Tokyo Mirage Session #FE: recensione!

Tokyo Mirage Session #FE. Ecco la nostra recensione sull’ambizioso cross-over fra Fire Emblem e Shin Megami Tensei

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  • Nome completo – Tokyo Mirage Session #FE
  • Piattaforme – Nintendo Wii U
  • Producer – Nintendo
  • Developer – ATLUS
  • Distribuzione – Digitale/Disco
  • Data di uscita  24 Giugno 2016

Negli ultimi tempi abbiamo notato che nell’industria dei videogiochi sta imperversando la moda dei  cross-over fra brand che hanno più o meno fatto la storia dei videogiochi, con risultati spesso interessanti, e altri invece molto meno. Dopo ben due episodi di Project Cross-Zone su Nintendo 3DS, è ancora una volta Nintendo a essere l’emissaria di un nuovo improbabile incontro fra due saghe davvero molto distanti per genere e tematiche, ovvero il Fire Emblem di Intelligent System e Shin Megami Tensei di Atlus.

La prima saga è considerata da molti la capostipite per eccellenza degli strategici RPG giapponesi, mentre la seconda una delle migliori saghe di JRPG nipponici attualmente in circolazione per profondità, storia, personaggi e soprattutto le ambientazioni che ricalcano spesso e volentieri il Giappone moderno. Annunciato inizialmente nel Gennaio 2013 come un progetto corale che avrebbe visto coinvolte entrambe le serie, questo è poi sparito nel nulla per due anni  ricomparendo a sorpresa durante un nuovo Nintendo Direct di Nintendo il 1 Aprile 2015, per poi debuttare alla fine dello stesso anno in Giappone. Qualcosa però era cambiato, a partire dal nome stesso del progetto, che abbandonava i titoli delle due serie per assumere una propria identità: Tokyo Mirage Session #FE. La cosa però molto più importante è che questo cross-over rappresenta anche una delle ultime esclusive di spicco di Nintendo Wii U prima dell’avvento del nuovo The Legends of Zelda il prossimo anno, quindi capirete anche voi quanta fiducia fosse riposta in un progetto dalla simile portata, soprattutto se consideriamo i trascorsi delle serie a cui il gioco si ispira, perché chiamarlo cross-over sinceramente ci sembra davvero troppo esagerato. Ecco la nostra recensione di Tokyo Mirage Session #FE!

Poco Fire Emblem, ma tanto Persona!

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Tokyo Mirage Session #FE non è proprio un cross-over totale fra la saga di Shin Megami Tensei e l’universo di Fire Emblem, è un titolo molto a se che riprende dalle due esclusivamente i personaggi e qualche easter egg, mentre tutto il resto, sembrerà strano a dirlo ma sembra la concreta evoluzione di Persona 4 in una sorta di Persona 4.5. Per quanto Shin Megami Tensei: Persona sia uno spin-off della serie principale, questo ne ha sempre preso le distanze in modo significativo per quanto concerne le meccaniche di gioco, l’approccio alla storia e il gameplay. Ecco, avete presente Persona 4 in tutta la sua essenza? Se vi aspettavate il cross-over nudo e crudo sappiate che Tokyo Mirage Session #FE vi spoglierà di ogni aspettativa sin dai primi minuti con la sua coloratissima sequenza d’apertura animata.

Se accenni di delusione potrebbero invadere il vostro animo sin da subito non potrà dirsi lo stesso una volta aver preso confidenza con il titolo, che proprio in pieno stile Persona riuscirà a catturarvi calandovi in un mondo fatto di cliché giapponesi, dove buona parte dello sviluppo è stata concentrata sulla realizzazione del Giappone tanto caro ai nerd. Mirage Session è un condensato sempre in procinto di esplodere che racchiude tutta l’essenza della cultura pop nipponica. Come tale si presenta incredibilmente colorato e tanto sopra le righe, in netto contrasto con le ben più cupe tematiche trattate da Shin Megami Tensei e ancor più lontane da Fire Emblem, di cui davvero troviamo esclusivamente qualche personaggio e qualcosina buttata li nei menù di gioco.

