Assassin’s Creed: Rogue – la nostra recensione

ACRogue

  • Nome completo – Assassin’s Creed: Rogue
  • Piattaforme – Playstation 3, Xbox 360 e PC ( 2015 )
  • Producer – Ubisoft
  • Developer – Ubisoft Sofia
  • Distribuzione – Digitale/disco

Anche se ormai Playstation 3 e in particolare Xbox 360 hanno fatto il possibile per resistere al potentissimo impatto commerciale delle rispettive sorelle maggiori Playstation 4 e Xbox One, Ubisoft non poteva perdersi l’opportunità di giocarsi questo Natale, che segnerà una quasi definitiva transizione del popolo video ludico verso le nuove ammiraglie del mercato. L’arma migliore per non abbandonare ancora le vecchie console non poteva che essere la saga di Assassin’s Creed, quest’anno approdato sugli scaffali dei negozi con ben due episodi, distanti per la loro natura old-gen e current-gen, ma legati indissolubilmente da un filo conduttore narrativo di cui non vi parleremo per evitare dei grossi spoiler.

Mentre Assassin’s Creed: Unity promette di riportare la saga verso nuovo vette su Playstation 4, Xbox One e PC, dall’altra ci ritroviamo la saga della famiglia Kenway lasciata in sospeso con il precedente Assassins’ Creed IV: Black Flag su PS3 e Xbox 360. Come concludere quindi una trilogia iniziata sulle vecchie console? Ma ovviamente con un terzo episodio, più organico per venire a patti con i costi onerosi di sviluppo, e sopratutto che funga da perfetto ponte narrativo al già citato Assassin’s Creed: Unity per le attuali console.

Dubita del credo

Da questa necessità nasce quindi Assassin’s Creed: Rogue, il capitolo conclusivo della trilogia ambientata in Nord America, dove tutti i punti interrogativi aperti in questo filone vengono finalmente al pettine, inserendosi in un contesto narrativo ambientato proprio fra Assassin’s Creed IV e Assassin’s Creed 3. Cosa è successo durante la Guerra dei Sette Anni? Perchè gli Assassini hanno abbandonato le Colonie americane? Ma sopratutto, chi è il principale fautore della rinascita Templare nelle Colonie?

Ecco, Assassin’s Creed: Rogue risponderà a tutte le vostre domande, gettando finalmente delle basi concrete alla dualità fra Templari e Assassini, percorrendo una strada inedita e dai toni molto più cruenti del solito. Per la prima volta nella saga, gli sviluppatori, che sono i bravi ragazzi di Ubisoft Sofia, firmano un capitolo ambiguo, dove al centro dell’attenzione ci saranno le scelte di Shay Patrick Cormac, un giovane Assassino appartenente al ramo coloniale che finirà suo malgrado vittima di una serie di drammatici eventi che lo porteranno a scontrarsi con gli ideali dei propri fratelli e mentori. Durante l’arco di questi sette anni, intervallati da salti temporali e grossi cenni al decadimento della Francia, ormai sempre più sull’orlo di una crisi che sfocerà nell’ormai nota Rivoluzione Francese, Shay Patrick muove i primi passi come Assassino ma matura i propri ideali nelle vesti di un Templare. Rogue ci mostra per filo e per segno una trasformazione delle ideologie del protagonista, passando da spensierato Assassino ad una spietata macchina omicida per i Templari, pronta a far piazza pulita, letteralmente, dei suoi ex-confratelli Assassini. Ideali, bugie e verità vengono compattate in una sceneggiatura molto più breve del solito, ma organizzata meglio, pur scadendo ovviamente in alcune banalità registiche per cercare di ricollegare tutti i fili con i precedenti episodi della serie, Assassin’s Creed: Liberation incluso.

La scelta di rendere la storia molto più lineare del solito, sfocia nelle già citate “banalità” registiche, che a volte tendono a rendere frettolosa la trama, come per esempio alcune dipartite molto interessanti che ci sarebbe piaciuto se avessero goduto di un maggiore approfondimento. Allo stesso tempo però abbiamo una progressione meno dispersiva del solito. Ma Rogue si sa, gioca in casa e vince a mani basse per la sua particolarità di mostrarci l’altra faccia della medaglia, quella dei Templari, da sempre definiti i veri cattivi della situazione. Una vera carta vincete che da sola potrebbe valere l’acquisto di questo nuovo episodio, ma purtroppo anche il resto, nel bene o nel male, deve essere analizzato attentamente per poter tirare le somme con una votazione giusta ed esaustiva.

