The Legend of Heroes – Trails of Cold Steel 2: Recensione

The Legend of Heroes – Trails of Cold Steel 2. Il secondo capitolo della trilogia di Falcom arriva in Europa. Ecco la nostra recensione!

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  • Nome completoThe Legend of Heroes: Trails of Cold Steel 2
  • Piattaforme – Playstation 3, Playstation VITA/Playstation TV
  • Producer – Nihon Falcom
  • Developer – Nihon Falcom
  • Distribuzione – Disco/Digitale/Cartuccia
  • Data di uscita – 11 Novembre 2016 ( Europa), 25 Settembre 2014 (Giappone)
  • Versione Testata – Playstation VITA

A circa 10 mesi di distanza dalla prima recensione torniamo sulle pagine di CartoonMag per continuare a discutere di una trilogia che in Giappone e in occidente ha saputo farsi apprezzare per la sua complessa e matura storia, ma anche per delle meccaniche ruolistiche per niente male. Stiamo parlando di The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel 2, secondo capitolo della trilogia spin-off dell’omonima saga ideata sempre da Nihon Falcom, che lo scorso 11 Novembre è approdato finalmente in Europa dopo due anni di lungo travaglio, e come già detto sopra, a quasi un anno esatto dall’arrivo in Europa del primo capitolo. Prima di passare alla recensione ne approfittiamo per ringraziare doverosamente NIS America per essersi presa a cuore la serie, un vero atto di responsabilità visto che comunque questo spin-off conta una cerchia di fan davvero molto ristretta. Noi dal nostro canto avevamo apprezzato il primo capitolo, forse molto datato dal punto di vista tecnico, ma con tante cose da dire sul versante gameplay e storia, che gettava profonde radici nel JRPG di genere, quello molto classico per intenderci.

Nella speranza che il terzo e ultimo capitolo della trilogia arrivi anche da noi (in Giappone uscirà il prossimo anno), oggi vi parliamo di The Legend of Heroes – Trails of Cold Steel 2. Ecco la nostra recensione!

Negli episodi precedenti di…

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Le vicende The Legend of Heroes – Trails of Cold Steel 2 iniziano esattamente un mese dopo il cliffhanger del primo capitolo. Il nostro protagonista Rean Schwarzer è disperso, i suoi compagni della Class VII si sono separati e nascosti per tutto il continente di Erebonia, mentre il conflitto fra l’Impero e la Nobile Alleanza ha ormai raggiunto una tensione altissima, con le due fazioni pronte a generare una guerra su vasta scala senza precedenti. Sullo sfondo di questo conflitto si erge con prepotenza una narrazione pacata, che proprio come il suo prequel approfondisce la mitologia del mondo, i suoi personaggi, le relazioni politiche e militari, e l’immancabile lotta disperata per l’eguaglianza dei ceti sociali. Tutti gli elementi cardini della produzione originale restano incolumi anche in questo sequel, e questa volta vengono anche impreziositi dalle new entry eccellente, brevemente assaporate solo nella parte finale del primo capitolo, ovvero i mecha. In Trails of Cold Steel 2 viene finalmente riservato il giusto spazio a Valimar, l’imponente Ashen Knight, una delle divinità descritte nei miti del regno di Erebonia, che nel precedente episodio si scopriva essere nascosta nelle profondità dell’accademia Thor. Dall’aspetto decisamente simile a un Super Robot, Valimar affiancherà Rean nella ricerca dei suoi vecchi compagni, rivelandosi anche una validissima risorsa sul campo per fronteggiare i temibili Soldats della Nobile Alleanza. Le influenze dall’animazione super robotica giapponese sono sicuramente quelle più palesi, sia per il design dei mecha che per le animazioni molto esuberanti delle varie tecniche.

Il Buon vino non invecchia

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Quanto al gioco in se invece, sembra essere tornato tutto al suo posto proprio come lo avevamo lasciato la prima volta. Ogni capitolo ci proporrà una serie di quest secondarie da terminare, nel mezzo dello svolgimento potremmo muoverci con il nostro party in uno degli hub dettati dalla storia, che nella maggior parte delle occasioni saranno città o forti militari. Le quest anche questa volta non brillano per varietà e si traducono come sempre in “fetch quest” banali come portare un determinato oggetto a tale NPC, oppure eliminare un certo numero di mostri in un ben preciso dungeon.

