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25 aprile: festa di liberazione, di Resistenza. E quale miglior modo di festeggiare se non assistere a un’altra potentissima performance de Il teatro degli orrori, band di punta del panorama musicale italiano? Il gruppo di Pierpaolo Capovilla & co. ha deciso di far ritorno a Roma a distanza di poco più di un mese dal concerto all’Orion di Ciampino e a meno di una settimana dall’esibizione del primo maggio, in occasione del “concertone” in piazza San Giovanni in Laterano, che li vedrà protagonisti insieme a Caparezza, Afterhours e tanti altri.
Particolarità di questo concerto, tuttavia, è proprio la location, cioè un teatro. E che teatro! Il centralissimo Teatro Valle di Roma, il più antico della città, occupato dal 14 giugno 2011 da lavoratori e lavoratrici del mondo dello spettacolo, del teatro, del cinema, della danza e delle arti, i quali si stanno avviando verso la creazione di una fondazione a supporto del Teatro. Il concerto de Il teatro degli orrori rientra quindi tra gli eventi di supporto a tale iniziativa (difatti l’ingresso era a sottoscrizione di almeno otto euro, sebbene molti tra i partecipanti, in fila davanti al Valle sin dal tardo pomeriggio, siano rimasti sorpresi da ciò, essendo stata anticipatamente diffusa la notizia che il concerto sarebbe stato a sottoscrizione libera, se non proprio gratuito).
Come sempre, per entrare al Valle bisogna mettersi in fila molto tempo prima dell’evento, essendo la capienza di circa seicento posti. Tanti i ragazzi e le ragazze sul posto sin dal pomeriggio, consolati nell’attesa dall’apparizione di Frank Valente prima e degli altri membri della band poi (sempre disponibilissimi e alla mano). Intorno alle 21 si comincia ad entrare nel Teatro. L’atmosfera è magica e surreale, soprattutto pensando all’idea di assistere seduti e tranquilli a un concerto rock decisamente potente che istiga il pogo e l’headbanging selvaggio. Il pubblico, conscio della situazione, si confermerà maturo e attento, contribuendo ad arricchire di suggestione l’intera serata.
Alle 22, dopo la lettura di brani tratti dai diari dei partigiani e l’esibizione teatrale di uno degli occupanti incentrato sulla parola “affammocc”, arriva il momento che tutto il pubblico del Valle aspettava. Salgono sul palco Frank, Giulio, Gionata e Pierpaolo, accompagnati da Marcello Batelli (Planet Brain) alla chitarra e Kole Laca (metà dei 2Pigeons) ai synth. Sullo sfondo, un telone con la copertina dell’ultima fatica della band, “Il mondo nuovo”. La setlist della band parte proprio da dove comincia il disco, cioè con Rivendico. Ciò che si nota subito è la qualità dell’acustica del teatro, che valorizza tutti i singoli strumenti della band (su tutti il basso pompato di Giulio) nonché la voce del Capovilla nazionale, ancor più a suo agio nel cantare le sue liriche su un palcoscenico così. La scaletta pesca a piene mani dall’ultimo album e così si avvicendano Non vedo l’ora, Skopje, Martino e altri brani, alternati all’amatissima È colpa mia e a Per nessuno, pezzo stupendo e sempre protagonista nei live sebbene si tratti solo di una b-side del singolo A sangue freddo. Ion è stato certamente uno dei momenti più toccanti, con Capovilla accompagnato solo dalla chitarra acustica di Gionata Mirai e la struggente dedica a Ion Cazacu, operaio rumeno ucciso barbaramente anni fa, la cui storia è narrata nel brano. C’è spazio anche per i brani più “datati”, da Direzioni diverse a Il terzo mondo, passando per l’uno-due assassino E lei venne!/Compagna Teresa che mette a dura prova la “calma” del pubblico, che fa headbanging da seduto dovendo forzatamente reprimere i propri istinti. Con Adrian si chiude il set della band, che tuttavia torna per tre canzoni di bis, Dimmi addio, Io cerco te e la disperata Canzone di Tom, che mette la parola fine a un concerto decisamente suggestivo e indimenticabile per il pubblico giunto al Valle.
Atmosfera meravigliosa, band in formissima, acustica a dir poco perfetta. Il massimo.
Foto di Giada Arena
Livio Ghilardi per Mag-Music
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