Il ritorno dei Pirati!

Shay in realtà non è cattivo, segue semplicemente i propri ideali, ritrovando nei Templari la propria strada smarrita con gli Assassini

Shay in realtà non è cattivo, segue semplicemente i propri ideali, ritrovando nei Templari la propria strada smarrita con gli Assassini

Assassin’s Creed: Rogue è un titolo sviluppato con un budget ridotto rispetto al capitolo maggiore per le nuove console, e come tale non rinnova in alcun modo la propria formula, nessun multiplayer cooperativo, niente abilità in stile RPG e nemmeno gli interni esplorabili. Dimenticatevi le dimensioni mastodontiche di Parigi, Rogue continua la strada intrapresa dai rispettivi Assassin’s Creed 3 e Assassin’s Creed IV, diventandone quasi una mega-espansione. Il gameplay è il medesimo, ritornano le navi, le battaglie marittime e la gestione della ciurma.

Rogue non rielabora, ma sostanzialmente aggiunge ancora più contenuti all’ottimo Assassin’s Creed IV. E non si tratta di pochezze, le novità sono molto interessanti e cercano in parte di migliorare ciò che magari non funzionava nel predecessore. Innanzitutto il gioco abbandona il mare dei Caraibi per spostarsi nel freddo Oceano Atlantico, esattamente nel Nord America, fra l’Antartide e la regione verdeggiante composta da molte isole, la River Valley. In queste due regioni ritornano le città già viste nei precedenti episodi, ponendo però maggiore attenzione nella realizzazione di New York, divisa persino in semi-quartieri esplorabili, ognuno governato da un fortino degli Assassini, elemento su cui ci concentreremo in seguito. Se da un lato ci ritroviamo con un plot narrativo più “contenuto” ed esteso a soli sei sequenze, gli sviluppatori hanno posto l’accento su una quantità di contenuti spropositati, che spaziano dalla classica esplorazione marittima alla più comune ricerca di materiali, come la caccia degli animali, la conquista dei forti, la cospicua ricerca di collezzionabili e le battaglie navali, vero fiore all’occhiello della creatura di Ubisoft.

Se in Black Flag avevamo a che fare con la Jackdaw di Edward, in Rogue ci ritroveremo alla guida della Morrigan, un brigantino che Shay otterrà durante le prime missioni del gioco. Questa nuova nave non rispecchia esattamente il suo predecessore, anzi risulta a tratti anche migliore, più veloce e armata di tutto punto. Per ovvie esigenze narrative e di gameplay, la Morrigan è una nave sviluppatasi sotto l’egida dei Templari e degli Assassini, quindi sfrutta tecnologie inedite, come l’olio incendiario, più cannoni da bordata, i nuovi cannoni Punckle capaci di sparare a ripetizione, e una struttura più snella e lunga capace anche di attraversare i ghiacciai con il più noto “Rompighiaccio”. Come da programma la si può personalizzare in ogni suo aspetto, dalle vele al timone, ma anche potenziamenti legati ai cannoni, mortai, espansioni della stiva e una maggiore quantità di arpioni per la caccia degli animali marini. Insomma, è una riproduzione perfetta delle attività di Black Flag. Ciò si porta con se tantissimi pregi e difetti anche, come la necessità di dover abbordare le navi della flotta francese per ottenere carichi da sfruttare per potenziare la propria nave e il personaggio, anche se ora c’è il rischio che si possa subire l’abbordaggio direttamente da naviganti Assassini, complice la natura Templare di Shay.

Per chi si aspettasse una formula navale meno preponderante rispetto al passato dovrà quindi mettersi l’anima in pace, il cuore pulsante delle trilogia americana è stata l’introduzione di queste sezioni esplorative, amate o odiata che siano, da un punto di vista esclusivamente oggettivo e non personale, offrono una quantità di ore letteralmente spropositate, e a dispetto di Black Flag questa volta abbiamo a che fare anche con due regioni, ognuna dosata con un buon quantitativo di missioni secondarie. Ad aiutare però è anche l’onnipresente ambiguità della lotta fra Assassini e Templari, dando quindi alle sezioni marittime un ritmo più serrato, che spazia dai classici inseguimenti alle navi Assassine, fino a vere e proprie guerre fra inglesi e francesi, una su tutte la battaglia fra Adewale e Shay a bordo delle loro rispettive regine del mare. In Rogue c’è praticamente tutto il necessario per coloro che hanno spulciato fino alla noia l’avventura del  pirata Edward Kenway. Chi invece non ha mai adorato questa formula può tranquillamente smettere di leggere la recensione e dedicarsi ad altro.

