Watch Dogs 2: Recensione

Watch Dogs 2. Diventare degli hacker provetti non è mai stato così facile. Ecco la nostra recensione

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  • Nome completo Watch Dogs 2
  • Piattaforme Playstation 4/Xbox One/PC
  • Producer – Ubisoft
  • Developer – Ubisoft Montreal
  • Distribuzione – Digitale/disco
  • Data di uscita – 15 Novembre 2016
  • Versione testata – PS4

Quando nel lontano 2012 Ubisoft presentò all’E3 il primo trailer di Watch Dogs le reazioni dei presenti e del pubblico da casa che seguivano la conferenza furono nella maggior parte di stupore e incredulità, ottenendo anche diversi consensi dalla critica per le stupefacenti qualità grafiche e un gameplay unico nel suo genere che prometteva di portare il genere dei giochi open world a livelli mai visti prima nel medium. Quando poi nel 2014 il gioco è arrivato effettivamente sul mercato molte di quelle promesse rivoluzionare furono mantenute solo a metà, mentre le grandi qualità grafiche del titolo si dovettero sottomettere alla natura cross-platform della produzione, che nonostante l’arrivo su PS4 e Xbox One, doveva fare comunque i conti con hardware più anziani quali PS3, Xbox 360 e Wii U (la peggiore fra tutte le versioni quanto a framerate).

Quello che a tutto tondo è considerato uno dei lanci più riusciti nella storia di Ubisoft, si è trasformato con il corso dei mesi in una vera e propria guerra sui social tra fan adirati e altri che accusavano la software house francese di pubblicità ingannevole con trailer ritoccati, e features assenti. Quello di Watch Dogs è stato uno dei tanti casi, dopo il tanto criticato finale di Mass Effect 3, dove l’utenza ha fatto sentire a gran voce il proprio dissenso e influenzando in qualche modo il corso degli eventi, perché quello di cui parleremo oggi è si un Watch Dogs 2, ma anche qualcosa di molto lontano da quanto visto nel suo prequel. Ritorna la sempre e attualissima tematica del controllo, la privacy e l’informazione, ma questa volta il team di Ubisoft Montreal manipola le carte in tavola viste nel primo episodio per darci una prospettiva completamente differente, che non sempre funziona, ma da una decisa e precisa personalità a questo neonato franchise.

Benvenuti nella Silicon Valley

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Abbandonato il setting di Chicago, Watch Dogs 2 ci porta nel magico mondo della Silicon Valley, una San Francisco alternativa dove ha preso piede, come in tutto il resto del globo, il ctOS 2.0 (central Operating System). L’avveniristico sistema di sorveglianza adesso è stato implementato in tutti gli oggetti tecnologici prodotti dalle aziende, le quali osservano come fosse il buco di una serratura, ogni azione delle persone per studiarne i gusti e le routine. Questa costante sorveglianza, che rompe di fatto ogni possibile privacy, ha permesso al sistema di attribuire anche degli indicatori che valutano la pericolosità o meno dei soggetti. Uno di questi è proprio Marcus Holloway, un ventiquattrenne molto ribelle etichettato dal ctOS come un criminale prima ancora di commettere effettivamente il crimine di cui è accusato. Egli decide così di ribellarsi entrando a far parte del DeadSec, una rete di hacker sparsa per il mondo che abbiamo già imparato a conoscere nel primo episodio, ma adesso reso una vera parte centrale in questa battaglia informatica per il controllo dell’informazione. Sin dalle prime battute Watch Dogs 2 vuole essere chiaro e diretto verso il giocatore di turno, la storia che ci apprestiamo a scoprire nelle sue quasi 20 ore di durata, ha delle atmosfere meno cupe e seriose rispetto al primo Watch Dogs; Marcus è un nerd che si ritrova a in un gruppo di altrettanti nerd che hanno il pallino fisso dell’hacking e sono disposti davvero a tutto pur di raggiungere il loro obiettivo. Se da un lato Ubisoft chiarisce da subito le idee di questo capitolo, rendendo l’elemento legato all’hacking davvero centrale nell’esperienza di gioco e nella narrazione, dall’altro a pagarne è una trama lenta e noiosa dove vediamo l’anonimo Marcus e il suo gruppo alle prese con truffe informatiche, furti di auto e spargimenti di virus nella fitta rete del ctOS.

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Se il protagonista non convince, un plauso va fatto però alla caratterizzazione dei comprimari, ben più interessati e supportati da un doppiaggio italiano davvero all’altezza. Abbiamo Wrench, il tipico personaggio sopra le righe fissato con gli apparecchi tecnologici che indossa sempre una maschera con occhi digitali che mutano in base al suo stato d’animo; Sitara, una ragazza ribelle che si occupa del lato più artistico realizzando graffiti e immagini accattivanti per il gruppo; e infine abbiamo il taciturno Josh, un ragazzo all’apparenza tranquillo ma molto solitario che passa tutto il suo tempo sul PC.

Trattandosi di personaggi molto giovani Ubisoft ha ben pensato di creare un mondo circostante altrettanto diretto a loro, e quindi saranno immancabili gli omaggi alla cultura popolare, gli easter egg sparsi in giro, e gli stessi dialoghi fuori di testa tipicamente nerd. Watch Dogs 2 è questo, un concentrato di omaggi e citazioni che attingono praticamente da tutto quello che si è visto negli ultimi 20 anni, ma quando si tratta di imbastire una sceneggiatura convincente, tutto viene improvvisamente meno. Inoltre la giovane età dei personaggi e del loro essere “cazzari” nei confronti del mondo esterno potrebbe non rivelarsi un traino per certi tipi di giocatori che cercano qualcosa di più profondo. Non che Aiden Pearce spiccasse per profondità, ma almeno aveva delle motivazioni che aiutavano più o meno tutti ad immedesimarsi nella storia.