La storia è ambientata nella Tokyo dei giorni nostri, i principali protagonisti sono i tre amici Itsuki Aoi, Touma Akagi, e la generosa (in tutti i sensi) Tsubasa Oribe. La vera protagonista della storia inizialmente sarà proprio Tsubasa, la quale cinque anni prima aveva visto sua sorella e tutto il pubblico sparire nel nulla durante una delle sue esibizioni in concerto. Il trauma non ha fatto esitare la ragazza di cercare sempre sua sorella, tuttavia il destino le giocherà inizialmente un brutto scherzo, e cinque anni dopo durante un provino per seguire le sue orme e diventare anch’essa una Idol, delle misteriose creature note come Mirage si paleseranno sul palco replicando i medesimi accadimenti avvenuti in passato. Da qui si scoprirà che i Mirage sono in realtà delle creature provenienti dalla Idolosphere, un mondo parallelo a quello degli esseri umani, e che si nutrono proprio della loro Perfoma, l’energia vitale da cui vengono generati i talenti e le emozioni. Dopo il breve prologo la storia sposterà la propria attenzione verso l’anonimo Itsuki, l’unico personaggio che potremo controllare per l’intero gioco, e che proprio come i precedenti titoli della serie Persona non potrà mai essere sostituito nel party. Ora vi chiederete voi, ma tutte queste premesse e ancora non si parla di Fire Emblem? Ebbene i personaggi provenienti dalla serie di Fire Emblem saranno proprio i Mirage che potranno utilizzare i tre protagonisti una volta che saranno entrati in contatto con loro durante la prima ora di gioco. Il design accattivante dei Mirage a dirla tutta è solo vagamente ispirato ai personaggi di Fire Emblem, anche se alcuni potrebbero riconoscerli facilmente dai doppiatori storici giapponesi o dai nomi.

Questi sostanzialmente fanno le veci dei Persona presenti nella serie Atlus, e sono impostati in modo predefinito per ognuno dei personaggi del party. Ciò che differenzia i Mirage dei Persona è il fatto che questi per poter combattere devono obbligatoriamente fondersi con i propri Mirage Masters, creando quindi un guerriero dotato di abilità incredibili. La storia di Tokyo Mirage Session #FE è davvero difficile prenderla sul serio ma in pieno spirito Atlus la presenza di numerosi intrecci narrativi e storie secondarie creano un complesso copione abbastanza gradevole da seguire. I puristi sicuramente faticheranno inizialmente a godersi le follie messe in piedi da Atlus, poiché la casa giapponese ha sempre ritratto il mondo demoniaco e religioso con atmosfere horror, o quantomeno dark. Tokyo Mirage Session #FE predilige un mondo colorato, ogni personaggio brilla di positività e tutto ciò si lega perfettamente alle tematiche adottate, che ci permettono di osservare molto da vicino l’industria musicale giapponese.

Benvenuti a Tokyo

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Dove le dinamiche di Tokyo Mirage Session ripescano a piene mani  dalla serie Persona è soprattutto il gameplay, perfetta emulazione del terzo e quarto capitolo, e forse anche dell’imminente Persona 5. Come da tradizione infatti il gioco si divide in due segmenti ben precisi:

La prima parte vede il giocatore impegnato nelle attività sociali, anche se in questo caso tutte le dinamiche scolastiche e relativi Social Link lasciano il passo al mondo della musica. E’ così quindi che dopo il prologo iniziale verremo un passo alla volta introdotti nel mondo delle Idol giapponesi, con tutti i dietro le quinte del caso. In questo frangente al giocatore viene data la possibilità di coltivare le proprie relazioni con gli altri personaggi del gioco, ma questa meccanica rispetto ai comuni Social Link non  rientra nelle priorità di gioco, ma può comunque risultare utile per sbloccare nuovi potenti attacchi speciali, che qui possono essere… balli o canzoni. Come se non bastasse un po’ alla volta molti luoghi iconici di Tokyo potranno essere esplorati e anche qui si denota un grande lavoro di ricercatezza nella realizzazione degli ambienti urbani, tutti agghindati con poster, sale giochi e caffetterie a tema. Al paddone di Wii U, che per qualche strano motivo non supporta il gaming off-screen, viene invece affidato il compito di tenerci sempre telefonicamente in contatto con i vari NPC o membri del party. Questo oltre a essere una sorta di Messanger brandizzato Atlus funge anche da vero e proprio diario per seguire gli obbiettivi delle varie quest e a approfondire per l’appunto anche i rapporti con i personaggi. C’è da dire che questa feature si rivela molto funzionale e rapida, ma assume anche dei tratti inquietanti in alcuni momenti, questo perché i vari personaggi dialogano utilizzando il tipico linguaggio da SMS, con tanto di emoticon al seguito. Non facciamo a meno di negarlo quindi, certe volte alcuni messaggi vi prenderanno talmente tanto da farvi dimenticare che dall’altro lato del paddone c’è un semplice generatore di messaggistica.

