Mafia 3: recensione

Mafia 3. Un reduce dal Vietnam e una mafia da spodestare. Ecco la nostra recensione

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  • Nome completo – Mafia III
  • PiattaformePlaystation 4/Xbox One/PC
  • Producer – 2K Games
  • Developer – Crystal Dynamics
  • Distribuzione – Digitale/disco
  • Data di uscita – 11 Ottobre 2016
  • Versione testata – PS4

Sviluppato dagli ex-Illusion Softwork (adesso 2K Games) e uscito nel 2002 su PC, il primo Mafia è ancora oggi ricordato come uno dei videogiochi più ambiziosi e riusciti di quel periodo, grazie a una storia che seguiva sostanzialmente le origini della Mafia americana e il suo proliferare nell’immaginaria città di Lost Heaven, ambientata in un periodo storico altrettanto affascinante come gli anni ’30.

Da allora molte cose sono cambiate, lo stesso Mafia 2 non riuscì a reggere il confronto con il suo predecessore, ma il suo successo e popolarità portarono subito a generare rumors su rumors su un possibile terzo capitolo. Se non fosse stato per l’annuncio di Mafia 3 all’E3 dello scorso anno, probabilmente staremo ancora qui a parlarne e a ipotizzare, ma difficilmente saremmo riusciti a centrare davvero il bersaglio, perché il lavoro di Hangar 13 nelle sue tante ombre, muove una coraggiosa critica sociale al sistema in cui viviamo, e la scelta di ambientare il tutto nell’America di fine anni ’70 non poteva che essere più saggia di così. Ecco la nostra recensione di Mafia 3!

Benvenuti a New Bordeaux!

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Ambientato nella fittizia città di New Bordeaux (ispirata a New Orleans), Mafia 3 abbandona il punto di vista della tipica famiglia mafiosa italiana per spostare la sua attenzione verso quella di colore, e la scelta della location si può considerare semplicemente perfetta, poiché New Orleans è stata proprio il principale cuore della società nera d’america in quel periodo. Il protagonista è Lincoln Clay, un reduce della Guerra del Vietnam appena tornato a casa dalla sua famiglia adottiva, egli è il tipico bravo ragazzo costretto a vivere in una società dove le persone di colore sono vittime di abusi, ma una serie di eventi lo costringeranno a combattere il sistema, e la Mafia Italiana stessa.

Ciò che sorprende di questo Mafia 3 è l’approccio adottato da Hangar 13 per raccontarci la storia di Lincoln. I primi minuti di gioco sembreranno infatti spiazzanti, il giocatore sarà soprattutto lo spettatore di un vero e proprio mockumentary (falso documentario) in cui una serie di personaggi, filmati d’epoca (realizzati in engine, tanto per dire) ci ricostruiranno la storia di un uomo deciso a vendicarsi della Mafia italiana dopo essere stato tradito e privato della sua famiglia adottiva, in un mondo, gli anni ’60, dove il razzismo dei bianchi verso i neri era un fenomeno letteralmente dilagante, e di cui ancora oggi l’America si porta dietro dei segni indelebili.

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Il lavoro di Hangar 13 verso la narrazione di Mafia 3 è autoriale, ogni personaggio si muove su una scacchiera in attesa della sua mossa, ogni linea di dialogo rispecchia perfettamente il linguaggio di quel periodo, inclusi termini decisamente razzisti, con cui gli sviluppatori lasciano ben intendere il loro obiettivo. E proprio parlando del linguaggio, visto dall’esterno Mafia 3 potrebbe apparire per alcuni come un gioco razzista, gli sviluppatori potrebbero essere considerati tali, ma se ci si lancia a capofitto nell’esperienza capace di offrire la storia, schiacciando di colpo quello strato esterno di pregiudizi, si identifica subito la fazione per cui patteggia Hangar 13, e il giocatore viene altrettanto invogliato a tifare per essa. Mafia 3 è una lotta, non solo del protagonista, ma anche dei suoi stessi creatori, verso la discriminazione.

