certo, il titolo non sa di novità. E vi dirò che il film stesso non vuole essere una novità, bensì un punto di svolta. Come? Ricongiungendo i fili di una trama ben più complessa.

Perché Fujiko?

Facciamo un breve ripasso. In seguito a La donna chiamata Fujiko Mine, il focus è passato ai restanti membri secondari della banda: Jigen Daisuke e Goemon Ishikawa. Perché tornare a Fujiko, allora? Innanzitutto perché la serie incentrata sulla vita di Fujiko è una storia a sé, che si svolge principalmente secondo il suo punto di vista. Questi tre film, invece, raccontano una sola storia da diversi punti di vista. Fujiko era una scelta inevitabile. Ma qual è il suo ruolo adesso?

La trama

La storia si apre con una Fujiko nelle vesti di governante, al servizio di un ragioniere ricercato per essersi appropriato indebitamente di 500 milioni di dollari. In poche parole, il ragioniere in questione sa che verrà scovato prima o poi e decide di farsi esplodere assieme alla sua stessa casa mentre affida a Fujiko le sorti del suo pargolo (ottima scelta, vero?). Ma presto proprio il bambino diventerà l’obiettivo della compagnia alla ricerca del padre, inviando un assassino imbattibile che lo costringerà a confessare dove si trova il denaro. Naturalmente Fujiko sarà disposta a tutto pur di non farsi sfuggire quella somma più che cospicua…



E ora, le considerazioni con un po’ di spoiler importanti sulla trilogia. Come al solito, se volete evitarle saltate al prossimo paragrafo.

Le parole “assassino imbattibile” sono state un dejavu. Un dejavu che ho avuto modo di confermare. Ecco, è l’assassino il filo conduttore della trilogia. Non uno in particolare, ma una serie di assassini. Grazie a questa recente entry, Fujiko risolve il mistero che in silenzio ci accompagnava dal primo speciale su Jigen. I nemici che hanno fronteggiato i nostri protagonisti non sono mai stati sconfitti del tutto, perché continuano ad essere prodotti artificialmente da una compagnia, Godfrey Mining. Perché e come può danneggiare la banda Lupin una scoperta del genere è un interrogativo lasciato bene in sospeso…

Ne vale la pena?

Che “La bugia di Fujiko Mine” sia un titolo fondamentale o semplicissimo fanservice, è ancora tutto da vedere. Ma c’è un motivo se ho deciso di recensirlo. Ed è perché molto probabilmente avremo un bel capitolo conclusivo.

Finora i film hanno preso le distanze dalla serie da cui traggono le loro origini, rinunciando persino all’effetto “vignettistico” che aveva tanto rimandato al manga originale, ma se ci fosse ancora un collegamento? E se scoprissimo qualcosa in più sulla compagnia segreta de “La donna chiamata Fujiko Mine“? Possiamo solo limitarci  a immaginare al momento.

Nel frattempo, vi lascio il trailer per farvi un’idea.



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