Daymare: 1998 – anima Italiana, ispirazione giapponese

Daymare: 1998 è davvero il Resident Evil italiano? Ecco la nostra recensione!

 

  • Nome completo: Daymare: 1998
  • Piattaforme: PlayStation 4, Xbox One, PC
  • Developer: Invader Studios
  • Distribuzione: Digital
  • Data d’uscita17 settembre (solo PC)
  • Genere: Survival Horror \ TPS

Vorrei aprire questa recensione con una riflessione molto personale in quanto sono passate decadi dall’ultima volta che mi sono “divertito” così tanto con un horror; sono trascorsi esattamente 16 anni dal lancio di Silent Hill 3, gioco che per me risulta essere l’epilogo di un genere videoludico; da li a poco per il survival horror le cose iniziarono a mutare: le atmosfere, le ansie scaturite, lo spessore della storia man mano andarono assottigliandosi fino ad abbattere la soglia del genere; l’orrore nudo e crudo che conoscevamo si trasformò in un suo surrogato action.

Fu un momento e ci ritrovammo dall’essere lenti e con scorte limitate a divenire dei Rambo tuttofare, armati fino ai denti, pronti a disintegrare qualsiasi cosa sul nostro cammino a suon di calci e fucile a pompa, tutto ciò avvenne esattamente con Resident Evil 4, titolo che personalmente apprezzai, ma non come horror.

Con gli anni il genere prese sfumature sempre più varie e distaccate da quel che erano le atmosfere tanto amate dagli appassionati; oggi viviamo una scena videoludica del terrore piuttosto scadente, si è passati dall’essere immersi in un mondo fatto di incubi, al limitarsi ad interagire con una casa degli spettri interattiva.

Abbandonai con il tempo l’idea di rivedere un videogioco horror con ambientazioni grottesche e macabre capaci di divenire parte integrante dei nostri incubi; come se gli sviluppatori non fossero più capaci di spaventare senza ricorrere a mezzi a mio avviso d’impatto scadente quali jumpscare, rumori improvvisi, girarsi e trovarsi il mostro alle spalle e quant’altro.

Il team Italiano Invader Studios è riuscito a posizionarsi esattamente nel mezzo, rielaborando la scena horror classica in formula moderna, abbracciando sia le meccaniche “action” che quelle dell’effetto giostra youtubica, senza mai dimenticare l’ispirazione classica del titolo riuscendo ad equalizzare il tutto in una formula fuori dal tempo e funzionale.

A Keen Sight le storie si raccontano con calma

Non vi è molto da dire sulla trama di Daymare: 1998 o meglio, sarebbe impossibile parlarne senza toccare involontariamente spoiler end-game, quindi mi limiterò a darvi una breve infarinatura lasciando a voi il piacere di rimanere stupiti.

In Daymare controlleremo 3 personaggi differenti, tutti protagonisti di un macchinoso quanto diabolico piano elaborato; suddetto piano prevede l’incidente che scaturisce l’incubo: durante un operazione militare uno degli agenti dell’elité privata H.A.D.E.S. avrebbe dovuto tradire i suoi compagni causando così il contagio della cittadina di Keen Sight.

Durante l’avventura vestiremo i panni di 2 dei membri H.A.D.E.S. ed un civile di nome Samuel che vedrà la sua storia intrecciarsi pericolosamente con quella degli altri due protagonisti, il tutto condito con una serie di colpi di scena che si concentrano maggiormente sul finale.

L’inizio di Daymare: 1998 purtroppo risulta essere il punto dolente dell’intero titolo, è proprio il prologo sterile e molto lineare che potrebbe allontanare i giocatori della domenica, tuttavia l’asticella dell’attenzione si rialza drasticamente verso la fine del capitolo due, dove inizieremo ad avere un quadro più chiaro dell’intera vicenda e ci renderemo conto di quanto sia in realtà profonda e ben scritta la trama.

Pensa, scappa se necessario!

Quello che colpisce decisamente in maniera positiva di Daymare è la cura nei particolari; ad esempio tutte le armi a caricatore non potranno essere ricaricate semplicemente premendo il tasto R, la ricarica va effettuata in maniera manuale, inizieremo il gioco con un unico caricatore inserito nell’arma, per riempirlo dovremo aprire il menù in tempo reale e combinare proiettili ed equipaggiamento; più avanti nel gioco avremo la possibilità di procurarci dei caricatori vuoti da accoppiare alle munizioni trovate in giro per la mappa; può sembrare un sistema stupido ma vi assicuro che questo meccanismo alimenta il senso d’ansia complessivo del gioco, non importa se hai delle munizioni in inventario, durante un combattimento se l’arma rimane a secco e non hai una cartucciera piena non potrai ricaricarla velocemente, quindi… scappa.