Preda e cacciatore

La violenza con cui Shay elimina e disonora i suoi ex-fratelli rende Rogue il titolo più cruento della serie.

La violenza con cui Shay elimina e disonora i suoi ex-fratelli rende Rogue il titolo più cruento della serie.

Anche se siamo lontani dalla personalizzazione presente in Assassin’s Creed: Unity, la trasformazione di Shay da Assassino e Templare si porta con se anche alcune tecniche di assassinio inedite, forse l’unico dei recenti “Assassini” a sfruttare l’ambiente circostante come un vero territorio di caccia. Isole e città in Rogue sono attivamente controllate da bande criminali che agiscono sotto gli ordini degli Assassini, quindi abbiamo a che fare con nemici piuttosto comuni e altri più coriacei e più o meno al pari di Shay. Per conquistare questi fortini ci si potrà infiltrarsi oppure sfruttare i vari gadget a disposizione di Shay, il più interessante del gioco è sicuramente il fucile silenziato dei Templari, una magnifica arma capace di emulare le capacità del lanciagranate e di sparare anche dardi silenziosi in grado di alterare gli status sia fisici che psicologici dei nemici. Sul fronte delle granate troviamo invece gas velenosi, stordenti, a frammentazioni e sonniferi, tutti ovviamente hanno un raggio più elevato rispetto ai dardi comuni e inoltre Shay può utilizzarli anche in sua presenza grazie ad una maschera antigas che gli copre il viso. Le opportunità per introdursi o assassinare determinati bersagli diventano molteplici e la pianificazione legata ad essa divertente.

Sin dai tempi della presentazione fu ventilato tantissimo il concetto di “preda e cacciatore”, ovvero l’essere braccato continuamente dagli Assassini mentre si da loro la caccia. Diciamo che in parte il concetto funziona, ma non è tanto esaltante come ci aspettavamo.Grazie al nuovo Occhio dell’Aquila, Shay potrà avvertire la presenza di Assassini nascosti nella folla pronti ad assassinarlo, ma spesso e volentieri l’IA di questi è talmente stupida da sfociare in siparietti comici. Su carta gli Assassini potevano essere una buona opportunità per creare un senso di disagio e sfida, con l’ansia di essere sempre sulla lista nera della confraternita, ma a fatti compiuti ci rendiamo conto che purtroppo non è esattamente preciso e ambizioso come sperato.

Oltre ad una maggiore quantità di fortini e forti da conquistare sia sulla terra ferma che nell’Oceano Atlantico, ritorna per la gioia di tanti la gestione commerciale della propria flotta, letteralmente immutata  rispetto al passato, e la ristrutturazione di alcune località sparse in giro per il mondo, a scopo puramente economico per rinfoderare soldi in tasca. L’esplorazione delle isole, ben più numerose di prima, offrono una variegata serie di missioni secondarie fra cui la ricerca di chiavi Templari e altri collezzionabili legati allo sblocco di vestiti rari. Le missioni secondarie più interessanti sono le “Intercettazioni”, l’esatto opposto degli Assassinii. Essendo Templare, sia Shay che i propri colleghi sono costantemente braccati quindi invece di assassinare obbiettivi precisi si dovrà cercare di anticipare le mosse degli Assassini ed ucciderli prima che arrivino al loro bersaglio. Immancabili poi anche le mappe Templari, coordinate navali da raggiungere per ottenere un cospicuo tesoro o le sezioni di caccia, dove ora spiccano anche i letali orsi polari, una vera chicca fra il bestiame introdotto in questo episodio. Per incentivare la caccia degli animali sono stati aggiunti anche quattro abiti da craftare, una scusa a dir poco perfetta per allungare ancora di più il brodo prima di mettere da parte il titolo.

