Oramai nell’oceano sconfinato del ripescaggio c’è che costruisce la propria fortuna su revival inchiodati a stereotipi enciclopedici. Oggi vengono sbattuti in faccia quasi fosse una sorta di “invenzione dell’acqua calda”. Ispirarsi al suono dei sixties e dei seventies non fa notizia, è l’indubbio trend del momento, mai come oggi il saccheggio è stato così isterico e sfacciato.
Evitando fraintendimenti, non è reato appoggiarsi alle colonne di un passato glorioso e ricco di spunti, anzi… l’importante, credo, sia mantenere una certa identità, una singolarità e saper rileggere queste “sacre scritture” in chiave attuale.
“Eden” è in assoluto un disco gradevole, dove i richiami sono ben più che palpabili… scorre dalla prima alla decima traccia con facilità grazie a questo retrogusto estremamente sixties-prog di scuola tricolore senza che lo stesso saturi l’opera. Un album estremamente e analogicamente ricercato nei suoni dove affiorano ritmiche complesse e articolate (ottimo lavoro del batterista dei Midryasi) che sembrano degnamente estrapolate da “Sirio 2222” dei Balletto di Bronzo e sostengono con lucidità l’abbondante presenza di organo e le chitarre delicatamente vintage. Il tutto è condito da interessanti liriche ben congeniate e immediate anche grazie alla scelta dell’italiano.
In “Eden” c’è un po’ di tutto: dal progressive dei Focus, dei Jethro Tull in Danza nel fuoco agli umori della Florida di Southern, dove le strizzate d’occhio tra Allman e Skynyrd si fanno sentire abbondanti ma senza sottrarre originalità. L’album scorre velocemente e senza evidenti cali, anzi… in piu’ di un’occasione mostra i denti e il “tiro” come in Attraverso l’universo, un rock-prog-blues energico e intenso. Un binomio, questo, fra energia e rock-blues che riaffiora fra le righe di Snowblind, dove Santana e Hendrix si fondono per esaltare il penultimo tassello dell’album.
La formazione di Varese sembra divertirsi a giocare con atmosfere vagamente Zeppeliniane riviste e corrette in chiave più Atomic Rooster seguendo un sottile filo logico che funge da collante e rende il lavoro omogeneo e fluido; la cavalcata psycho-prog di Il primo giorno ne è la prova concreta.
“Eden” convince. Si fa voler bene senza l’evidente pretesa di voler essere a tutti i costi il capolavoro dell’anno. Effettivamente, lo si evince dal “com’è suonato”; gli Emmablu sono a loro agio, c’e’ passione e divertimento… senza trascurare una cura maniacale dei particolari. “Eden” non è certo tutto oro colato, a sprazzi si avvertono quei seppur minimi cali che, pero’, vengono adombrati da un numero elevato di particolarità e, se me lo concedete, da abbondanti timidi colpi di genio.
In barba a ogni logica commerciale, qui si suona con il cuore.
Cecco Agostinelli per Mag-Music
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