Non vi è alcun dubbio che Daymare si rifaccia molto a titoli usciti a cavallo tra il 1994 e il 2003, nella sua modalità classica (appunto difficoltà Daymare) reperire munizioni o materiale per curarsi richiede l’esplorazione intensa delle mappe, ciò nonostante saranno più le volte in cui vi ritroverete senza proiettili che quelle dove potrete stockarne in magazzino per eccedenza; il gioco stesso nella sua difficoltà originale è studiato così minuziosamente che ogni volta che avremo un gran numero di munizioni ci saranno altrettante occasioni per sprecarle, sottolineando un level designe impeccabile.

Ogni metodo per ripristinare vita o stabilizzare la mira e aumentare la resistenza nel gioco ha degli effetti collaterali che si manifestano con il loro abuso, ad esempio, Samuel soffre di una malattia non classificata che lo induce a costanti allucinazioni, molto spesso i nemici quando giocheremo nei suoi panni saranno visioni e non realmente concreti, abusare di questi medicinali renderà lo spawn di tali nemici più frequente, questo si traduce in uno spreco di proiettili.

In Daymare non sono presenti boss se non quello finale, tuttavia vi sono dei nemici presentati come mob speciali che riappariranno costantemente nell’avventura, il loro pool di vita è drasticamente più alto rispetto i normali zombie ed i danni che saranno capaci di causarci sono nettamente più elevati, questo renderà doveroso scegliere se affrontarli e sentirsi più al sicuro o evitarli salvando risorse, in entrambi i casi la scelta ha i suoi pro e i suoi contro: rimanere senza proiettili o ritrovarsi tali nemici alle spalle? A voi la scelta.

E’ intelligente ma deve studiare

Non è tutto rose e morti, Daymare ha anche dei difetti e delle ingenuità tecniche lapalissiane: tra queste c’è ridondanza nei nemici, animazioni molto macchinose nelle cutscene ed intelligenze artificiali semplici e scarne.

Nonostante l’intelligenza artificiale non sia il top, la presenza di nemici molto più forti del normale e la povertà di risorse non ci farà mai sentire padroni della situazione ma sempre prede in pericolo.

Pur non eccellendo tecnicamente, il gioco mostra gli artigli e si fa valere sotto mille ed uno aspetti differenti, il doppiaggio inglese riesce a restituire tutto ciò che manca alle movenze dei nostri attori digitali, tramite esso riusciamo a capire perfettamente la caratterizzazione attribuita al personaggio e la situazione.

Enigmi, F.r.i.e.n.d.s. i Korn e Xena

Esattamente come i Resident Evil ed i Silent Hill in Daymare avremo una vasta gamma di enigmi complessi e ben studiati da affrontare, eravate stanchi dei micropuzzle semplici e guidati inseriti negli horror moderni? (io si)

Daymare ha un sapore vintage dall’inizio alla fine, non è solo il comparto artistico ed alcune “chicche” come il sito creato appositamente per rompere la quarta parete in cerca di indizi e lore: http://hexacorebiogenetics.com/intranet/mission-reports-archive/

tutto in Daymare trasuda anni novanta; all’inizio del capitolo 3 visiteremo la sede di Invader studios, da qui, fino a scendere tra le strade di Keen Sight verremo bombardati per tutta la durata del gioco di reference a film, programmi, sistemi operativi, serie tv, siti, CONCERTI METAL, videogiochi tra cui “full-life 3” e quant’altro.

Daymare non è solo tanto bello ed ispirato da vedere, tutto il gioco è accompagnato da una colonna sonora di ottima qualità che richiama il meglio della scena underground anni 90 e spesso fa il verso a compositori come Jhon Murphy.

Commento finale

Invader Studios è riuscita a creare un perfetto tunnel temporale tra gli anni 90 e il 2019, regalando non solo una quantità di citazioni abnorme ma anche uno stile che non si “giocava” da anni, è palese quanto questi ragazzi prima di tutto siano degli appassionati del genere, dei giocatori e poi degli sviluppatori, tutto è perfettamente studiato per restituirci sensazioni ormai sopite negli anni, quindi è con un grande complimenti che concludo questa recensione.

Consiglio vivamente il gioco a chi come me è figlio degli orrori di Raccoon City e Silent Hill.



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