Assassin’s Creed Syndicate: la nostra recensione!

Assassin’s Creed Syndicate. Gli Assassini si spostano a Londra. La nostra recensione

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  • Nome completo – Assassin’s Creed Syndicate
  • Piattaforme – Playstation 4/Xbox One/ PC
  • Producer – Ubisoft
  • Developer – Ubisoft Quebec
  • Distribuzione – Digitale/disco
  • Data di uscita – 23 Ottobre 2015 su PS4 e Xbox One/ 19 Novembre su PC

Dopo una serie di appuntamenti annuali, l’anno scorso qualcosa è andato storto con Assassin’s Creed Unity. L’avvento Nextgen che tanto Ubisoft ci aveva promesso per tutto il 2014 con la sua assordante e discutibile campagna marketing ha rovinosamente portato sugli scaffali dei nostri negozi quello che si potrebbe considerare probabilmente il capitolo di Assassin’s Creed più discusso della serie dopo Assassin’s Creed 3, che, già a suo tempo generò una frattura tutt’ora ancora aperta fra i fan.

Che il franchise di Assassin’s Creed si ami o si odi ormai è assodato, ma i passi falsi compiuti da Ubisoft lo scorso anno con Unity hanno inevitabilmente minato la fiducia di tantissimi appassionati/consumatori. Dopo aver regalato persino un Season Pass e un gioco per colmare le numerose problematiche di Assassin’s Creed Unity, Ubisoft ha dovuto fare i conti con la dura realtà dei fatti e agire di conseguenza per cercare di prestare molta più attenzione durante il processo di sviluppo.

Per dimostrare a tutti gli effetti la propria “rinascita spirituale” e riconfermare l’ormai assodata annualità del suo franchise di punta, Ubisoft ha deciso di portare alla ribalta uno dei suoi studi minori che in passato ha avuto modo di lavorare alla saga di Assassin’s Creed con lo splendido DLC di Black Flag intitolato Freedom Cry, stiamo parlando di Ubisoft Quebec.

Sviluppato da un team decisamente talentuoso, Assassin’s Creed Syndicate è come una fenice che risorge dalle proprie ceneri, è la definiva consacrazione delle idee che Alex Amancio e il proprio team hanno cercato di portare l’anno scorso su console e PC, questa volta è più compatto, meno dispersivo ma anche più avaro di contenuti. Ecco la nostra recensione di Assassin’s Creed Syndicate!

Due gemelli Assassini a Londra

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Uno dei grossi pregi di Ubisoft quest’anno è stato il non aver pigiato troppo il piede dell’acceleratore sulla campagna marketing di Assassin’s Creed Syndicate, che oseremmo quasi definirla anti-hype, visto che come avrete notato voi stessi, rispetto all’anno scorso le notizie relative al titolo sono state diluite a dovere e sparpagliate di tanto in tanto nel corso dei mesi. Se questa decisione sia stata giusta o meno lo lasceremo decidere alle vendite, per quanto ci riguarda Syndicate si è dimostrato un prodotto valido sotto molti aspetti, meno su altri.

Per il loro primo esordio nel mondo dei titoli Tripla A, i ragazzi di Ubiaoft Quebec con Assassin’s Creed Syndicate ci portano finalmente nella Londra Vittoriana di fine ‘800, nel pieno della Rivoluzione Industriale, varcando finalmente la soglia di quella che si può definire a tutti gli effetti l’era pre-moderna in cui noi viviamo attualmente. I protagonisti questa volta sono i due gemelli Evie e Jacob Frye, una coppia di scapestrati assassini giunti a Londra con lo scopo di liberarla dal controllo Templare, ormai impossessatosi completamente dell’economia e la politica che muovono la capitale Inglese, all’epoca punto d’arrivo e partenza per tutto il mondo.

Londra, una terra di invenzioni, dove prosperano le prime tecnologie, grandi inventori muovono i primi passi come Alexander Graham Bell, la nascita del manifesto comunista a opera di Karl Max, ma anche la terra delle grandi menti dove Charles Darwin formula le sue prime tesi sull’evoluzione umana. In tutto questo si muovono i due fratelli Frye, entrambi guidati dal Credo degli Assassini, ma caratterizzati da idee contrastanti che finiranno inevitabilmente per separarli portandoli a incrociare il proprio cammino in poche occasioni durante tutta la storia.