Anche il sistema di combattimento è sostanzialmente uguale, e non tradisce le buone impressioni avute con il primo episodio, ripresentandosi praticamente identico, ma con qualche nuova aggiunta. Gli scontri avvengono come sempre a turni con la possibilità di spostare i personaggi su una griglia invisibile prima o durante l’inizio. Ciò che differenzia e rende peculiare questa variante dell’ATB è la presenza dei Craft, abilità uniche che consumano punti CP e gli S-Breaks, tecniche speciali che si apprenderanno col progredire del gioco. Falcom ha comunque voluto rifinire la sua creatura introducendo la possibilità di potenziare gli slot Orb dell’Arcus con i Sepith, e potenziando di conseguenza anche le abilità attive o passive aggiunte in ognuno di essi. Si tratta di una rifinitura per niente male, e che almeno in termini di logica, rappresenta l’evoluzione degli Orb, perché come alcuni sicuramente ricorderanno, nel primo episodio gli slot andavano sbloccati spendendo i medesimi Sepith qui presenti per potenziarli. In sostanza, una scelta perfettamente sensata se la si vede nell’ottica di una continuità narrativa. Altra new entry è rappresentata dal sistema Overdrive, che permette di fermare il tempo durante gli scontri per garantire a due personaggi in Link di alternare i propri attacchi per una serie di turni, giocando quindi di vantaggio su certi nemici. L’Overdrive non funziona sempre, l’indicatore si ricaricherà con il tempo. E’ quindi consigliato gestirlo sempre attentamente.

Anche se il gioco permette di scegliere ben tre livelli di difficoltà all’inizio, durante le battaglie più ostiche con i boss, sarà possibile scalare la difficoltà degli stessi nel caso si verificassero dei game-over. Non si tratta di una vera novità assoluta per il genere, già in passato altri JRPG hanno ripreso questa caratteristica per cercare di favorire anche i neofiti del genere.

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Valimar!!!

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Come accennato nell’introduzione, grande protagonista di questo The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel 2 è anche il gigante meccanico Valimar, pilotato da Rean. Il robot in termini scenici si prende senza dubbio la sua fetta di presenza, rubando in non poche occasioni la scena a tutti i restanti membri del cast.

La prima volta a bordo del Valimar riporterà alla mente più di qualcuno il mai dimenticato Xenogears. Valimar potrà infatti essere utilizzato in battaglia quando si presenteranno soprattutto nemici di grosse dimensioni, come i già citati Soldats. In queste fasi di gioco avremo a nostra disposizione esclusivamente Valimar, mentre i restanti membri del party fungeranno da supporto e potranno attivare delle abilità specifiche, come per esempio il ripristino degli HP e CP. Le battaglie a bordo del robot sono chiaramente ispirate da quelle di Xenogears, sia per l’impostazione della telecamera che per il metodo d’approccio. Si potranno scegliere persino i vari arti del nemico da attaccare, elemento non presente invece nelle sezioni a piedi. Va detto però che le battaglie a bordo della divinità d’acciaio 0non contribuiscono a regalare la medesima strategia e quel senso di appagamento presente in quelle classiche, dimostrandosi piuttosto facili, e quasi a senso unico.

Un comparto tecnico dimenticabile

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Il primo The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel era un titolo tecnicamente molto arretrato, e con questo sequel la situazione non è che sia migliorata. Se su PSvita (base per il nostro test) il gioco si difende comunque bene, su Playstation 3 il titolo ne esce molto male se paragonato ad altri JRPG presenti sulla ex-ammiraglia di Sony. Per questo sequel poi gli sviluppatori si sono limitati a riciclare almeno un buon 90% degli asset originali del prequel, giusto rivisti per aderire al nuovo scenario della storia. Cambiano le situazioni ma non i vari dungeon, tutti più o meno identici a come li avevamo lasciati, ma con qualche variazione nella posizione degli scrigni, e la presenza di strade prima inaccessibili. Non lo nascondiamo quindi, la sensazione di ritrovarsi fra le mani una mega-espansione del primo episodio è molto palpabile.

Graficamente il gioco non brilla, gli scenari sono piatti e si traducono in corridoi senza grosse interazione, mentre i personaggi si presentano sufficientemente dettagliati. Anche per questo capitolo permangono i problemi di framerate nelle cutscene, questa volta ancora più evidenti quando entra in scena Valimar.

A mettere una grossa pezza alle lacune grafiche ci pensa una direzione artistica pregevole che ci cala in un mondo a metà tra il fantasy, lo steam-punk, e dei tratti estetici tipici dell’800 europeo. Sempre ottima la colonna sonora, che proprio come scritto per la recensione del primo episodio, alterna melodie molto armoniose e altre invece più drammatiche.

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Commento finale

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel 2 funziona, proprio come il precedente episodio, portando però con se anche i medesimi pregi e difetti. Pur riconfermandosi una storia prolissa, e che quindi si prende i suoi tempi per introdurci determinati personaggi o eventi, questa coinvolge ancora una volta il giocatore con i suoi studiatissimi colpi di scena. Le poche novità introdotte non perfezionano o migliorano nulla, aggiungono solamente qualcosina in più all’esperienza già offerta dal primo capitolo. Se siete fra coloro che hanno avuto il piacere di gustarsi il primo capitolo, allora vi consigliamo caldamente di procedere con l’acquisto di questo sequel, che pur avendo ormai qualche anno sulle spalle, si difende egregiamente dalla concorrenza dei JRPG più attuali grazie a delle meccaniche di gioco comunque ben collaudate.

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