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Per quanto segue, va tenuto conto di due premesse: da una parte, in questo 2011, tra le tante uscite, una cosa che non va assolutamente sottovalutata, è il fatto che tra queste ci sono anche vari dischi che testimoniano il ritorno ufficiale di gruppi che hanno scelto di riunirsi dopo un periodo di pausa. Secondariamente, chi sta scrivendo è una persona che considera i 99 Posse una band di minore rilevanza rispetto a quello che sono, nella scena napoletana degli ultimi due decenni, gli Almamegretta, i 24 Grana, i Bisca, gli ‘A67, i Co’Sang, Capone & BungtBangt, giusto per fare dei nomi.
Ebbene, se, dando un’occhiata all’estero, “Bel Air” dei Guano Apes ha un po’ deluso le aspettative, dalle nostre parti questo “Cattivi guagliuni” sorprende. Inaspettatamente. In positivo.
Per essere il disco con cui la band di Luca “‘O Zulù” Persico si ripropone definitivamente sulle scene, è un lavoro che sorprende per la presenza di molteplici elementi: dalle riuscitissime combinazioni tra effetti acidi e sonorità più “antiche” (si fa per dire) a delle liriche amare, realistiche e a volte anche scherzose, fino al supporto di una serie di presenze che, nella maggior parte dei casi, non snaturano affatto il tutto. Ciò contribuisce allo sfatamento dei dubbi avuti prima della sua uscita.
“Nel mondo c’è confusione totale, nella ricerca del confine tra bene e male, basta accendere il cervello e incominciare a pensare, studiare un po’ contro la confusione totale!“
Così Antifa, nata come un brano dall’arrangiamento vuoto e per nulla convincente, nella versione 2.0 diventa un vero e proprio concentrato di tritolo “resistente”, quello che non è stato Rigurgito antifascista in passato, mentre il lavoro precario, gli operai della Fiat, la tirannia di Marchionne sono i protagonisti della cavalcata punk La paranza di San Precario, con il collega di vecchia data Claudio “Klark Kent” Marino alla batteria. Ma non sono gli unici argomenti trattati all’interno dell’album. Ci sono anche l’arroganza della Lega Nord (Italia Spa), le ingiustizie che si ripetono una dietro l’altra (Vilipendio, anch’essa con un feroce Marino dietro le pelli), l’ipocrisia di un partito completamente funzionale al potere come il PD (lo sketch Yes Weekend), la sempre maggiore necessità delle rivolte popolari (Mò basta, con i Fuossera) e la disperazione interiore, sia essa musicata con la Nuova compagnia di canto popolare (Canto pe’ dispietto) o con Michele Salvemini, aka Caparezza (Tarantelle pe’ campà), ma senza farsi mancare Speaker Cenzou e Valerio Jovine, fratello del bassista Massimiliano “JRM”.
E, nell’era della “Confusione totale“, tornano alla mente la fredda vita del mondo delle carceri (Morire tutti i giorni) e un eroe dei nostri tempi come l’attivista per i diritti umani Vittorio Arrigoni, brutalmente ucciso nell’aprile di questo stesso anno (Resto umano, che campiona la sua voce, tra riprese provenienti da Gaza, interviste e un videomessaggio a Roberto Saviano, oltre ad ospitare Daniele Sepe e i suoi strumenti a fiato, come la sopracitata), com’è stato brutalmente ucciso, anche se in un altro modo, il mai dimenticato Carlo Giuliani, in quel tristissimo G8 del 2001 (Mai più io sarò saggio).
Ma, pur considerando tutto ciò, lasciare il proprio paese non è proprio la soluzione migliore. E la frase che si fa strada è una sola: “Penso che non me ne andrò“. Nonostante tutto.
“Ed ora sono qua che ti guardo, tu che con la morte veramente e fino all’ultimo dei tuoi giorni ti sei confrontato, senza tante sceneggiate, sottovoce, defilato, coi piedi nell’acqua che te la ridi godendo degli schizzi e del vento che ti scompiglia i capelli… e un po’ sorrido, e un po’ piango, così, come ci hai insegnato tu, resto umano. Ci sto provando“.
Lati negativi? Beh, due ce ne sono. La title-track, singolo di lancio, nonostante il contributo di un musicista di vecchia data come Gianni Mantice, uno dei primi chitarristi dei sopracitati Almamegretta, risulta essere il brano più debole, stilisticamente parlando, dell’intera opera, e Clementino non fa proprio un gran figurone in quanto a rappato, nella comunque valida “University of Secondigliano“.
Questo non toglie comunque il fatto che ad aleggiare su “Cattivi guagliuni” sia un vero e proprio effetto stupore, di quelli che non si sentono tutti i giorni. Ma che portano solo vibrazioni positive e stimolanti.
Bentornati, 99 Posse.
Gustavo Tagliaferri per Mag-Music
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