Il mondo in tasca

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Quanto al gameplay vero e proprio, ancora una volta il gioco ci mette difronte alle stesse dinamiche che accomunano altri titoli di Ubisoft come Assassin’s Creed, o Far Cry, ma con un livello di difficoltà tarato verso l’alto.
Watch Dogs 2 è basato interamente sull’hacking ovvero sulla possibilità di manovrare gli strumenti elettronici che circondano il protagonista e in una città come San Francisco, gli approcci sono davvero numerosi e ben variegati.
Infatti le abilità del protagonista, che potranno essere potenziate accumulando follower compiendo azioni o terminando alcune missioni, daranno al giocatore davvero l’imbarazzo della scelta. Non a caso lo shooting in Watch Dogs 2 è pessimo, una scelta probabilmente voluta dagli sviluppatori per spingere i giocatori ad adottare approcci meno diretti e più cauti agendo in stealth e sfruttando il proprio smatphone.
Possiamo usare da remoto i veicoli per crearci passaggi o coprirci dai nemici, e o potenziare i nostri due droni, il jumper e il quadricottero, possiamo hackerare veicoli per mandarli dove vogliamo o seminare la polizia con una dose di nitro o semplicemente manomettendo semafori, o tombini. Volendo avere un approccio tattico più diretto ma sempre senza farsi notare le abilità che ci permettono di far esplodere, a quanto pare davvero tutto ciò che ci circonda, o di richiamare una banda di criminali per far pestare qualcuno come diversivo, risultano davvero utili e divertenti.
Inserire tutto questo in una storia convincente è tutt’altra cosa. Missioni secondarie divertenti, grazie anche alla partecipazione dei vari membri del DeadSec, ma più si prosegue in quella principale, più sembra che lo scopo del gioco sia fare il botto eliminando il ctOS, ma senza avanzare in pretese di chissà quale profondità narrativa.

A contornare il tutto ci saranno anche gli immancabili eventi secondari generati randomicamente dal gioco, oppure la possibilità di esplorare la città per affrontare piccole sfide o raccogliere collezionabili e follower in questo caso, che ci permetteranno poi di sbloccare le varie missioni principali o accessori estetici per Marcus.

Una San Francisco tutta da gustare

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Dal punto di vista tecnico Watch Dogs 2 è sicuramente molti passi avanti al suo prequel, pensato comunque per l’attuale e la vecchia generazione di console. La realizzazione di San Francisco e la cura maniacale riposta nella costruzione della patria dell’informatica lasciano davvero esterrefatti, mentre invece appare meno convincente tutto l’apparato cittadino, che si presenta effettivamente spento, proprio come il recente Mafia 3, anche se li la popolazione era l’ultimo dei problemi. Però il resto funziona, il gioco da davvero la sensazione di vivere nella Silicon Valley, brillante di giorno e con un Golden Gate Bridge a fare da sfondo che regala comunque degli scorci visivi per niente male.

Non bastano infatti le numerose attività a rendere vivo un mondo di gioco che purtroppo si muove a senso unico reagendo solo alle azioni di Marcus. A peggiorare la situazione ci pensa una scarna intelligenza artificiale, sia dentro che fuori dalle missioni. Nonostante i nemici a volte si cimentino in una costante routine dei movimenti, diventano facilmente aggirabili con o senza i trucchetti con lo smartphone. Immancabili come al solito i bug tipici in questo genere di open world, i quali vanno a colpire come al solito la fisica di gioco con personaggi, oggetti o auto che si incastrano nello scenario. Non abbiamo purtroppo avuto modo di approfondire la componente online, che permette di giocare missioni con gli altri o hackerare altri giocatori, il tutto mentre si esplora tranquillamente San Francisco. I problemi ai server di Ubisoft rendono al momento problematica la modalità online.

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Ottima invece la colonna sonora, che rispecchia alla meglio maniera la personalità del protagonista, tanto da risultare in più occasioni la spalla di Marcus. Si tratta di una colonna sonora composta per lo più da musica di tipo techno e pop.

Commento finale

Watch Dog 2 è quindi un concentrato di riferimenti, citazioni e omaggi alla cultura nerd. Ma non solo, dopo le polemiche soggiunte con il primo capitolo, Ubisoft aggiusta decisamente il tiro dando finalmente una precisa personalità a questa promettente saga. Se ne vale la pena? Assolutamente si, ma non aspettatevi di ritrovare purtroppo la rivoluzionaria promessa degli open world, ma qualcosa che ancora una volta mescola delle carte riprendendo alcuni tratti inevitabilmente derivati da altre produzioni con cui l’azienda francese sta popolando le sue recenti lineup. L’open world è un genere destinato a saturarsi, quindi di sente l’esigenza di dare una completa svecchiata a questa tipologia di giochi, che ormai tendono a somigliarsi fin troppo tra loro. Attendiamo con trepidazione e tanta curiosità di scoprire cosa ci riserverà a questo punto il prossimo Assassin’s Creed.

Recensione scritta in collaborazione con Gennaro Criscuolo.

 

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