Evie è una giovane ragazza affascinante, più in linea con le idee del Credo, quella più stratega e riflessiva, mentre Jacob è un bruto a tutto tondo: rozzo, molto avventato e poco affine al seguire le regole. La frattura che si creerà fra i due personaggi agirà anche sul gameplay, sfociando in alcune idee particolarmente interessanti, che per la prima volta in assoluto ci permetteranno di controllare ben due protagonisti.

Le nove sequenze in cui si articolano le missioni principali di Syndicate seguono le vicende di entrambi i gemelli, che a un certo punto della storia finiranno per dividersi, per poi incrociarsi nella missione finale della sequenza 9. Questo gioco delle doppie missioni indubbiamente ha un suo perchè, ma non sempre funziona egregiamente se andiamo a guardare la loro qualità, alcune dei semplici riempitivi, sopratutto se il protagonista di quelle missioni è Jacob. Dal punto di vista narrativo Syndicate è un semplice compitino scritto che non spicca per chissà cosa, la decisione di rendere ogni capitolo della serie autoconclusivo non ci permette di legare con i protagonisti, il cui background è solo sfiorato per dare un senso alle loro gesta, discorso meno analogo per le fasi ambientate ai giorni nostri, che rispecchiano le scelte attuate con Assassin’s Creed Unity ma indiscutibilmente più importanti per quanto concerne il valore che queste contribuiranno a offrire all’universo di Assassin’s Creed.

Tanto Batman, ma anche tanto Assassin’s Creed

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Fatte le dovute introduzioni, parliamo ora del gameplay. Essendo stato sviluppato parallelamente ad Assassin’s Creed Unity. Syndicate ne riprende molti aspetti, come un parkour più velocizzato che tende a incastrarsi anche meno rispetto al passato, e possibilità di accovacciarsi per rendersi meno noti ai nemici. Oltre a questi ritornano anche la possibilità di poter fischiare dietro gli angoli per poter attirare l’attenzione di un nemico e coglierlo di sorpresa, l’occultamento dei cadaveri e persino gli inediti rapimenti, che tramite la pressione del tasto d’azione cerchio potrà minacciare un bersaglio con la lama celata e portarlo in giro prestando attenzione a non farsi notare dagli altri nemici.

A questi piccoli perfezionamenti, che rendono l’esperienza finalmente degna di un gioco stealth, ritroviamo l’Occhio dell’Aquila perennemente attivabile, e una gestione generale del  posizionamento dei nemici gestita considerevolmente meglio. Syndicate però condivide anche molte similitudini con il suo diretto collega, la serie di Batman Arkham, di cui riprende ora parte dello stile di combattimento e un gadget in particolare, il rampino.

Del combattimento ne parleremo in un segmento più avanti, quanto al rampino invece è impossibile non ritrovare dei parallelismi con il suo concorrente, ripreso in quasi tutte le sue sfaccettature. Diversamente da come si potrebbe pensare però, il rampino non sminuisce affatto la scalata classica, anzi, è complementare e delinea gli aspetti moderni del titolo. Grazie all’ampiezza delle strade di Londra, ora per gli Assassini è complesso spostarsi fra i palazzi e grazie al rampino si potranno generare dei collegamenti rapidi fra le varie strutture e sfruttarli, se possibile, anche come mezzi aerei per gli assassinii.

Immancabile ovviamente il comparto gestionale, che questa volta ci vede impegnati nella gestione dei Roocks, una gang che nel corso del gioco Jacob e Evie costituiranno conquistando i vari quartieri di Londra liberandoli dal controllo dei Blighters, una banda di criminali incalliti guidati in realtà dai Templari per controllare con il pugno di ferro la popolazione e la polizia, anch’essa corrotta internamente.

