Gundam Breaker 3: recensione!

Gundam Breaker 3 torna su PS VITA e fa il suo esordio su PS4. Ecco la nostra recensione!

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Nome completo – Gundam Breaker 3
Piattaforme – Playstation 4/Playstation VITA
Producer – Bandai Namco Games
Developer – Cafts & Meister
Distribuzione – Digitale/disco
Data di uscita – 8 Marzo 2016 Jap/ 28 Aprile in Asia (testi in lingua Inglese)

Torna con un terzo capitolo, dopo un anno sabbatico, la serie per eccellenza di Cafts & Meister che tanto ha appassionato i videogiocatori e i modellisti negli ultimi anni, Gundam Breaker.

Annunciato a sorpresa lo scorso 15 Dicembre, Gundam Breaker 3 è stato subito amore a prima vista. La nostra redazione da anni segue la serie, proponendo news e persino delle guide, quindi non potevamo assolutamente esimerci dal recensire questo terzo attesissimo capitolo, che ovviamente vanta tanti pregi ma anche tanti difetti, sempre più un marchio di fabbrica delle recenti produzioni su licenza di Bandai Namco. ( la recensione di Extreme Vs. Force)

Come abbiamo sempre aperto anche le precedenti recensioni, è giusto fare prima di tutto un sunto dell’opera e come funziona Gundam Breaker. Si tratta di un videogioco “hack n’ slash” che si ispira alle serie animate di Gundam, facendo però leva sul fattore del collezionismo e la personalizzazione grazie alla presenza di una rosa composta da oltre 100 Gunpla differenti. I Gunpla, abbreviazione del nome Gundam Plastic Kit, sono dei kit in plastica nati nel lontano 1980 e rappresentano a oggi una delle maggiori fonti di guadagno e investimento di Bandai per quanto riguarda il brand Mobile Suit Gundam. Diventanti ormai celebri in tutto il mondo i Gunpla rappresentano probabilmente una delle trovate più geniali che Bandai abbia mai trasposto all’interno di un videogioco, cercando di creare un compromesso per avvicinare sia i videogiocatori più casual che prediligono per l’appunto il modellismo, che quelli invece più appassionati, sempre pronti a sborsare fior di quattrini pur di giocare a una nuova interazione virtuale del robot bianco.

Dopo aver sbancato letteralmente in tutti i negozi giapponesi con i primi due fortunatissimi episodi, Bandai Namco per questo terzo capitolo ha deciso di abbandonare i lidi tanto accoglienti e fruttuosi di Playstation 3 per portare finalmente la saga su Playstation 4, senza però voltare faccia all’utenza che più di tutte ha fatto la fortuna di Gundam Breaker, i possessori di Playstation VITA. Giunti quindi a quello che con tutta probabilità segnerà la chiusura di una prima trilogia in vista di un quarto episodio pensato SOLO per PS4, ecco la nostra recensione di Gundam Breaker 3!

Builds Fighters!

Se i primi due Gundam Breaker proponevano una storia appena abbozzata legata a una presunta realtà virtuale, con Gundam Breaker 3 gli sviluppatori hanno deciso di riallacciarsi al discorso aperto con le due recenti serie animate di Gundam Builds Fighters, dove per l’appunto si faceva leva sulla promozione dei Gunpla proponendo un filone narrativo dove questi si affrontano all’interno di arene virtuali. Le analogie questa volta sono molteplici, il protagonista si muove all’interno di un quartiere di Tokyo per partecipare assieme ad altri personaggi a questi particolari tornei che vedono confrontarsi i Gunpla. L’idea tutto sommato, seppure banale, riesce a conferire più personalità alla produzione rispetto alle due precedenti incarnazioni, influenzando a sua volta anche i combattimenti stessi fra i Gunpla, molto più enfatizzati anche dalla nuova customizzazione di cui parleremo a breve. Tutto sommato però il team ha deciso di adagiarsi comunque sugli allori, un po’ perché la versione Playstation 4 è comunque limitata dalla presenza di una versione Playstation VITA, ma anche per una questione di scadenze imposte dai piani alti di Bandai Namco. Con questo capitolo emerge più che mai l’esigenza del colosso giapponese di sfruttare fino al midollo le proprie IP puntando sul nome e non sulla qualità. Sia chiaro, Gundam Breaker 3 non è un pessimo gioco, ma il problema è che siamo davanti a un titolo che si presenta come il cosiddetto “more of the same” del suo prequel, leggermente perfezionato e rivisto in alcuni aspetti, tra le altre cose ripresi  di pari passo dal primo episodio e migliorate. Con questo episodio non si nota lo stacco netto avuto fra il primo Gundam Breaker e il secondo, ma rappresenta quasi una sorta di via di mezzo fra i due, gettando  delle solide basi in vista di un Gundam Breaker 4 sicuramente pensato solo per Playstation 4.

