Dragon Ball – Xenoverse: la nostra recensione

Dragon Ball – Xenoverse. Una nuova visione dei picchiaduro su licenza?

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  • Nome completo – Dragon Ball: Xenoverse
  • Piattaforme – Playstation 3, Xbox 360, PS4, Xbox One e PC
  • Producer – Bandai Namco
  • Developer – Dimps
  • Distribuzione – Digitale/disco
  • Data di uscita – 5 Febbraio ( Giappone/Asia ), 27 Febbraio ( Europa )

Quando devo recensire un videogioco ambientato nel magico mondo di Dragon Ball non posso che guardare al mio passato da videogiocatore e ricordare quanto abbia amato alla follia quel tris di capolavori che tutt’ora portano il nome di Dragon Ball: Budokai, sviluppati all’epoca dai Dimps.

Definiti ancora oggi i migliori picchiaduro su licenza, la saga dei Budokai vanta a oggi una fanbase senza eguali, merito anche di un gameplay invecchiato bene e un roster di personaggi davvero immenso. Il successo, che all’epoca fece davvero la fortuna di Playstation 2, ha plasmato pesantemente il futuro stesso del franchise di Akira Toriyama, autore del manga di Dragon Ball, sempre più coinvolto come consulente creativo nella realizzazione dei videogiochi ispirati alla saga.

Bandai Namco dal resto è stata brava negli anni successivi a sfruttarlo su tutte le piattaforme possibili, tuttavia gli impegni dei Dimps si moltiplicavano e l’azienda giapponese pretendeva che il team riuscisse a creare un prodotto adeguato da pubblicare nell’arco di un anno successivo alla pubblicazione del precedente.

Questa fretta costrinse i Dimps a spostare il proprio interesse verso altri progetti, e Bandai cerco di risollevare il franchise videoludico di Dragon Ball affidandolo alle mani degli Spike, un team piuttosto noto del settore che però negli anni ha dimostrato un certo problema nella gestione di questi picchiaduro dedicati al manga di Dragon Ball. Dopo un vano tentativo di riportare in auge la saga con Dragon Ball Z Ultimate Tenkaichi su PS3 e Xbox 360, lo stesso team ha cercato di rilanciare il brand stringendo un accordo con Microsoft per realizzare un picchiaduro da salotto esclusivamente pensato per Kinect, mancando ancora una volta il bersaglio a causa di un gameplay statico e con qualche problemino di troppo con la rilevazione di movimento della periferica Microsoft. Ultimo, ma sicuramente non il peggiore, è stato Dragon Ball Z: Battle of Z, una sorta di picchiaduro a squadre orientato molto alla componente online, ma che per vari problemi al gameplay, elementi da vero picchiaduro assenti e un livello di difficoltà tarato verso il basso, ne hanno decretato il fallimento.

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Quando si gioca online TokiToki City è molto più vivace rispetto alla controparte offline

Altra nota critica, da non sottovalutare, è sopratutto il materiale narrativo da cui attinge: le avventure di Son Goku e compagni, nel nostro Paese, ormai rientrano nella programmazione di Italia 1 a cadenza regolare, e lo stesso Akira Toriyama non sembra interessato a sviluppare un seguito, continuando però a lavorare attivamente su numerosi spin-off ambientati nell’universo di Dragon Ball, come il recentissimo Jaco the Galactic Patrolman.

Viste le pesati critiche, una storia ormai trita e ritrita in tantissime occasioni, Bandai Namco si è sentita in dovere di accontentare gli appassionati storici del franchise e coloro che bramano finalmente un picchiaduro che sia degno erede della saga Budokai Tenkaichi e i tre Budokai. Ricoinvolti di nuovo i ragazzi di Dimps, Bandai ha dato il via in gran segreto al progetto di Dragon Ball: Xenoverse, un picchiaduro fresco, con alcune meccaniche multiplayer davvero stuzzicanti e sopratutto il primo capitolo a segnare l’esordio di Dragon Ball sulle console di nuova generazione.

Un pò MMORPG e un pò picchiaduro

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Le cinque razze a disposizione permettono persino di replicare alcuni personaggi assenti nel roster, ma allo stesso tempo è stata riposta tanta ttenzione per renderle uniche

Sviluppato da Dimps per PS3, PS4, Xbox One, Xbox 360 e per la prima volta anche PC, Dragon Ball: Xenoverse rappresenta i sogni di tantissimi appassionati che negli anni hanno sempre desiderato impersonare un guerriero a propria immagine nell’universo di Dragon Ball. Dimps si è ben riguardata dall’inserire un semplice editor di personaggi, e così hanno ben pensato di realizzare una storyline originale che desse un pretesto ai giocatori di accompagnare i personaggi storici del manga/anime pur vivendo tutto da una prospettiva più personale.

