Dopo cinque titoli ambientati nell’universo della saga di Yakuza ed un riuscito spin-off orrorifico a tema zombie, è finalmente tempo di conoscere gli eventi che hanno portato alcuni dei personaggi centrali della serie al loro posto nella scala gerarchica della mala nipponica. Giappone, Dicembre 1988. Protagonista delle vicenda, insieme a Goro Majima, è ancora una volta Kazuma Kiryu, membro di poco peso del clan dei Dojima: accusato di un omicidio che non ha commesso da ignoti, Kiryu è costretto a tentare di abbandonare la Yakuza per scagionarsi, ma soprattutto per evitare che ci vada di mezzo il suo mentore e padre adottivo che lo ha presentato alla famiglia mafiosa in questione. Nel mentre Goro, proprietario di un locale di successo nella distante Osaka, decide di accettare un contratto di assassinio pur di tornare alla sua posizione di rilievo precedente, ma le cose cambiano quando scopre che quella che dovrà assassinare è una ragazza non vedente e indifesa, le cui colpe sembrano non sussistere.
Sin da subito è chiara una cosa: come sempre nell’arco della lunga serie SEGA, ancora una volta il fulcro di questo “Yakuza 0” è la storia, sorretta da personaggi (e di conseguenza interpreti vocali) di livello e da una sceneggiatura coi fiocchi, a livelli davvero di eccellenza. La storia di mafia alla base dell’intero sviluppo della narrazione è interessantissima e ci presenta la città di Tokyo di fine anni Ottanta come una città sì viva ed abbagliata dai neon dei quartieri sempre in festa, ma anche sporca e violenta come nei migliori film asiatici che descrivono i fenomeni della malavita asiatica e la loro quotidianità (se ve lo siete persi, correte a recuperare il film adattamento del primo “Yakuza” firmato dal genio di Takashi Miike!). Soldi, potere e sangue la fanno da padrona sin dall’inizio insieme all’onore dei protagonisti, antieroi vecchio stampo e insieme violenti gentiluomini, caratterizzati e analizzati a trecentossessanta gradi da ogni punto di vista nelle oltre 30 ore di gioco necessarie a portare a termine la lunga e sempre appassionante storia principale. Senza contare missione secondarie e minigames vari, di cui parleremo tra poco.
Una delle novità maggiori nel gameplay, che sostanzialmente è recuperato di peso dai vecchi capitoli della serie, è quella di poter variare con un semplice tasto tra gli stili di combattimento disponibili per entrambi i protagonisti. Essi, sbloccabili proseguendo nella trama, sono tre per ciascun personaggio più uno stile definito leggendario sia per Kazuma che per Goro, ed è possibile effettuarne diversi upgrade attraverso il consueto albero delle skills spendendo il denaro accumulato nell’avventura, cosa assolutamente necessaria per non incorrere in boss fights lunghe e punitive verso chi dovesse scordare di fare il giusto upgrading. Tutti gli stili sono ben differenziati tra loro, permettendo dal più classico uso degli oggetto dello scenario come arma ad un utilizzo più rapido e sciolto delle schivate o una maggiore destrezza quasi circense del personaggio. Sui combattimenti, poi, non c’è nulla da dire se non che sono il cuore del gioco tanto quanto la storia, e di conseguenza realizzati in modo egregio e perfettamente resi dalle bellissime animazioni dei modelli. Anche il frame rate si attesta come fisso ai 60fps praticamente costanti, se non in occasioni di gioco davvero concitate. Oltre a tutto ciò, i giocatori si ritroveranno a gestire nella seconda metà del gioco anche i loro imperi finanziari, enormemente redditizzi e utili all’evolvere delle situazioni.
I lati negativi del titolo, invece, vanno a farsi notare soprattutto nel comparto tecnico. Abituati oramai alla release sempre molto tardiva per Europa e Nord America dei titoli della saga, questa volta siamo costretti ad affrontare su PlayStation 4 un titolo originariamente nato per la meno performante PlayStation 3, il cui porting è sì buono ma non eccezionale. Si fanno notare diverse texture in bassa definizione ed alcuni effetti particolarmente sgradevoli quali qualche compenetrazione di oggetti e personaggi su schermo, seppur molto limitati. Mentre interpretazioni e animazioni dei personaggi principali sono fantastici, si palesa una certa piattezza nei diversi NPC e nemici che costellano il gioco, sia nelle sezioni free-roaming sia in quelle più legate alla storia. Va sommato a questi difetti una certa mancanza di libertà nel free-roaming, unita al fatto che molto spesso numerosi NPC tenderanno a camminare contro di noi senza avere alcuna percezione della presenza e fisicità del nostro eroe virtuale. Difetti, questi, che seppur innegabili rimangono assolutamente marginali e non minano in alcun modo l’esperienza di gioco.
Come accennato in precedenza, a costellare le diverse zone liberamente (circa) esplorabili del gioco ci sono numerose attività secondarie da svolgere: non si parla solo di missioni secondarie, comunque presenti e abbastanza varie e divertenti, ma di vere e proprie attività di ogni natura che rendono il gioco ancora più longevo di quanto sembri. Tra queste spiccano sicuramente le corse di automobiline radiocomandate 4WD; non ci si limita però alla sola competizione sportiva e ricreativa, ma si deve puntare persino sul tuning del proprio bolide in miniatura per assicurarsi la vittoria nelle più disparate corse disponibili nel folle mondo di “Yakuza 0”. Non vi basta? Ecco il karaoke, la pista da ballo dove sfoggiare le vostre mosse (entrambi i momenti sono stati resi con dei riuscitissimi rhytm games musicali di diversa natura), diversi tipi di spettacoli diversi a cui assistere, partite a freccette e biliardo e, nostalgia canaglia, sale giochi dove giocare per intero ai vecchi titoli SEGA arcade quali “Space Harrier”, “Fantasy Zone”, “Hang-On” ed il mitico “OutRun”. Se il già alto monte di ore di gioco si alza esponenzialmente dedicandosi a questi passatempi, la longevità del titolo è assicurata anche dal fatto che moltissimi di questi ultimi sono persino giocabili da due giocatori per entusiasmanti sfide agonistiche videoludiche. Che dire di più?
Vi lascio al commento finale…
Yakuza 0, prequel dell’intera saga action targata SEGA divenuta uno dei simboli del brand PlayStation, è una eccellente avventura dalla enorme forza narrativa capace sia di approfondire ulteriormente personaggi amati da anni da molti, sia di introdurre l’intera epopea ai giocatori meno legati alla serie. Dalla difficoltà ben calibrata (a patto di un saggio upgrade delle proprie abilità) e dal comunque buon comparto tecnico, “Yakuza 0” ha la sua forza principale nella splendida sceneggiatura di Masayoshi Yokoyama, e scopre invece il proprio tallone d’Achille per la sola colpa di qualche texture bruttina e di un comparto grafico non proprio all’altezza: considerato il porting dalla PS3 nativa del titolo, fattori molto più che trascurabili, a nostro giudizio. Un veloce plauso, infine, va alla colonna sonora d’impatto e piuttosto varia. Un titolo assolutamente da giocare, insomma, specie se amanti dell’arcade o dell’action/adventure di livello in generale.
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