La seconda fase del gioco ci vede invece impegnati nell’esplorazione dei dungeons situati nella Idolosphere, tutti più o meno belli articolati, caratterizzati da un level design che manipola la Tokyo reale per creare delle vere e proprie follie visive tutte da scoprire. Le produzioni Atlus non hanno mai brillato per level design, gli ultimi due Persona potevano contare su una serie infinita di corridoi tutti uguali fra loro, mentre invece questo Mirage Sessione vuole cercare di svecchiarsi un po’ proponendo una formula orientata al puzzle gaming con enigmi ambientali. Nulla di trascendentale ovviamente, i vecchi amati e odiati corridoi saranno ancora presenti, ma fortunatamente sembra definitivamente scampato il pericolo degli scontri casuali, adesso i nemici saranno sempre visibili e potranno essere anche attaccati per poi passare allo scontro vero e proprio.

E’ giunto adesso il momento di parlare della principale aspetto di Tokyo Mirage Session #FE che davvero ci ha divertito, pur non presentando chissà quali evoluzioni, il sistema di combattimento. Sostanzialmente il combat system è ripreso per filo e per segno da Persona 4, ma con qualche chiara variazione sul tema. Atlus ha voluto comunque enfatizzare i combattimenti aggiungendo un pizzico di sana spettacolarità per renderli ancora più scenici. Gli scontri sono a turni, e riprendono la classica formula ATB, al giocatore viene data la possibilità di utilizzare le Skill in possesso, di attaccare oppure di pianificare una strategia di attacco impostando i ruoli degli altri due membri del party. Ognuno dei personaggi è già orientato verso una specifica classe di combattimento che rispecchia i classici Curatori, Attaccanti e Difensori, tuttavia starà sempre al giocatore decidere come gestire l’apprendimento delle varie Skill attive o passive, che andranno comunque scelte saggiamente e sostituite a causa dei limitati slot disponibili. A rendere ulteriormente “frizzanti” gli scontri ci pensano le “Sessions”, una serie di combo che possono effettuare i vari personaggi quando uno di loro infligge un danno critico ai Mirage nemici, oppure degli attacchi speciali in cui i Mirage dei protagonisti scendono in campo. Ovviamente detta così il sistema di combattimento sembra davvero semplice, ma occhio perché ogni nemico ha una sua debolezza che andrà dovutamente scoperta sperimentando con tutte le mosse a disposizione dei personaggi, e non è detto che a volte diano i risultati sperati, e ciò obbliga sempre a costruire un team ben diversificato. Di contro invece è la necessità di avere Itsuki sempre nel party, le cui abilità di tipo elettrico possono spesso rivelarsi controproducenti, una storpiatura insomma da non prendere sottogamba.

Anche i Mirage dispongono a loro modo di un sistema evolutivo denominato Carnage e Unity, anche se molto diverso e forse più guidato rispetto alla serie Shin Megami Tensei. Raccogliendo i vari Performa dei nemici è possibile sintetizzare i propri Mirage per realizzare sempre nuove armi da cui attingere nuove abilità, ma questo di conseguenza sopprime quasi del tutto la gestione relativa alla creazioni dei nuovi Demoni che tanto piaceva ai fan della serie Shin Megami Tensei. Anche i Mirage stessi in realtà occupano poco spazio durante gli scontri, visto che nella maggior parte del tempo assumeranno sempre la forma delle armi utilizzate dai protagonisti, e questo per quanto ci riguarda mette una definitiva pietra tombale sull’idea iniziale del cross-over. Cioè, i Mirage sono pur sempre i corrispettivi dei protagonisti di Fire Emblem, perché metterli in secondo piano e renderli per di più anonimi?

