Daymare: 1998 – Un porting osato ed ambizioso

Invader Studios portano il loro progetto autoriale anche su console. Ecco la nostra recensione di Daymare 1998

  • Nome completo – Daymare 1998
  • Piattaforme –  PS4, Xbox One, PC
  • Developer – Invader Studios
  • Publisher – Destructive Creations
  • Distribuzione – Digitale/Retail
  • Data di uscita – 17 Settembre 2019 (PC), 28 aprile 2020 (PS4, Xbox One)
  • Genere – Survival Horror

Progettare un survival horror sullo stile di Resident Evil è un lavoro certamente complesso, ma i ragazzi di Invader Studios hanno voluto provarci partendo proprio dalla base del secondo capitolo. Il risultato è ambizioso e ricercato, nonostante i prepotenti limiti tecnici, ma il porting sarà andato liscio? (Qui la nostra recensione della versione PC)

Inciampi e sbavature

Ebbene, è innegabile che la pulizia del prodotto sia intaccata pesantemente dalle limitazioni di programmazione, andando ad influire sia sulle prestazioni che sulla resa estetica. Il titolo presenta infatti dettagli carenti, animazioni piuttosto statiche e cali di framerate che rendono di fatto meno fruibile ciò che è invece ben studiato.

La resa degli zombie, così come di alcune ambientazioni, stempera le tetre atmosfere che riescono comunque ad inquietare, mentre l’espressività dei volti diminuisce la tensione di alcune cinematiche, che avrebbero avuto bisogno di più precisione per rappresentare il dramma in corso.



Certamente, in un titolo indie queste mancanze sono perdonabili soprattutto in un porting, ma quello che mina davvero l’esperienza è la poca precisione data ai comandi pad alla mano. In alcune situazioni, infatti, avere un controllo efficace ed efficiente sui movimenti del protagonista fa la differenza tra la vita e la morte, spesso dovendosi affidare a colpi di fortuna o strani incastri dell’IA – che tutto sommato svolge egregiamente il proprio lavoro.

Enigmi e scontri

Sul lato del combattimento, Daymare: 1998 ricalca fedelmente la meccanica old school dei survival horror di vent’anni fa, rievocando memorie ormai perdute. Interessante la meccanica dei caricatori, limite da tenere in considerazione durante gli scontri concitati dato che scoraggia decisamente le tattiche di ricarica rapida tipiche degli FPS, dovendo di fatto centellinare i colpi in maniera realistica.

Chiaramente i caricatori rilasciati sono recuperabili dopo lo scontro, purché non si cambi area, ed aggiungono uno spessore non indifferente alle classiche ordalie di zombie, altrimenti piuttosto omogenee.

La difficoltà è inoltre tarata verso l’alto, con nemici davvero resistenti come incentivo ai colpi alla testa, salvo dover sprecare i già sparuti proiettili. Combinati agli straordinari enigmi del gioco, talvolta davvero cervellotici ma sempre ben studiati, si affronta un’avventura dall’alto tasso di sfida che, avendo i dovuti controlli, sarebbe potuta essere davvero una perla.

L’orlo del precipizio

Daymare: 1998 è infatti minato dall’imprecisione dell’input, talvolta troppo macchinoso per poter gestire le situazioni complicate a livello di mira e posizionamento, dando la sensazione di non avere la piena padronanza dei movimenti del corpo, questione piuttosto inusuale per quasi tutti i protagonisti.

Fortunatamente, il feeling delle armi risulta convincente ed il fucile a pompa risponde fedelmente, soprattutto quando i frame sono stabili. Mirare alla testa non è sempre facile e non garantisce l’uccisione, soprattutto contro i nemici più tenaci, ma si può sempre sistemare la situazione sfruttando l’ambientazione (e talvolta qualche glitch, seppur raramente), ma il lavoro è comunque ben svolto.

Tra cospirazioni e segreti

Ciò che però affranca l’intera opera è la splendida narrazione su più livelli, che convince anche solo nella trama principale: un piano ben congegnato, personaggi interessanti e caratterizzati e dei plot twist attesi ma pensati, e nel finale davvero sorprendenti. A corredo, il mondo di gioco viene spiegato con molti collezionabili sia in forma audio che testuali, ed addirittura alcuni file sono codificati su un sito web raggiungibile ed esplorabile tramite apposite password, da ritrovare nel corso dell’avventura.

L’espansione dell’universo narrativo trae molto dagli altri titoli di questo genere, ma presenta una forte autorialità per quanto riguarda lo sviluppo degli intrighi da svelare, culminando in un finale teso ed una scena post crediti davvero azzeccata, coronando di fatto il racconto. Menzione speciale per la colonna sonora, sempre adatta e a tema con ogni situazione soprattutto in supporto alle emozioni che deve aiutare ad esprimere.

Commento finale

Il porting di Daymare: 1998 si presenta come un lavoro claudicante sul fronte tecnico, presentando degli spigoli piuttosto concreti che minano una altresì validissima esperienza. Un peccato data la peculiare precisione della narrazione, che si articola destreggiandosi abilmente tra il gameplay e risultando il vero traino per il giocatore, meritando sicuramente l’attenzione principale.



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