La gestione dei Roock permette di ottenere dei privilegi per le strade di Londra, come sconti sugli approvvigionamenti, mazzette ai poliziotti per chiudere qualche occhio, uomini da reclutare o bambini da cui recuperare oggetti e monete. Per sviluppare la propria gang saranno necessari tanti soldi, ma anche tanti materiali sparsi nei bauli della città, essenziali per realizzare anche armi, vestiti e cinture con cui personalizzare Jacob e Evie. Poco utile invece il treno/covo dei Roocks, che a parte delle missioni dedicate non brilla per chissà quale utilità, se non raccogliere i ricavi delle varie attività appartenenti alla fazione. Molto funzionali invece gli sgherri, che durante alcune missioni ci hanno permesso di infiltrarci silenziosamente lasciando a loro il compito di fare baldoria.

Requiescat in pace

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Evie e Jacob non agiscono solo in missioni separate, ma vantano anche un sistema di sviluppo ramificato con abilità, che funziona sostanzialmente spendendo un numero preciso di punti che si ottengono raggiungendo 1000 punti esperienza per volta. Pur godendo del medesimo ramo di abilità, Evie e Jacob non sono del tutto uguali quanto a statistiche e il nostro consiglio infatti è cercare di sviluppare ogni abilità in modo sempre diverso, magari rendendo Evie più affine alle azioni silenziose e Jacob più orientato agli scontri diretti, magari assegnandogli delle armi ben precise adatte alle loro statistiche. Per esempio Jacob funziona molto bene se equipaggiato con un tirapugni, mentre Evie ha un suo perchè se equipaggiata con numerosi coltelli da lancio o il Kukri.

Essendo ambientato nel 1868 le armi bianche spariscono del tutto per lasciare spazio a piccole armi contundenti o alle armi da fuoco, quindi ciò influenza anche il sistema di combattimento, che rispetto al passato ora è stato velocizzato davvero tantissimo, diventando una vera e propria rissa da strada che cerca di emulare il free flow system sperimentato da Rocksteady con la serie di Batman Arkham. Gli scontri sono delle vere zuffe, con il giocatore costretto ad agire sempre silenziosamente per evitare i nemici, che ora non si pongono alcun problema e attaccano tutti assieme mettendo fuori gioco Jacob o Evie. La parata e il contrattacco restano immutati, ma l’assenza di armi bianche certe volte dà quasi la sensazione di giocare un picchiaduro a scorrimento con Jacob, sopratutto se si predilige l’uso del tirapugni. Se in Unity abbondavano le tipologie di armi, qui il cerchio si restringe ma in compenso si è cercato di valorizzarle nel miglior modo possibile. Altrettanto valorizzate sono anche le carrozze che popolano la città di Londra, che qui faranno le veci delle automobili e saranno utili, proprio come il rampino, per attraversare lunghi tratti della città in modo più rapido. Tuttavia la loro utilità nel gioco ha anche un secondo scopo legato direttamente agli scontri. Molte volte capiterà infatti di essere coinvolti in folli inseguimenti con le altre gang o la polizia, generando spettacolari sequenze che daranno vita a veri e propri scontri a bordo delle carrozze in corsa.

Dove però Assassin’s Creed Syndicate dimostra di aver perfezionato i numerosi difetti di Unity sono le missioni Black Box, che grazie ai miglioramenti reintrodotti al gameplay permettono finalmente di pianificare una strategia degna di tale nome. Per chi non lo sapesse, le missioni Black Box sono degli assassinii veri e propri che avvengono spesso e volentieri all’interno di alcune strutture particolarmente vaste, che richiedono vari approcci per poterle penetrare a uccidere il bersaglio. Quelle che più ci hanno divertito nel corso del gioco sono gli “Assassinii Speciali”, utili nella maggior parte dei casi per avvicinare il bersaglio e ucciderlo in maniera davvero spettacolare. Fra le missioni Black Box più riuscite è impossibile non annoverare quella della sequenza 8, sicuramente fra le più memorabili della serie.

Purtroppo però non è tutto oro quel che luccica, Assassin’s Creed Syndicate è un gioco più breve rispetto a Unity, e come dicevamo in apertura, la sua struttura più compatta ha dato vita a un prodotto molto più piccolo, con meno attività secondarie all’attivo, fatta eccezione per una mini-storia che si sbloccherà dopo aver terminato le sequenze principali.

