Bandai con i titoli su licenza ha un rapporto di tipo amore/odio. Spesso si investe il minimo per portare a casa la produzione, che di conseguenza arriva sul mercato con dei deficit non da poco.La licenza di Gundam è probabilmente una delle più spremute in assoluto da parte di Bandai, con uscite ormai quasi annuali di videogiochi per smartphone e console, e anche in questo frangente la qualità non è mai all’ordine del giorno.
Il passo falso più recente è stato probabilmente Gundam Extreme Vs. Force per PSvita, ma anche Gundam Breaker 3 in un certo senso è giunto sul mercato proponendosi come una produzione non all’altezza del suo prequel, rappezzata con una serie di DLC altrettanto costosi.
La sensazione che qualcosa non sia andato per il verso giusto con la licenza del Robottone bianco è palese, ma nell’ultimo periodo l’azienda giapponese sta cercando di redimersi proponendo finalmente qualcosa di accettabile, ma anche di intraprendere una comunicazione più attiva con i suoi futuri acquirenti (vedasi Gundam Versus).
Ma c’è un titolo in particolare che ci ha fatto finalmente risvegliare la nostra dimenticata passione videoludica per la space opera nata dalla mente di Tomino, e si tratta di SD Gundam G Generation Genesis.
A circa quattro anni di distanza dalla release dell’ultimo SD Gundam G Generation Overworld per PSP, Bandai ci riprova con un nuovo capitolo atto a celebrare il 30° Anniversario dei videogiochi di Gundam, ma anche ad omaggiare tutte le opere ambientate nell’Universal Century nate subito dopo la storica serie animata di Mobile Suit Gundam.
Mettetevi comodi, ecco la nostra recensione di SD Gundam G Generation Genesis!
Sd Gundam G Generation Genesis riprende la formula dei precedenti episodi proponendo l’essenza più pura e semplice dello strategico giapponese, con 35 diverse storie ambientate nell’Universal Century per un totale di circa 450 Mobile Suit e oltre 200 personaggi.
Diversamente dai Super Robot Wars, la saga di G Generations si è sempre differenziata per la sua estrema rigiocabilità e la gigantesca mole di contenuti da sbloccare. Fatta eccezione per alcuni capitoli passati, G Generations Genesis adotta esattamente questa filosofia, mettendo da parte una sceneggiatura originale in favore di un lungo e profondo recap di storie ambientate nei primi 100 anni dell’Universal Century.
Si parte da Mobile Suit Gundam e si finisce con Gundam Unicorn, ma nel mezzo troviamo altri scenari inediti, a loro volta adattamenti di side story come The Blue Destiny, il recente Missing Link, Cross-Dimensions, Stardust Memory e altri ancora. In totale abbiamo ben 18 scenari, al cui interno vi sono spesso un numero ben preciso di stage giocabili che vanno dai 2 ai 6.
Grazie alla localizzazione in lingua Inglese per il territorio asiatico abbiamo finalmente avuto la gioia di apprezzare ogni piccolo dettaglio della produzione, e ciò ci ha permesso inoltre di approfondire trame che per forza di cose erano confinate al solo Giappone.
Vi è inoltre un dettagliato compendio che include al suo interno una gigantesca mole di informazioni legate ai singoli piloti, ma anche approfondimenti dedicati ai Mobile Suit e le Navi da battaglia, tutti ben catalogati per le singole serie presenti nel gioco.
I fan storici di Gundam, e in particolar modo dell’Universal Century avranno tanto pane per i loro denti, poiché saranno necessarie almeno dalle 50 alle 100 ore di gioco per ripercorrere tutti gli avvenimenti storici della timeline. Di contro c’è però la totale assenza degli universi alternativi come Gundam 00, Gundam Wing, Gundam X o il recente Gundam Iron Blooded Orphans.
Come dicevamo sopra, l’avanzamento del gioco si compone di 18 scenari che possono essere giocati in qualsiasi ordine selezionando un livello di difficoltà crescente: Normal, Hard, Extra e Hell (sbloccabile solo dopo aver terminato il gioco)
Prima di parlare del gameplay però bisogna innanzitutto introdurre la parte più gestionale del gioco, che riguarda la preparazione di una propria flotta da combattimento. Tramite il menù Organization si potranno infatti gestire diversi aspetti legati ai piloti, creare dei propri avatar virtuali da far crescere e infine gestire i propri Team con relative navi da battaglia.