Sicuramente adesso il vostro grande dilemma sarà il livello difficoltà. Tranquilli però, questa volta Atlus ha badato anche ai meno avvezzi al genere, proponendo i canonici tre livelli di difficoltà crescenti, per poi inserirne un quarto che si sblocca quando si accumuleranno più sconfitte consecutive, e pensato esclusivamente per coloro che vogliono godersi la storia senza badare troppo agli scontri. Giocando a Easy oppure Normal il titolo non si rivela mai davvero frustrante, ma spesso e volentieri sarà necessario un po’ di backtraking per ritornare in città e ripristinare gli MP o gli HP.

Sulla scia del successo!

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Dal punto di vista tecnico Tokyo Mirage Session #FE è abbastanza gradevole, pur non presentando una gigantesca conta poligonale spaccamascella Atlus ha comunque sapientemente sfruttato l’hardware di Wii U per realizzare un JRPG che si lascia assolutamente guardare. A controbilanciare infatti alcune lacune tecniche dettate dagli ovvi limiti della macchina come le animazioni un po’ legnose dei personaggi e gli scenari statici poco ricchi di vita, ci pensa senza dubbio la direzione artistica e le scelte stilistiche adottate per conferire alla produzione un tocco assolutamente unico e peculiare, a partire dalla presenza dei numerosissimi NPC a schermo ritratti come delle sagome colorate in movimento.

A impreziosirne l’offerta ci pensano poi le spettacolari sequenze animate in CGI realizzate questa volta dallo studio Madhouse, e qui viene scontato il richiamo ai recenti Fire Emblem Awakening e Fates. Chiudiamo infine sulla colonna sonora, vero fiore all’occhiello dell’intera produzione, ma allo stesso tempo anche oggetto di pesanti diatribe fra i fan. L’accompagnamento musicale è prettamente giapponese, si tratta di musica pop abbastanza tipica e di moda fra i giovani in Giappone, quindi sembra anche sensato e naturale che non venga vista di buon occhio da tutti in occidente, specialmente se questa è parte integrante della storia e il gameplay. L’ultima nota “tecnica” riguarda invece la localizzazione, che riporta esclusivamente i testi in lingua Inglese e le voci originali in giapponese. La combinazione a dirla tutta non stona ma come Atlus insegna, se vuoi giocare i loro titoli una minima conoscenza della lingua Inglese è necessaria.

Commento finale

Tokyo Mirage Session #FE è un JRPG atipico, ma che rappresenta anche l’evoluzione d’intermezzo delle serie Atlus in vista di Persona 5. Se speravate in un titolo dove gli universi di Fire Emblem e Shin Megami Tensei potessero convivere allora resterete delusi, tuttavia è una produzione che ha comunque le idee chiarissime quando si tratta di servirle sul piatto. E una volta assaggiato il piatto è davvero difficile non resistere alla tentazione di provarne ancora.  Atlus ci cala in un mondo fino a oggi inedito nei videogiochi, forse troppo sopra le righe, ma che ricalca perfettamente gli stilemi di un popolo caratterizzato da usi e costumi a cui davvero non si può fare a meno di restarne affascinati almeno una volta. Se amate il Giappone in tutte le sue sfaccettature e siete desiderosi di giocare un nuovo Persona in attesa del quinto capitolo allora fatevi avanti e prendetelo senza pensarci due volte per immergervi in un mondo che vi terrà impegnato per oltre 50 ore buone.

VOTO: 8.0

🙂

-Ottima direzione artistica-

-Setting e personaggi decisamente inusuali per il genere-

-Eredita e perfeziona quanto di buono fatto con la serie Persona-

-Una trama a tratti bizzarra, ma interessante-

🙁

-Fire Emblem non pervenuto-

-Il sistema Carnage per la gestione dei Mirage non regge il confronto con il passato-

-Tecnicamente mostra i propri limiti-

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