Le poche attività sono relegate a missioni per conto dei personaggi storici del periodo, raccolta di fiori, bottiglie di birre e opere d’arte sparse per la città, enigmi da risolvere e la conquista dei vari quartieri. Prese così sembrano davvero tante, ma noi in meno di 16 ore abbiamo già terminato buona parte di questi compiti secondari, questo perchè ognuna di queste attività è stata diluita, quasi come se fosse in contrapposizione al suo predecessore, che invece era talmente vasto da superare persino le cinquanta ore buone. Ovviamente in tutto ciò bisogna comunque valutare la qualità dei compiti rapportata alla durata, che difficilmente supererà la ventina di ore, e con tutta sincerità il nostro responso è negativo, siamo ancora troppo affascinanti dalle “Storie di Parigi” di Unity, che da sole bastavano a calarci nell’atmosfera della Rivoluzione Francese con le sue brevi storie. A questa penuria di attività si aggiunge anche un sistema di ricompense non proprio allettante, visto che uno dei grandi pregi di Unity era la voglia di spingerci sempre a completare missioni per ottenere nuovi vestiti, armi e via discorrendo.

Realizzazione tecnica

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Dal punto di vista tecnico Assassin’s Creed Syndicate non segna un grosso passo avanti a quanto già di buono c’era in Assassin’s Creed Unity. L’unico divario tecnico, se proprio così vogliamo chiamarlo, è una netta pulizia al codice di Syndicate, che a parte i soliti Pop Up e Pop In tipici di questo genere, non presenta alcun bug dannoso o che altro. Anche il framerate è stato ottimizzato al meglio ma in questo caso il merito è da attribuire anche a vari tagli apportati alle dimensioni di Londra, leggermente più piccola rispetto a Parigi, interni esplorabili centellinati e più relegati alle missioni, e la quasi totale assenza di folle inferocite a schermo. Pessima invece come sempre l’intelligenza artificiale, che dopo sette capitoli resta sempre stupida e facilmente aggirabile.

Ottima anche la direzione artistica che riconferma il grande talento di Ubisoft quando si tratta di ricreare un periodo storico, riprendendo tutti gli elementi caratteristici dell’epoca. Londra è viva e affascinante e si respira tantissimo l’aria dell’era Vittoriana, la moda del periodo, le prime fatiscenti insegne, le vie larghe per permettere il passeggio delle carrozze e il fumo delle fabbriche che ricopre i tetti.

Davvero ottimo infine il comparto sonoro, con musiche ben orchestrate del periodo a cui fanno riferimento, anche se a spiccare è l’inaspettato ritorno del tema Ezio’s Family, remixato per l’occasione.

Commento finale

Assassin’s Creed Syndicate è un buon capitolo della serie, migliore di Unity sotto numerosi aspetti, meno riuscito del predecessore sotto altri punti di vista. Ma appunto, non parliamo di un capitolo rivoluzionario, semplicemente uno dei tanti che l’anno prossimo si ritroverà a competere con un sequel che sarà migliorato in tanti aspetti e meno in altri. Siamo ormai al cospetto di una definitiva saturazione del concept che anno dopo anno porterà inevitabilmente il franchise a stancarsi e sparire dal mercato. Ubisoft farebbe meglio a prevenire tutto ciò, prendendo dei seri provvedimenti per svecchiare una formula ormai stantia.

Tutto sommato però non possiamo certamente bocciare il lavoro di un team che con questo capitolo si è guadagnato senza ombra di dubbio un buon biglietto d’ingresso nello sviluppo dei titoli tripla A.

Voto: 8,0

🙂

-Finalmente due protagonisti interessanti da seguire-

-Irresistibile il fascino di Londra-

-Le novità introdotte funzionano-

-Ottimo comparto sonoro-

-Nessun problema tecnico di peso-

🙁

-Storia davvero dimenticabile-

-Meno attività secondarie davvero rilevanti-

-Meno longevo del solito-

– Il presente è quasi del tutto assente –

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