Samurai Warriors – Spirit of Sanada: Recensione

Samurai Warriors – Spirit of Sanada è uno spin-off di cui avevamo bisogno? Ecco la nostra recensione!

  • Nome completo – Samurai Warriors: Spirit of Sanada
  • Piattaforme – PlayStation 4, PlayStation 3, PlayStation Vita
  • Producer – Koei Tecmo
  • Developer – Omega Force
  • Distribuzione – Digitale / Disco
  • Data di uscita – 26 maggio 2017
  • Genere – Musou
  • Versione testata – PS4

A poche settimane dalla recensione del più che discreto Dragon Quest Heroes II, eccoci di nuovo sulle pagine del sito per recensire un nuovo Musou, anche se dall’impostazione più classica. Koei Tecmo e Omega Force ci propongono Samurai Warriors: Spirit of Sanada, nuovo spin-off di Samurai Warriors 4 che ci riporta nel sempre affascinante periodo Sengoku per seguire da vicino le vicende del clan Sanada.

In senso provocatorio diremmo “anno nuovo, nuovo Musou”. E difatti di questo parliamo effettivamente, un nuovo Musou abbastanza tipico e negli standard di una Omega Force che quando non collabora con altri studi (Dragon Quest appunto) cerca d’adagiarsi su degli standard qualitativi discutibili. Ecco la nostra recensione di Samurai Warriors: Spirit of Sanada!

Uno spin-off di cui c’era bisogno?

In Giappone il genere dei Musou brilla di vita propria, ed è ormai abitudine da parte di Koei e Omega Force pubblicare versioni espanse o migliorate dei suoi giochi. Spirit of Sanada però si pone soprattutto come uno spin-off di Samurai Warriors 4 puntando i riflettori esclusivamente sulla storia del clan Sanada.

Parliamo di un Musou a mono-storia quindi, che si prende tutti i suoi tempi per raccontarci l’ascesa dei Sanada nell’epoca Sengoku. Un “racconto” generazionale che inizia con la new entry Masayuki Sanada per poi passare il testimone ai due figli ben più noti ai fan della serie, Nobuyuki e Yukimura. Cosa differenzia questo spin-off dai capitoli principali? Ben poco a dire il vero, ma ciò che ovviamente viene messo in risalto è la presenza di un roster di personaggi inediti legati a doppio filo con il destino dei Sanada.

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Tutte le nostre azioni nel gioco hanno lo scopo principe di portare alla vittoria il clan dei Sanada e conquistare le terre di Shinano, spesso vivendo in prima persona anche le scelte morali dei tre principali protagonisti.

L’idea di concentrarsi su un solo clan permette senza dubbio di approfondire certi personaggi, ma per forza di cose ne sacrifica altrettanti rendendoli più marginali. Chi ha sempre apprezzato il clan dei Sanada avrà pane per i suoi denti, chi invece trova più empatia con gli altri contendenti alla conquista del Giappone potrebbe non sentirsi sempre a suo agio. Le differenze più evidenti tra questo titolo e quelli principali risiedono principalmente in questo aspetto.

Alla conquista del Giappone

Innanzitutto il gioco inizia praticamente in medias res: i menù sono ridotti al minimo sindacale, e al primo avvio sarà richiesto al giocatore di selezionare il livello di difficoltà e tanti altri accorgimenti, che possono essere poi rivisti in seguito. Fatte le dovute introduzioni ci ritroveremo nel piccolo, ma potenzialmente fiorente villaggio dei Sanada.

Questo avrà la funziona principale di hub centrale, che con l’avanzare dell’ascesa al potere del clan crescerà a sua volta aggiungendo sempre più punti d’interesse. Al suo interno si potranno svolgere varie azioni, come il crafting delle armi, dialogare con gli NPC per ottenere punti Stratagemma (ne parleremo dopo) oppure migliorare il nostro rapporto con essi regalandogli oggetti, così magari da sbloccarli e renderli giocabili. Avanzando con la storia si sbloccherà poi anche un campo d’addestramento per potenziare le statistiche dei propri personaggi.

Queste “attività” collaterali cercano di dare corpo alla produzione, ma in non poco tempo si avvertirà una leggera monotonia nel ripetere queste azioni tra una sessione di battaglia e l’altra.

