Parafrasando una barzelletta che ho sentito raccontare dal grande Proietti “Al cavaliere pallido nun je devi….da’ fastidio (versione light)”.
Convincenti i personaggi principali, abbastanza ben disegnati i i comprimari. Avrebbero senza dubbio meritato un maggiore approfondimento le figure dell’investigatore FBI (John Hamm) e della giornalista Olivia Wilde) che danno il via alla persecuzione di un innocente.
E’ il racconto della vicenda che vede coinvolta in prima persona la guardia giurata Richard Jewell (Paul Walter Houser) che riusci’ a salvare molte vite consentendo di evacuare il Centennial Park (1986 giochi olimpici di Atlanta) prima dell’esplosione di una bomba.
Una storia, non necessariamente tutta “americana”, di come un eroe possa diventare nel giro di poco il sospettato numero uno, vessato in maniera ingiusta da incompetenti funzionari governativi (FBI) e Media pronti a vendere carne e anima di un uomo senza preoccuparsi di verificare le evidenze investigative.
Il senso del film, secondo me, e’ racchiuso nella battuta di Nadya Light (Nina Arianda) segretaria dell’avvocato anti sistema Watson Briant (Sam Rockwell) che difenderà Jewell.
Il senso è
nel mio paese quando lo stato afferma che sei colpevole allora significa che sei innocente
Paul Walter Houser, Sam Rockwell e Katy Bates (Bobi Jewell madre di Richard) offrono un eccellente livello interpretativo che, se nel caso di Rokwell e Bates e’ uno standard consolidato, nel caso di Houser rappresenta per me una interessante novità.
Oltre che alla bravura del regista e del cast il film funziona perché racconta l’ennesimo affascinante scontro tra Davide (Jewell, Bobi e l’avvocato Briant) e Golia (Stato Americano e Media).
Se non si può propriamente parlare di lieto fine, considerando il calvario a cui Jewell e sua Madre sono sottoposti, e’ soddisfacente comunque la chiusura con un Jewell che sembra (a 6 anni dall’incidente) aver coronato il suo sogno iniziale (mi fermo per evitare spoiler)
La sorta di “non luogo a procedere” strappato all FBI al termine della lotta intrapresa da Jewell Bobi e Briant lascia comunque un forte retrogusto amaro.
Consiglio la visione in lingua originale. Parte della bellezza, dell’emozione si nasconde nei dialoghi. Il colore delle voci completa perfettamente le immagini regalando un’emozione piu’ potente (con buona pace dell’occhio che balla tra lo schermo e i sottotitoli)
Per me un 4/5 consigliato sicuramente
Buona visione
Fabio Di Pino per cM
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