Costruisci e personalizza

La personalizzazione, la colonna portante della serie Gundam Breaker, torna anche questa volta con una bella chicca che farà la felicità di tutti i modellisti e di chi ha sempre cercato spunti più fantasiosi per rendere davvero unici i propri modelli. Per l’occasione gli sviluppatori hanno deciso di ritornare ai fasti del primo episodio, enfatizzando di nuovo la raccolta dei vari pezzi nel corso delle missioni, e non quindi come avvenuto nel secondo capitolo, dove una volta trovato il pezzo questo andava potenziato e non poteva essere riottenuto. Da un certo punto di vista quanto fatto dal team in Gundam Breaker 2 rendeva la progressione e l’ottenimento dei pezzi più rapido e meno frustrante, costringendo però il giocatore a impiegare tutte le proprie risorse monetarie ottenute nel gioco nello sviluppo dei vari livelli.

Ecco, qui si è deciso di ritornare praticamente al punto di partenza, tornano i doppioni dei pezzi, ma questa volta la loro funzione può avere diversi scopi grazie all’introduzione di un profondo sistema di crafting denominato Merge. Visto che discutere del merge nel dettaglio ci porterebbe a scrivere un paragrafo lunghissimo, la riassumeremo in breve rimandandovi direttamente alla nostra guida tradotta in italiano.

Adesso ogni pezzo è davvero unico nel suo genere e grazie al bottino generato proceduralmente vi sono numerosissime varianti dello stesso caratterizzate da ben cinque gradi di rarità: bianco, verde, azzurro, viola e dorato. Ognuno di questi pezzi vanta poi degli slot abilità il cui numero è sempre delineato dal grado di rarità. Spesso e volentieri i vari pezzi ottenuti sono ancora grezzi e vanno personalizzati, quindi attraverso il merge è possibile combinare più pezzi uguali o diversi per potenziarne le abilità già presenti, sostituirle oppure aggiungerne delle nuove. La parte più caotica del primo Gundam Breaker viene quindi riproposta in questo capitolo ma parzialmente rivista, trasformando la produzione in un action RPG vero e proprio dove sono le varie skill equipaggiate a fare davvero la differenza nelle lunghe missioni, rendendo la produzione più variegata nella costruzione delle build e meno lineare come invece accadeva nel prequel. Alle varie combinazioni classiche che comprendono testa, busto, braccia, gambe e backpack, fanno la loro trionfale entrata in scena le Builds Parts, degli accessori estetici o delle armi extra con cui decorare il proprio gunpla. Il limite di slot per le Builds Parts è sette, tuttavia alcuni di questi pezzi speciali posso occupare anche due spazi, ma in compenso offrono all’utente una fitta e profonda personalizzazione estetica del gunpla, sbloccando tra le altre cose anche delle “optional parts” extra da impiegare in battaglia come lanciamissili, spadoni o persino dei GN Drive per attivare la modalità Trans-Am. A rendere questi nuovi componenti molto graditi è la possibilità di poterli spostare a proprio piacimento sull’intero frame del Gunpla, e questo permette quindi ai giocatori di potersi sbizzarrire nei modi più disparati. Vista la nostra passione per questo storico brand abbiamo cercato di scrutare ogni possibilità offerta da questa ampia rosa di componenti, e il risultato finale è assolutamente soddisfacente e appagante. Le variabili estetiche in pratica sono numerosissime, forse persino infinite e non nascondiamo di aver speso metà del nostro tempo di gioco solo nell’hangar del setup.

Arrivano i Super Deformed

Fra le new entry di questo capitolo troviamo poi gli SD Gundam, una variante “Super Deformed” molto nota in Giappone, e caratterizzata da un design caricaturale, qui ritratti nelle loro versioni “Gaiden” e “Musha”. Questi non potranno essere controllati direttamente dal giocatore, ma potranno essere impiegati nel proprio team durante le missioni, e offriranno fino a tre tipi di supporti specifici, fra cui il potenziamento delle abilità EX, ricarica più veloce delle Burst Skill o persino un potenziamento al drop rate per ottenere pezzi di qualità migliore. Ci sono circa una decina di SD nel corso del gioco e una volta che avrete portato al massimo livello ognuno di loro otterrete delle Ex-Skill esclusive. Abbiamo sinceramente trovato un pò infelice la scelta di limitare la loro personalizzazione solo alla colorazione. La loro introduzione all’interno del gioco apre a degli scenari comunque molto promettenti per altri capitoli e non ci sorprenderebbe affatto ritrovarceli in Gundam Breaker 4 con un ruolo molto più espanso, e chissà magari anche giocabili e completamente personalizzabili.

