The Town of Light: Recensione

The Town of Light ci mostra il vero orrore. Ecco la nostra recensione

  • Nome completo – The Town of Light
  • Piattaforme – PlayStation 4, Xbox One, PC
  • Producer – Wired Production/THQ Nordic/LKA
  • Developer – LKA
  • Distribuzione – Digitale / Disco
  • Data di uscita – 6 Giugno 2017 (PS4 e Xbox One), 26 Febbraio 2016 (PC)
  • Genere – Horror/Avventura grafica
  • Versione testata – PS4

Il primo avvio di The Town of Light è accompagnato da un messaggio d’avvertimento chiaro: ciò che si sta per affrontare è consigliato ad un pubblico adulto. La scelta di procedere è a vostro discapito, e noi siamo qui per dirvi oggi con la nostra recensione di non sottovalutare assolutamente quelle avvertenze perché potreste ritrovarvi per la prima volta ad essere seriamente nauseati da ciò che vedrete.

Non parliamo di splatter e violenza estrema, l’opera degli italianissimi LKA ci mostra una forma di orrore vera e attuale che come un cappio spinato stringe il collo del giocatore. Ma è giusto andare con ordine per discutere le origini di questa produzione, approdata già su PC l’anno scorso, e adesso in dirittura d’arrivo su PS4 e Xbox One.

Benvenuti nel manicomio di Volterra

The Town of Light è un vero racconto dell’orrore basato su avvenimenti reali che hanno visto al centro dell’attenzione molti manicomi di inizio ‘900. La storia è ambientata nell’ex-manicomio di Volterra chiuso nel 1978 dal Governo Italiano dopo l’emanazione della Legge Basaglia. Ciò che resta del manicomio è ora uno scheletro di mattoni al cui interno albergano gli echi di soprusi e violenze che torneranno a perseguitare Renée, una ex-paziente giunta sul posto per ricostruire il suo passato.

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Il gioco adotta una visuale in prima persona piuttosto standard. Non ci sono armi, o nemici da uccidere, il tutto si basa sulla risoluzioni di brevi e facili enigmi che ci spingeranno ad esplorare il manicomio nei suoi interni ed esterni. Parliamo di una vera avventura grafica punta e clicca, dove quei brevi momenti di gioco diventano uno strumento da parte degli sviluppatori per documentare la tragica storia di Renée attraverso l’uso di flashback, riflessioni o disturbanti sequenze animate.

Nel momento in cui si varcheranno le porte del manicomio quella inebriante luce che ricopre i boschi di Volterra sembra quasi non voler accompagnare la protagonista nelle mura dell’edificio. La monumentale realizzazione grazie ai rendering 3D adottati dal team ha permesso di ricreare per filo e per segno le lugubri e inquietanti stanze del Manicomio, perfezionate ulteriormente dagli spaventosi murales che adornano la maggior parte di esse.

Le storie vere nascondono grandi orrori

Pur non facendo leva su un vero gameplay, come dicevamo sopra The Town of Light riesce a sfruttare i pochi input a disposizione per raccontare una storia sempre ben dosata nel ritmo, che ci spingerà a seguire i vari indizi o per ricreare determinati ricordi della protagonista. Pur sembrando chiaro fin da subito che il gioco non proporrà dei nemici, le atmosfere e l’ottimo comparto sonoro tengono alto un livello di tensione e paura che non cala neanche durante le sequenze narrative.

L’assenza stessa del sangue viene abilmente sostituita dalle pratiche “macellaie” che la medicina del ‘900 imponeva sui pazienti mentalmente instabili. Il tutto viene mostrato sugli schemi con la piena coscienza che chi affronterà tutto ciò col pad alla mano sia una persona matura e capace di sopportare simili sequenze. Il punto è che neanche gli “adulti” a cui si rivolge il messaggio iniziale forse potrebbero sopportare lobotomie, elettroshock o addirittura degli stupri non poi tanto suggeriti.

Come se non bastasse il gioco nella sua poca durata di circa 3/4 ore offre anche un pizzico rigiocabilità grazie alla possibilità di compiere alcune scelte durante l’avventura che andranno a sbloccare uno dei due epiloghi, sequenze alternative, e infine la raccolta di alcuni collezionabili da approfondire nel diario della protagonista.

Analizzando tutti questi indizi e sbloccando anche entrambi i finali la storia di Renée sarà effettivamente ancora più chiara al giocatore/spettatore. Nel caso della versione console da noi recensita questa include l’aggiunta di nuovi puzzle e documenti che approfondiscono la storia. Aggiunte che i possessori della versione PC base potranno scaricare facendo l’upgrade gratuito.

Comparto tecnico

Per realizzare il gioco gli sviluppatori si sono affidati all’Unity Engine. Non si tratta del motore grafico migliore sulla piazza, e almeno su console si evidenziano alcuni pop-up e pop-in, e qualche leggero bug nei fondali che di tanto in tanto si presenta sullo schermo. Alcune texture non sono proprio il massimo se viste da vicino, ma nel complesso la realizzazione ci è parsa comunque convincente grazie ai rendering impiegati per ricreare digitalmente buona parte dell’intero manicomio.

Discreto anche il doppiaggio italiano della protagonista, anche se in alcuni momenti piuttosto drammatici sembra mostrare un po’ di staticità nel timbro vocale. Data l’italianità della storia invece, anche i testi e cartelli sono stati completamente localizzati in lingua nostrana.

Ma Town of Light si dimostra una grande esperienza audiovisiva soprattutto grazie alla colonna sonora composta da Davide Terreni sotto lo pseudonimo di Aseptic Void. Molti dei brani hanno dei toni emotivi, altri invece puntano a creare atmosfere più tetre e tese, spesso citando anche cult del passato come gli inquietantissimi sospiri presenti nel capolavoro cinematografico “Suspiria” di Dario Argento.

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Commento finale

The Town of Light è un videogioco, ma anche un vero documentario sulle attività che si svolgevano negli ex-manicomi nei primi anni del ‘900.

E’ un racconto splendidamente narrato, ma è anche una storia che non vuole censurarsi e quindi osa tanto, talmente da disturbare anche i giocatore più predisposti.

La presenza di un doppio finale e la raccolta dei documenti aggiunge almeno un punteggio in più alla rigiocabilità, sempre se vogliate tornarci per rivivere le angosce della protagonista ovviamente. Un piccolo gioiello che consigliamo soprattutto agli appassionati del genere horror/thriller e delle avventure grafiche.

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