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Come novelli Don Chisciotte e Sancho Panza, ma con obiettivi probabilmente più pratici e concreti, la coppia Alessandro Raina – Lorenzo Urciullo si sofferma in quel del mio piccolo paese (Guagnano, provincia di Lecce), dove ad accoglierli c’è un gruppetto di gente desiderosa di osservare e ascoltare la nuova creatura dei due: Santiago.
È già serata inoltrata che la coppia sale sul palco per eseguire una sorta di rifacimento elettro-acustico di alcuni brani già scritti per i loro progetti principali (Amor Fou, Casador, Albanopower e Colapesce), più qualche bella e inaspettata cover. Sembra che vadano perfettamente d’accordo i due: prima appaiono felici di suonare e cantare insieme, poi “si rispettano” lasciandosi a vicenda degli spazi solisti. Il tutto tra The Puritans che scorre via liscia e cantabile, ma allo stesso tempo struggente; De Pedis che chiaramente non può che coinvolgere; La guerra fredda, calda e nostalgica come sempre; Sera senza fine, sussurrante. Queste solo per citarne qualcuna. E poi le cover: da Anima latina di Battisti a Niente più di Leo Ferrè (già nell’EP di debutto), passando per la bellissima Brother delle ormai scomparse Organ.
Un breve resoconto questo, perchè il clou della serata, per me, è proprio sul finire di quest’ultima: dopo una più o meno lunga ma divertente attesa (spumantino qua e là, mille e più palloncini nell’aria e il deliro più totale per festeggiare il primo evento del club Rubik appena aperto) mi metto in disparte con i due protagonisti, per una breve intervista.
Partiamo dalle origini: come vi siete incontrati?
Alessandro Raina: Io e Lorenzo ci conosciamo da circa sette anni, perchè lui organizzò un concerto dei Giardini di Mirò in Sicilia; successivamente mi mandò dei brani del suo gruppo Albanopower. Per cui ci siamo conosciuti virtualmente per anni, finché ci incontrammo fisicamente a Siracusa, in occasione di un mio concerto come solista. Da allora, circa quattro anni fa, ci siamo frequentati per lo più in Sicilia, dato che lui ha continuato a organizzarmi concerti; nel frattempo io ho approfondito la sua attività musicale mentre i suoi progetti crescevano di visibilità, infatti, credo che il progetto Colapesce (il suo primo in italiano) in qualche modo sia anche frutto di un nostro confronto sul fatto di fare musica cantata in italiano, confronto da cui lui ha probabilmente tratto degli stimoli legati al mio percorso con Amor Fou. Quindi c’è stato sempre un rapporto di grande dialogo e confronto rispetto al modo di vivere la musica, sia vivendo in due mondi geograficamente opposti, che avendo esperienze e attitudini diverse. Diciamo, dunque, che questo è il primo passo di una collaborazione concreta.
Dal trailer non è facile intuire qual è il significato di questo progetto e cosa cercate di raggiungere. Ti va di parlarne? E poi, cos’è che v’ispira?
A: Allora, per quanto riguarda il nome scelto, noi ci siamo ispirati a una serie di conseguenze: sicuramente il libro “Il vecchio e il mare” di Hemingway, che ha per protagonista un pescatore di nome Santiago, è uno dei libri cardine della nostra infanzia; poi è capitato che casualmente siamo finiti a cenare sotto una teca contenente degli oggetti che ricordavano un viaggio a Santiago de Compostela. Per questo, il nome Santiago è ritornato a farsi “sentire”, e con esso anche il suo significato, cioè una meta quasi impossibile da raggiungere. Tutto questo ci ha sempre affascinato; per cui, poiché non avevamo ancora condiviso l’esperienza dei concerti insieme, abbiamo deciso di buttarci in quest’avventura di un viaggio che parte dalla Sicilia per poi ritornarci, toccando nel corso di un mese quasi tutte le regioni italiane. È quindi una sorta di percorso ignoto, nel senso che la musica è sicuramente l’elemento in cui nuota tutto, ma è anche vero che questa è un’esperienza innanzitutto giustificata da un’amicizia e da una voglia di ritornare a una dimensione molto povera della musica, dal momento che entrambi suoniamo in dei gruppi che per fortuna hanno raggiunto un minimo livello di visibilità, per cui anche la dimensione dei locali in cui suoniamo e il fatto che suoniamo ogni giorno con un’attitudine molto sobria e rock’n’roll, è un segno di una voglia di fare un’esperienza a 360 gradi; quindi non solo musicale e turistica, ma anche con un’urgenza che abbiamo sempre coltivato e che ci dà anche modo di toccare con mano la realtà italiana attraverso i locali e le persone che vengono ai concerti. Questo è utile anche perché ci fa capire chi fa il tipo di musica che facciamo noi a chi si rivolge, visto e considerato che c’è tanto fermento su internet. Ma a volte è meglio anche vedere le persone dal vivo e capire quindi se tutto questo fermento corrisponde realmente a una passione. Non è sempre così, questo te lo dico spassionatamente, infatti molto spesso ci si ritrova a suonare in contesti dove la gente parla ed è molto distratta, mentre poi su internet dimostra il contrario ed è attentissima a tutto quello che fa un artista. In sintesi: quest’esperienza ci dà anche modo di capire per bene quello che stiamo facendo.
httpv://www.youtube.com/watch?v=dvrlOD1RnfY
Andiamo sul futuro: c’è qualche speranza che questo progetto arrivi a concretizzarsi in qualcosa di ancor più serio? Magari delle produzioni inedite o addirittura un vero e proprio album a nome Santiago.
Lorenzo Urciullo: Sì, in realtà ci stiamo già pensando: far uscire qualcosa prima del periodo estivo, magari un EP con dei brani inediti.
Benissimo; l’ultima domanda, quella forse un po’ più indiscreta. Qualche novità, se ce ne fossero, riguardo ai vostri singoli progetti?
L: Per quanto riguarda Colapesce, a breve inizieranno le registrazioni dell’LP con la produzione di Giacomo Fiorenza; in esso ci saranno dieci inediti e una cover. Poi, è da poco uscito il mega tributo agli Smashing Pumpkins, che si chiama Albanopumpkins: dentro ci sono ben cinquantaquattro musicisti della scena indipendente ed emergente italiana.
A: Io sono ancora nella seconda metà del tour con Amor Fou, che durerà circa fino alla fine della primavera; però stiamo già lavorando a un nuovo disco che auspicabilmente uscirà nel 2011, quindi abbastanza vicino al precedente. Poi, appunto, c’è quest’idea di scrivere dei brani a nome Santiago, progetto che diventerà il mio principale in ambito solista, visto anche che Casador è sempre stato vissuto in modo molto libero. Quindi, dato che abbiamo già tratto degli spunti su di esso, il progetto Santiago diventerà quello in prima linea per quanto riguarda la carriera parallela agli Amor Fou.
Bene ragazzi, abbiamo terminato. Grazie mille per la disponibilità!
A e L: Grazie a te!
Davide Ingrosso
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