Xenoverse, che sta per “Terra inesplorata” è per Bandai Namco e Dimps effettivamente un modo nuovo di concepire i picchiaduro come tutti noi siamo abituati a conoscerli. Con un genere che sembra ormai aver detto tutto, Dimps ha avuto la brillante idea di amalgamare un sistema di combattimento, non tanto lontano dai Budokai e Budokai Tenkaichi, con alcune meccaniche piuttosto comuni dei JRPG o degli MMO ( Massive Multiplayer Online ).

Dragon Ball Xenoverse è ambientato a TokiToki City, in un futuro non meglio identificato dove il “tempo” viene costantemente tenuto sotto controllo dai Time Patroller, guerrieri capaci di viaggiare nel tempo grazie a delle pergamene speciali che rappresentano i fatti più importanti della storia passata. Sotto la guida di un Trunks maturo, i Time Patroller sono capaci di modificare l’andamento di certi eventi o risolvere eventuali inclinazioni temporali che potrebbero compromettere il futuro.

Sostanzialmente la trama di Xenoverse si basa tutta sui viaggi nel tempo, aggiungendo un pizzico di originalità nella narrazione, ma che allo stesso tempo ci permette di rivivere anche la storia originale di Dragon Ball riscritta in base alla direzione intrapresa del team di sviluppo. Per tutta la durata dell’avventura, lunga circa 15 ore, vivremo quindi tutti i momenti più cruciali di Dragon Ball Z, dall’arrivo dei Saiyan fino alla battaglia finale con Majin Bu. Tutti questi scontri vengono però vissuti dal nostro punto di vista, rendendo i personaggi principali del manga dei semplici comprimari che dovremo aiutare nel corso delle varie missioni principali. Il risultato, oltre a essere piuttosto gradevole, sfocia in alcune trovate narrative a dir poco geniali che se ve le rivelassi vi perdereste tutto il gusto di scoprirle.

Ma prima di tutto ciò bisogna fare una dovuta premessa: prima di gettarci in battaglia il giocatore è chiamato a creare il proprio guerriero personale, completamente editabile e a scelta fra cinque razze ben distinte: Umani, Saiyan, Arcosian, Namecciani e Majin, ognuno caratterizzato da abilità attive e passive ben diversificate.

Durante tutto il test ho giocato nei panni di un Saiyan e fra le sue abilità passive troviamo un fortissimo aumento della potenza di attacco quando la barra vita raggiunge i punti critici, un concetto simile a quello spiegato già nel manga: quando un Saiyan si ritrova in fin di vita, la sua forza di attacco aumenta, un concetto semplice ma funzionale persino ai fini del gameplay.

Creato il personaggio ci ritroveremo a TokiToki City, hub principale del gioco dove potremmo praticamente svolgere qualsiasi attività analoga a quella di un MMO. e in questo caso è lecito fare un paragone diretto alla Torre di Destiny. Diviso in tre quartieri differenti, ognuno di essi mette in risalto determinati elementi ruolistici come un quartiere dedito alla compravendita di oggetti, vestiti, e accessori e altri due dedicati alle Parallel Quest, missioni online e offline dove bisogna affrontare un determinato numero di avversari oppure raccogliere esclusivamente materiali per sintetizzare le capsule da sfruttare durante i lunghi combattimenti che pervadono il gioco. A queste vanno poi ad aggiungersi le classiche sfide 1 Vs 1, 2 VS 2  e 3 Vs 3 , permeate poi dal Torneo Tenkiachi a cui potremmo prendere parte sia offline con un amico che online in competizioni organizzate direttamente dagli  sviluppatori.

Come avrete capito, il gioco non ha dei menù veri e propri, tutto inizia e finisce a TokiToki City. Sul fronte social manca purtroppo una chat adeguata per comunicare ma in compenso i giocatori potranno parlare fra di loro per la città sfruttando gli oramai tipici “gesti”, divertenti si, ma sicuramente molto scomodi.