Ogni nave può contenere al suo interno un massimo di due Team composti da quattro MS ciascuno e infine un Master. I piloti potranno essere assegnati a qualunque tipo di MS, ma è giusto ribadire che parliamo di uno strategico con elementi da giochi di ruolo, quindi bisognerà tenere conto delle statistiche di ogni pilota e le relative abilità.
Per esempio piloti New Type come Char Aznable hanno una statistica aggiuntiva chiamata “Awaken” che gli permette di utilizzare le armi Psycommu di un Mobile Suit.
In altri casi, utilizzando un pilota normale con statistica “0” in Awaken questo avrà delle serie difficoltà nell’impiego di armi telepatiche, riducendo al minimo ogni percentuale di successo nell’attacco. Discorso analogo per i piloti specializzati in armi a distanza o ravvicinate. Scegliere il MS adatto da assegnarli renderà l’avanzamento di ogni stage meno frustrante, e anche divertente.
Quando un Pilota salirà di livello otterrà punti abilità da spendere, così da permettere al giocatore di costruire una propria specializzazione secondo le sue esigenze. In ogni caso sarà comunque possibile resettare i punti ottenuti per ridistribuirli.
Anche quando i Mobile Suit saliranno di livello si otterranno dei punti abilità, ma diversamente dai piloti essi possono essere riconvertiti oppure evoluti in qualche altro modello migliore una volta raggiunto il livello necessario.
Esempio: se il nostro Gundam Ez-8 ha raggiunto il livello 3 potremmo trasformarlo in un Gundam Ground Type, oppure se siamo in possesso di uno Zaku Cannon e un GM, è possibile fonderli per creare un nuovo MS inedito da acquistare nel negozio.
Per quanto riguarda invece la parte più “videogiocosa” del titolo, abbiamo a che fare con una struttura di gioco a griglie tanto cara al popolo giapponese, la medesima già vista all’opera nella serie Fire Emblem e Super Robot Wars. Non ci sprecheremo nel rammentare ogni singolo aspetto di un genere che, nel bene o nel male, tutti più o meno conoscono, ma è doveroso comunque esporre le principali fondamenta di questo genere.
Come altri prima di lui, SD Gundam G Generation propone arene di medie/grandi dimensioni composte da una griglia, con i Mobile Suit ad emulare quelli che a tutti gli effetti sono degli scacchi. Ogni unità, in base alle sue abilità, può muoversi in varie direzioni fino a tre volte per turno.
Diversamente però dai Super Robot Wars, da ormai diversi capitoli a questa parte anche in Genesis bisogna tenere contro delle taglie dei vari Mobile Suit, che possono occupare più caselle sulla griglia, e anche più spazi nell’hangar della nave.
Le unità più soggette alle dimensioni sono soprattutto i Mobile Armor come l’imponente e distruttivo Neo Zeong che può impegnare ben quattro slot dell’hangar di una nave (e diciamo che ne vale pure la pena…).
Ritornando al gameplay, ogni unità che si sposta sulla griglia può poi sferrare una serie di attacchi, i quali potranno essere utilizzati solo entro un certo raggio di griglie adiacenti, dove per forza di cose dovrà esserci l’unità avversaria da colpire.
Una volta entrato nel raggio d’azione del MS nemico sarà visibile in alto una percentuale che indicherà il successo o meno dell’attacco, e poi partiranno le animazioni dello scontro.
Se inoltre più unità saranno vicine nella medesima griglia d’azione, esse potranno supportarsi a vicenda contrattaccando in coppia oppure con del fuoco di copertura. Novità di questo capitolo è rappresentata poi dal fuoco di gruppo, un attacco speciale della nave che aumenterà il danno in base al numero di Mobile Suit nelle vicinanze che saranno selezionate come fuoco di supporto.