Situazione analoga per il gameplay vero e proprio, in tutto è per tutto un Musou allo stato brado con centinai di nemici su schermo da asfaltare con le proprie armi. Questa volta però vi è qualche interessante novità, come l’introduzione di un ciclo giorno/notte durante le battaglie che non solo mutano l’andamento della battaglia, ma mettono il giocatore anche in condizione di completare gli obiettivi entro un certo periodo di tempo.

A questa novità seguono poi gli Stratagemmi, interventi “consumabili” che possono favorire l’andazzo delle battaglia grazie al supporto di nuovi alleati, e ottenibili dialogando con certi NPC come fosse una seconda barra d’esperienza. Gli stratagemmi sono rappresentati da monete, e se ne possono accumulare fino a sei. Ovviamente è consigliabile centellinare il loro utilizzo in battaglia.

L’avvento del ciclo giorno/notte ha permesso inoltre a Omega Force di svecchiare la formula mutando le dinamiche dei combattimenti con incarichi particolari.

Tra questi vi sono anche delle improbabili fasi stealth armonizzate male nel contesto. Per spiegarci meglio: in queste missioni alcune guardie specifiche sono caratterizzate da un simbolo a forma d’occhio, entrando nel loro raggio d’azione scatterà l’allarme e di conseguenza la missione fallirà.

Fin qui tutto bene direte voi, il fatto è che si possono sostanzialmente massacrare tutti i nemici su schermo, ma l’importante è non finire nel raggio d’azione di queste guardie specifiche altrimenti sarà game-over. In poche parole si tratta di uno stealth anche solo lontanamente abbozzato, ma la sensazione è che sia stato implementato tanto per cercare di dare un po’ di sostanza al gameplay.

Un gameplay che purtroppo resta basilare come ogni altro Musou, facendo leva su un combat system ormai stagione, e non bene. Le dinamiche sono sempre le stesse, si alternano i tasti quadrato e triangolo per sferrare lunghe combo e sterminare orde di nemici, accompagnate dalle immancabili tecniche Musou e gli attacchi speciali denominati Hyper. Se amate il button mashing estremo la serie di Koei Tecmo si riconferma la scelta ideale.

Siamo sinceramente rimasti molto interdetti considerando l’ottimo lavoro che Omega Force ha svolto con Dragon Quest Heroes II, capace di bilanciare l’azione ignorante dei Musou con quella degli action-RPG. Spirit of Sanada non ci prova, o almeno, vorrebbe provarci, ma purtroppo finisce per essere uno dei tanti Musou che propone un modo di fare l’action ormai vecchio di generazioni.

Altra nota dolente da segnalare poi, è la totale assenza di qualsiasi componente multiplayer offline e online. Contrariamente al capitolo principale, Samurai Warriors: Spirit of Sanada è una lunga esperienza di gioco prettamente single player.

Il fascino dell’epoca Sengoku

Dal punto di vista tecnico il gioco supera appena la sufficienza. L’engine che muove i personaggi e da vita agli stage è ormai di una generazione fa. Si tratta del medesimo motore già visto all’opera anche nei Toukiden, e come tale presenta dei personaggi discretamente dettagliati e degli scenari blandi. Considerando la pochezza del comparto grafico ci saremmo aspettati una spinta in più sul framerate, che invece almeno sulla PS4 standard si attesta quasi sempre sui 30 fotogrammi (si, a vote scatta anche).

Buona come sempre la direzione artistica che attinge dall’epoca Sengoku aggiungendoci un pizzico di fantasy che non fa mai male. Discorso analogo anche per il comparto sonoro, sempre di discreto livello e con un doppiaggio in lingua originale altrettanto soddisfacente. Come ormai da prassi, la localizzazione dei testi è solo in lingua Inglese.

Vi lasciamo al commento finale…

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Commento finale

Detto nel gergo meno professionale possibile, Samurai Warriors: Spirit of Sanada non è “né carne né pesce”. Pur trattandosi di uno spin-off di Samurai Warriors 4, in realtà ne ricalca tutti gli aspetti eliminando la componente online per concentrarsi su un racconto più lineare.

Dato il tipo di prodotto consigliamo l’acquisto soprattutto ai fan dei Musou. Se proprio volete approcciavi al genere invece, vi consigliamo di partire direttamente da Samurai Warriors 4 o Samurai Warriors 4-II dato il roster e le storie più variegate.

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