Un leggero passo indietro invece è stato compiuto sull’organizzazione delle missioni, meno brillanti rispetto al secondo capitolo, che riusciva a proporre un prodotto diversificato con una serie di obbiettivi ben precisi da portare a termine. In Gundam Breaker 3 tutto ciò sparisce in favore di missioni strutturalmente tutte identiche, dove nel 90% dei casi bisogna distruggere una serie di monoliti sparsi per le mappe, oppure in altri casi abbiamo dei Deathmatch in cui due team si disputano la vittoria per poi arrivare al boss finale di turno. La varietà non è di casa questa volta, ma dobbiamo sicuramente lodare Bandai e il team di sviluppo per aver accolto, almeno parzialmente, le numerose richieste dei giocatori circa l’introduzione di una modalità PVP online. In realtà non è presente alcuna modalità multiplayer competitiva al di fuori della classica co-op a quattro giocatori, ma è stata aggiunta una deliziosa modalità chiamata Bounty Hunter nella quale vengono caricati giornalmente tutti i dati dei vari Gunpla costruiti dai giocatori sparsi nel mondo, con tanto di leaderboards a seguito. Il giocatore può selezionare da una lunga lista un massimo di tre diversi Gunpla da affrontare all’interno dell’arena, dando così vita a un vero e proprio PvP asincrono offline. Il bottino conseguito al termine dello scontro ovviamente si rifarà esattamente ai componenti utilizzati per i Gunpla selezionati, rendendo molto più semplice l’ottenimento di un pezzo specifico.

Il dilemma di Playstation VITA

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Versione PSvita

Gundam Breaker 3 è il primo capitolo a segnare il debutto della serie su Playstation 4, ma l’enorme successo di vendite riscontrato nelle due precedenti release ha permesso al team di portare, forse per l’ultima volta, il gioco anche su Playstation VITA, spingendo l’hardware della piccola ammiraglia Sony letteralmente al limite proprio come avvenuto con il porting di Resident Evil: Revelations 2. Su Playstation 4 il titolo sfoggia un motore grafico ereditato direttamente da Gundam Breaker 2, ma chiaramente ottimizzato al meglio per presentare un numero incredibile di particellari e tanti giochi di luce capaci di generare veri e propri fuochi d’artificio a schermo. In generale la resa qualitativa dell’immagine appare nitida e pulita con tanto di filtro anti-aliasing, tanto che in alcuni casi i Gunpla vi sembreranno davvero reali.

Su Playstation VITA invece ritroviamo un comparto grafico chiaramente ridimensionato, con texture meno definite, modelli poligonali semplificati, e l’effettistica ridotta al minimo indispensabile per non sfigurare troppo. A rendere forse più tediosa l’esperienza portatile, che resta comunque un passo avanti a quella per Playstation 4, è il framerate poco stabile del codice presente nei menù, nell’hangar, e più frequentemente durante la colorazione e le missioni in multiplayer. Il processore della piccola console in molti momenti gestisce con fatica gli elementi su schermo, impiegando a volte anche più di 10 secondi per renderizzare alcuni modelli già salvati nel proprio Hangar, rallentando di conseguenza anche i caricamenti fra un menù e l’altro.

Appare chiaro come PSvita sia ormai arrivata al suo limite, e coloro che hanno speso più di 100 ore su Gundam Breaker 2 faticheranno non poco ad abituarsi a questi “nuovi” standard dettati da Gundam Breaker 3.

Commento finale

Gundam Breaker 3 è un capitolo di transizione, chiude la trilogia gettando delle solide basi per il futuro della saga, ma i tempi ristretti di sviluppo e la presenza di una versione PSvita hanno costretto il team a sacrificare la varietà delle missioni offerta nel precedente episodio, cercando di deviare l’attenzione dei giocatori verso la personalizzazione, finalmente perfezionata a dovere, ma che siamo sicuri tornerà ancora a sorprenderci. Gundam Breaker 3 è in definitiva un buon gioco che miscela il meglio di Gundam Breaker 1 e Gundam Breaker 2, senza però osare fino in fondo.

La storia è sempre la stessa, se avete amato i primi due episodi oppure volete esplorare il mondo dei Gunpla questo è un gioco assolutamente consigliato. Sotto certi punti di vista quella sensazione di appagamento quando si costruisce il proprio modellino emerge con una certa preponderanza proprio in Gundam Breaker 3 grazie alle Builds Parts.

VOTO: 7,5 (PSvita)

VOTO: 8,0 (PS4)

🙂

-Si respirano le atmosfere di Gundam Builds Fighters-

-Personalizzazione perfezionata al meglio-

-Oltre 100 Gunpla-

-Il PvP asincrono è una scelta intelligente-

-Longevità stellare-

🙁

-Missioni lunghe e ripetitive-

-Gli SD potevano essere sfruttati meglio-

-il drop è stato migliorato, ma resta comunque caotico-

-Il framerate della versione PSvita non è sempre stabile-

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