A spasso nel tempo

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Per la storia principale gli sceneggiatori si sono letteralmente divertiti con alcuni eventi importanti del manga, stuzzicando i palati di tantissimi appassionati, che sicuramente apprezzeranno alcuni bizzarri risvolti.

Arriviamo infine al vero nocciolo della recensione, ovvero il combat system del gioco, punto di domanda che ci siamo posti un pò tutti fin dalla prima immagine del gioco mostrata su Famitsu. Dimps sotto certi punti di vista è stata piuttosto furba a unire l’ottimo concetto di co-op esplorato in Battle of Z a quello classico dei picchiaduro ma a conti fatti ci troviamo dinanzi a un prodotto, si molto gradevole ma con alcune incertezze nel bilanciamento dei personaggi, sopratutto durante la storia principale.

L’attacco leggero è affidato al tasto quadrato mentre quello pesante al triangolo, alternando la pressione di entrambi i tasti si ottengono combo di diverso tipo che possono infrangere più facilmente anche la difesa avversaria. A patto di acquistare la skill specifica nel negozio della città, inizialmente il Ki non potrà essere caricato ma si riempirà solo dopo numerose hit inflitte al nemico. L’indicatore del Ki viene poi affiancato dall’indicatore stamina, che si consuma attivando i teletrasporti rapidi o la carica del’aura per massimizzare la velocità di spostamento. Utilizzando invece le trasformazioni temporanee come il Super Saiyan o il Kaioken, sia stamina che Ki si consumeranno con il tempo. Questi due indicatori svolgono un ruolo centrale nei combattimenti e nelle missioni avanzate legate alla storia. Il numero spropositato di nemici che dovremo affrontare da soli ci porta inesorabilmente a dover gestire le risorse a disposizione con dovuta cautela. In due punti ben distinti della storia principale sono inciampato in alcuni combattimenti davvero infernali, merito anche di un bilanciamento non proprio favorevole, dove la “quantità” ha messo più volte in discussione la mia abilità. Uno dei grandi pregi del gioco è proprio l’ottimo tutorial iniziale, una mossa intelligente degli sviluppatori per introdurci tutto un sistema di combattimento dalle numerose sfaccettature ma è ovvio che certe volte l’abilità non basta e questo aspetto in Dragon Ball Xenoverse non va assolutamente sottovalutato.

Come riportato nel paragrafo in alto, la vicenda principale ci permetterà di affrontare alcuni dei momenti cruciali delle varie saghe presenti nell’anime, da cui sono stati esclusi tutti i vari lungometraggi animati tranne lo Special televisivo dedicato a Bardack e un piccolo frammento di storia dedicato interamente a Broly.

Terminando tutta la vicenda principale ci saranno poi le già accennante Parallel Quest, missioni simile a quelle di un RPG, quindi ognuna con un loot di fine missione che comprende armature, oggetti e persino tecniche speciali da far imparare al proprio protagonista. Il sistema funziona ma causa natura online del titolo, le quest più avanzate, utili anche a sbloccare le saghe segrete, vengono purtroppo meno qualora non si conoscano giocatori con cui collaborare adeguatamente.

Ogni Parallel Quest ha una durata modica di circa 15/ 20 minuti e in più di qualche occasione sembra quasi di affrontare le missioni di caccia presenti in Monster Hunter: lunghe, tediose e persino ramificate in più sezioni. Io con il mio bel Saiyan a livello 51 non ho incontrato tantissime difficoltà fino alla metà sulle cinquanta disponibili a gioco finito. Sicuramente le statistiche del personaggio influenzeranno l’andamento dei combattimenti ma si nota un certo interesse nel proporre sfide da affrontare esclusivamente in multiplayer.

Sempre parlando di “missioni” è impossibile non citare anche le quest per conto dei Maestri, che altro non sono i protagonisti indiscussi del manga quali: Goku, Vegeta, Trunks e via scorrendo. Queste missioni speciali permettono di stipulare un rapporto fra l’avatar e i personaggi dell’universo di  Dragon Ball ma allo stesso tempo rappresenta l’incentivo necessario per personalizzare le proprie abilità apprendendo quelle del proprio mentore.

Ciò non solo da un senso di compiacimento ma permette anche di creare un personaggio dotato di un comparto mosse composto da alcune delle tecniche storiche dei vari protagonisti come il celebre Big Bang di Vegeta o l’Onda Energetica di Goku. Varietà e quantità sono all’ordine del giorno ma dove Dragon Ball Xenoverse purtroppo fa cilecca è proprio il roster di personaggi.