E’ il resto? Come abbiamo specificato in molte righe più sopra, Assassin’s Creed: Rogue è la cosiddetta “total conversion” di Black Flag, quindi si porta dietro una serie di problemi storici. Il parkour ormai è stato esasperato e il feeling con i comandi non è più come un tempo, specie se consideriamo il confronto con Unity. Il sistema di combattimento è stato ricamato a dovere per essere un semplice pretesto per impugnare le armi, la facilità con cui si eliminano gli avversari parando e sferrando un contrattacco letale non rende un vero tasso di sfida, risultando invece più soddisfacente districarsi con i nuovi gadget di Shay. Ricordiamoci infatti che Assassin’s Creed andrebbe prevalentemente giocato in stealth e in questo capitolo, a patto di fare i conti la solita IA deficitaria, ci si diverte molto di più approcciandosi silenziosamente.

Old but Good

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Le battaglie navali si riconfermano anche in questo episodio la vera ciliegina sulla torta di questo franchise. Spettacolari e divertenti!

Da un punto di vista esclusivamente tecnico, Assassin’s Creed: Rogue si comporta bene. C’è una buona complessità nei modelli poligonali dei personaggi, ma le animazioni a volte sono sbavate e slegate fra loro. Bug più o meno comuni in titoli di questa portata anche se il vero problema di Rogue è la presenza di aliasing in quantità industriali, critica già permeata alla versione Playstation 3 di Black Flag.

Anche il framerate, pur con qualche calo ogni tanto, cerca di reggere una costante qualità, sopratutto durante le fasi marittime più complesse, dove magari gli effetti particellari a schermo diventano più numerosi. Anche la direzione artistica per le nuove ambientazioni convince, Ubisoft Sofia è stata molto brava a districarsi nella realizzazioni dei luoghi più noti, e in alcune occasioni alcuni scenari del freddo Nord America ci hanno regalato momenti scenici emotivamente coinvolgenti e affascinanti. Non reggerà il confronto con la prosperosa Parigi di Unity, ma Assassin’s Creed: Rogue sfrutta sapientemente ogni singola goccia dell’hardware di Playstation 3 e Xbox 360.

A chiudere il cerchio ci pensa poi una colonna sonora spettacolare, di cui vi consigliamo sopratutto le tracce “I Am Shay Patrick Cormac”, il Main Theme e “David and Goliath”. L’intera composizione è stata realizzata dalla compositrice Elitsa Alexandrova, che si è occupata anche di remixare alcuni vecchi brani dei precedenti episodi.

Commento finale

Assassin’s Creed: Rogue rappresenta il culmine di una generazione di console e di una saga che si appresta ad intraprendere un nuovo percorso sul mercato. Ubisoft Sofia ha dimostrato di essere all’altezza del proprio compito, e la storia di Shay Patrick è stata senza dubbio l’elemento più convincente di questo prodotto, pur mostrando il fianco a qualche anello debole nella sceneggiatura. Per quanto sia molto criticabile la scelta di realizzare un titolo sfruttando sostanzialmente ogni asset del precedente episodio, Assassin’s Creed: Rogue espande e chiude definitivamente tutto il ciclo piratesco, facendo adeguatamente il suo lavoro: regalare tante ore di divertimento. Chi ha odiato Assassin’s Creed 3 e Assassin’s Creed IV non troverà nulla di nuovo, se non un motivo per continuare ad allontanarsi dal franchise. I cultori della saga che hanno apprezzato invece tutte le ottime novità di Black Flag si sentiranno senza dubbio spinti ad acquistare d’impulso questo ennesimo episodio per continuare ad avventurarsi nei mari delle colonie americane.

Per quanto ci riguarda, Assassin’s Creed: Rogue è la perfetta conclusione della saga su Playstation 3 e Xbox 360.

VOTO: 8

🙂

-E’ Black Flag –

-I piccoli accorgimenti al gameplay ci hanno convinto –

-Due intere regioni da esplorare –

-L’Oceano Atlantico ha il suo perchè –

– Siamo sicuri che i Templari siano i cattivi? –

-Colonna sonora molto coinvolgente –

-Buon doppiaggio italiano –

🙁

-E’ Black Flag-

– Alcune piccole sbavature nel comparto tecnico –

– Persistono i problemi dell’IA –

– Fasi nel presente quasi inesistenti –

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