“Beat the Devil’s Tattoo” è la colonna sonora perfetta per aggirarsi in qualche polverosa zona industriale di notte.
Un album sporco, viscerale e cupo, con un muro di suono che spazza via qualsiasi cosa incontri e con tutti gli elementi che hanno contraddistinto la band in questi nove anni: chitarre gonfie di distorsioni, voci filtrate e ondeggianti e una passione per jam session psichedeliche pronte a finire in noise.
L’ipnotica e semiacustica Beat the Devil’s Tattoo, singolo di lancio e title-track, non fa presagire assolutamente cosa ci sia nel resto del disco, nel quale la band preme sempre sull’acceleratore, salvo in un paio di episodi decisamente più acustici e rilassati.
Brani come Conscience Killere Shadow’s Keeper (per citarne solo due) sono tutto quello che si vorrebbe sentire dalla band.
I B.R.M.C. sono capaci ancora una volta di essere semplicemente loro stessi, ignorando qualsiasi effimera moda del momento.
Daniele Bertozzi per Mag-Music
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