Composto da appena 47 personaggi e circa una decina di varianti per ciascuno, Xenoverse propone uno dei roster più poveri che la saga videoludica abbia visto negli ultimi anni. I vari stadi di Freezer, Cell e Majin Bu sono assenti, come anche tutti i numerosi personaggi provenienti dai vari lungometraggi. Tornano invece alcuni personaggi da Dragon Ball GT come Goku Super Saiyan 4, Gogeta Super Saiyan 4, Li Shenron, Super C 17 e una guest star esclusiva: Jaco, proveniente direttamente da Jaco the Galactic Patrolman, il nuovo manga di Akira Toriyama ambientato nell’universo di Dragon Ball.

Molto probabilmente la povertà del roster si rifà alle coraggiose scelte narrative attuate da Dimps ma la mancanza di certi personaggi potrebbe sicuramente non fare la felicità dei grandi cultori del manga, e dal mio canto mi ritrovo anche favorevole al loro malanimo ma è evidente che con Xenoverse sia Dimps che Bandai abbiano voluto spianarsi la strada a un progetto sicuramente più importante e ambizioso.

Guarda come divento Super Saiyan

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Completare le quest dei vari maestri è un processo essenziale per apprendere alcune delle loro mosse più iconiche

Dal punto di vista tecnico Dragon Ball Xenoverse non brilla tantissimo ma è figlio di un progetto cross-gen che coinvolge anche console di veccia generazione e come tale non riesce per niente a scalfire il potenziale hardware di Playstation 4 e Xbox One. Le texture e i particellari fanno il loro lavoro, TokiToki City non colpisce per varietà e il level design risulta piuttosto piatto. I modelli dei personaggi e le animazioni invece sono grossomodo fedeli a quelle delle pagine dei manga e anime mentre i combattimenti non sono afflitti da cali di framerate, ben ancorati ai 30. Pecca invece la realizzazione degli scenari, che anche dopo essere stati distrutti ritornano miracolosamente alla loro forma originale mentre il motore Havok fa il suo lavoro nella gestione della fisica dei vari combattimenti aggiungendo un pizzico di realismo come gli strappi sui vestiti.

Visti i problemi recenti dei giochi con la componente online ho fatto un lungo test in questi giorni e posso dirmi in parte soddisfatto, nonostante il matchmaking a volte crei qualche problema nella ricerca di altri giocatori. Nota dolentissima è la mancanza del supporto Remote Play fra Playstation 4 e Playstation VITA, extra che ho sempre trovato interessante ma che ora sembra sia stato tagliato fuori per motivi sconosciuti. Sicuramente non un punto a favore per la piccola console, considerando che ormai Sony punta a pubblicizzare tantissimo questa features.

Commento finale

Dragon Ball: Xenoverse è un buon tie-in che segna un fresco ritorno dei Dimps su un franchise che hanno meritatamente lanciato al successo su Playstation 2. Dopo i recenti episodi per Bandai era giunto il momento di rilanciare sul mercato un picchiaduro di Dragon Ball degno del suo nome e l’ultima fatica di Dimps riesce nell’intento ma non spinge l’acceleratore fino in fondo, forse per paura o semplicemente per voglia di sperimentare novità.

Si perchè concettualmente Dragon Ball: Xenoverse è un modo tutto nuovo di vedere i picchiaduro come li abbiamo sempre conosciuti, le piccole radici MMORPG sono ben impiantate nell’ossatura del gioco ma la fortuna di questo esperimento, se così vogliamo chiamarlo, è proprio il grande universo da cui attinge, un mondo ricco di possibilità che Xenoverse ha solo scalfito. Dimps è tornata e gli appassionati del manga, grandi o piccoli che siano, farebbero bene a tenere d’occhio Dragon Ball Xenoverse!

VOTO: 7,5

🙂

– Finalmente una creazione del personaggio degna di tale nome –

– Storia originale –

– Gameplay veloce e con un pizzico di tecnicismo –

– Il comparto RPG è gradevole –

– Livello di sfida molto alto –

🙁

– Non sempre i combattimenti sono bilanciati bene –

– Tecnicamente non è nulla di eccezionale –

– Solo 47 personaggi? –

– Qualche problema con il matchmaking –

– Manca il Remote Play nella versione Playstation 4 –

-Manca una vera chat-

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