Conquistare una città non è mai stato così facile

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La struttura di Mafia 3 è quella di un classico gioco free-roaming “alla GTA“, anche se nei dovuti limiti, perché esattamente come il primo Mafia e in primis Mafia 2 il gioco è tendenzialmente una storia lineare tutta da seguire, frammentata da piccole attività secondarie che come in ogni altro titolo di questa categoria, devono essere portate a termine per sbloccare la “cutscene” successiva. Il problema di Mafia 3 è che presenta un sistema di missioni ormai fin troppo vecchio stampo e che dopo un paio di ore abbondanti diventa molto noioso. Possiamo infatti dividere il gioco in tre tronconi, ovvero un prologo e poi una prima e seconda parte. Il prologo è lineare, e almeno in termini di qualità rispetto a tutto il resto, resta probabilmente la parte più riuscita del pacchetto proprio perché non frammenta la narrazione, mentre le altre due parti si concentrano sulla ricerca di alleati per spodestare la famiglia dei Marcano, e poi la distruzione della stessa seguendo come da programma una vera e propria scalata al potere. Le attività secondarie e principali sono abbastanza simili fra loro, bisognerà infatti completare le varie richieste degli alleati(fra cui spicca anche il Vito Scaletta di Mafia 2) che comprendono nella stragrande maggioranza la conquista dei quartieri, suddivisa a sua volta in altrettante piccole quest secondarie in cui dovremmo distruggere i racket delle varie bande affiliate ai Marcano. Per tutto il gioco, fatta qualche rara eccezione andremo avanti e indietro per la città radendo al suolo racket, uccidendone i leader. Una volta conquistate queste attività illegali si dovrà decidere se affidare il loro controllo a Cassandra, Vito oppure Burke, i quali poi genereranno dei ricavi e servizi che il giocatore potrà utilizzare proseguendo l’avventura a New Bordeaux. Fra i vari favori a disposizione c’è la possibilità di corrompere la polizia, particolarmente utile se qualche “cittadino modello” la dovesse avvertire mentre è in atto una sparatoria in strada; poi abbiamo il fornitore di armi da cui acquistare potenziamenti e armi da fuoco; infine c’è la possibilità di farsi spedire una macchina al volo da Burke, anche se la scelta non è proprio vastissima. Se tutta la struttura delle missioni è tendenzialmente ripetitiva, è stato invece molto divertente il gameplay adottato da Hangar 13, che propone uno sparatutto in terza persona a tutti gli effetti, ma con la possibilità di affrontare le missioni giocando a testa alta e armi cariche, oppure scegliendo uno stile più silenzioso cercando di invadere i racket utilizzando le tecniche d’infiltrazione di Lincoln. E visto che Assassin’s Creed ormai ha fatto scuola, Lincoln potrà contare anche su un radar visivo simile all’Occhio dell’Aquila con cui localizzare oggetti e nemici sullo schermo. Gameplay e narrazione risultano la parte più riuscita di un pacchetto, minato purtroppo da missioni  tutte identiche fra loro, e un comparto tecnico letteralmente atroce di cui parleremo nel prossimo paragrafo.

Anche l’estetica conta

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In un 2016 dove i giocatori pretendono sempre di più dal genere open world, Hangar 13 rinnega il moderno per tornare troppo indietro. Dal punto di vista tecnico Mafia 3 è un mezzo disastro. New Bordeaux è solo l’ombra della New Bordeaux tanto decantata dagli sviluppatori. Le strade della città sono anonime, gli NPC si comportano come dei manichini che attendono solo il momento giusto per segnalare un crimine. A gettare benzina sul fuoco ci pensano dei gravissimi problemi tecnici dovuti al motore grafico, che presenta un sistema di illuminazione letteralmente impazzito, pop-up e pop-in improvvisi dei personaggi, texture che spariscono dallo scenario e una resa più in generale dell’effettistica davvero pessima considerando gli standard di un gioco open world attuale. E in tutto questo a pagarne è anche il framerate, nella maggior parte dei casi sempre al di sotto dello standard dei 30 fotogrammi al secondo. Altro fattore da tenere in conto è l’intelligenza artificiale poco reattiva dei nemici, capaci di incastrasi da soli negli scenari del gioco, a volte scomparendo persino nel nulla durante una sparatoria. Discorso diverso invece per le cutscene, curate in ogni minimo dettaglio, dando quasi l’impressione di un gioco completamente differente.

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Eccellente invece il comparto sonoro, che propone una colonna sonora composta da circa 80 diversi brani del periodo musicale degli anni ’60 e ’70, i quali, assieme a musiche del tutto originali, concedono al giocatore un gradito ritorno alle atmosfere del passato. Ottimo anche il doppiaggio italiano, che riprende ovviamente alcune voci note del panorama videoludico, ma questa volta ben adattate al contesto, e selezionate per i giusti personaggi.

Commento finale

Nei videogiochi una grande narrazione e una grande storia non possono essere sempre la sola carta vincente di un prodotto, soprattutto se il gioco in esame è un titolo open world come Mafia 3, che dovrebbe fare del suo punto forte anche altri elementi come il gameplay, la varietà delle missioni e un comparto tecnico almeno sufficiente. Purtroppo Hangar 13 ha proseguito le idee messe in gioco già dal suo predecessore, costruendo un “finto” open world dove le poche variabili nelle missioni danno vita a un titolo fin troppo ripetitivo, che avrebbe funzionato sicuramente meglio adottando una struttura “chiusa” come il primo Mafia. Se avete adorato la serie già in passato e volete chiudere col botto questa trilogia allora il nostro consiglio è di acquistarlo, ma se il vostro interesse è un clone di GTA ambientato negli anni ’60 allora vi consigliamo di cercare altro al momento.

VOTO: 7,0

🙂

-Storia e narrazione di primissimo livello-

-Gameplay a metà fra lo sparatutto e lo stealth-

-Colonna sonora eccellente-

🙁

-Non c’è varietà nelle missioni-

-Il comparto grafico e tecnico è disastroso-

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