Come ogni altro RTS certe volte è più facile mettere in pratica che parlarne e Genesis non fa eccezione, rivelandosi uno strategico composto da una curva d’apprendimento davvero basilare costruito su delle meccaniche a loro modo molto leggere e divertenti.
Il vecchio “Break System” di Overworld con cui gli sviluppatori davano vita ai cross-over più disparati fra le varie serie lascia ora il passo all'”Historic Event”, che per forza di cose abbandona il miscuglio delle timeline per favorire invece la progressione in modo lineare dell’evento.
Completando però le sfide di ciascun stage, tre unità segrete provenienti da un periodo storico differente faranno la loro comparsa sulla mappa e potranno essere catturate abbattendo il leader identificato da una stellina di fianco al nome.
Sostanzialmente dimenticatevi dei lunghi e tediosi scenari con obiettivi segreti da scoprire, in Genesis la progressione di stage in stage avviene in modo assolutamente lineare. Una scelta che apre a due scuole di pensiero: da un lato l’intromissione esterna di altre serie mutava i vari stage aprendo a dinamiche interessanti ma li rendeva estremamente lunghi e snervanti, dall’altra ora l’avanzamento e il completamento dei singoli stage avviene in modo più spedito e meno frustrante.
In un certo senso però gli obiettivi segreti del Break System vengono ora ereditati dalle “Quest”, un sistema composto da circa 300 sfide che ricompenseranno il giocatore con piloti, navi e MS solo completando determinati stage seguendo delle regole ben precise.
A questo sistema interno di missioni si affianca il “Get System”, una sorta di barra esperienza visibile solo nei MS ospiti che portano avanti la trama di ogni stage. Queste unità, spesso pilotate dai protagonisti/antagonisti delle serie animate, possono essere solo sbloccate una volta riempita la barra “Get”, la quale accumulerà punteggio solo abbattendo più nemici possibili.
Non è un sistema che funziona sempre come dovrebbe, e in alcuni casi la barra accumulerà esperienza davvero lentamente, rendendo difatti impossibile acquisire soprattutto le navi da battaglia. Il livello dell’equipaggio è sempre basso e la percentuale di successo nel colpire i MS nemici è quindi altrettanto bassa. Considerando che il Get System lavora in coppia con le Quest, purtroppo aggiunge un pizzico di inutile frustrazione all’esperienza di gioco se la sia guarda nel complesso. Un gran peccato.
SD Gundam G Generation Genesis è un gioco talmente gigantesco che nella sua versione PSvita richiede la bellezza di ben due cartucce da gioco, una per installare 3,5 Gb di dati e l’altra invece per giocare come ogni altra cartuccia. Acquistando il titolo in digitale su PSvita sarà necessario scaricare ben 8 Gb, seguiti da una patch di circa 1 Gb che fa da banco ai numerosi DLC presenti sullo store.
Si tratta del gioco più grande di sempre mai approdato su una console portatile, ma non solo per via dei suoi numerosi contenuti, ma anche per la realizzazione tecnica che raggiunge nuovi standard per la saga, che abbraccia definitivamente animazioni in 3D fluide e caratterizzate ora da una telecamera ancora più dinamica negli scontri.
Le proporzioni dei modelli sono ovviamente in versione Super Deformed, ma si denota un certo rispetto nelle forme, meno grottesche e accattivanti.
Grandioso il comparto sonoro, che ripropone tutti i brani storici delle varie opere presenti nel gioco. Stesso discorso anche per i doppiatori giapponesi, che fatta eccezione per Cross-Dimension e qualche altro personaggio secondario, sono i medesimi che abbiamo già ascolto negli anime o nei videogiochi passati. Un lavoro assolutamente encomiabile.
vi lascio al commento finale…
SD Gundam G Generations Genesis è un lungo viaggio che ripercorre in maniera perfetta il principale ciclo di storie dell’Universal Century, e come i suoi precedenti capitoli, è forse il videogioco con il genere che meglio si adatta al contesto bellico della serie.
Genesis riprende il filone dei suoi predecessori presentandosi come un gigantesco compendio di storie e personaggi che hanno segnato l’animazione robotica giapponese, ma non si dimentica neanche di essere un buon videogioco strategico. Intuitivo nelle meccaniche, e appagante al punto giusto.
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