Sussurrato, funambolico, introspettivo. “Only Mirrors” è tutto questo e anche di più. Candidato come miglior disco del 2009 dal San Diego Museum of Art, il disco d’esordio di Drew Andrews è una passeggiata sulle punte in un cielo nuvoloso.
Acustiche, ukulele, qualche nota di piano, richiami orchestrali e qua e là anche qualche divagazione elettronica rendono il lavoro del cantautore di San Diego un’opera ricca di spunti riflessivi musicali e poetici, tra il britpop, Leonard Cohen e gli Smiths.
La ballata I Could Write A Book o il vorticoso arpeggio di Counterfeit creano inquietudine e acquiescenza, stravolgimento fisico e arrendevolezza emotiva. Fine Faces e Trading Faces sono espressione della sfera pop di Andrews. Fugace, evocativo, intimo, il resto del disco viaggia con pretese quasi cinematografiche.
Niente male come inizio.
Gianluca Lambiase per Mag-Music
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