Gli anni ’80 e ’90 sono stati un periodo florido di produzioni a tema super robot giapponesi. I franchise più popolari di quel periodo sono stati senza ombra di dubbio i Super Robot Wars di Banpresto e SD Gundam G Generations. Entrambe le saghe condividevano delle meccaniche molto simili, mutuate dal genere dei giochi di ruolo strategici.
Chi scrive il primo episodio di questa rubrica ha trascorso la propria infanzia sognando e divertendosi con i robottoni giapponesi, e oltre al ramo classico del trittico composto da Mazinger Z, Great Mazinger e Grendizer, sono praticamente da sempre anche un cultore di Getter Robot, il primo robot componibile della storia creato da Go Nagai e Ken Ishikawa nel lontano 1972.
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Mentre Gundam, Mazinger, Evangelion, Daitarn 3 e soci erano sempre protagonisti di avventure su larga scala con il franchise di Banpresto, l’enorme popolarità e la vasta scelta di mecha presenti nella lunga saga di Getter Robot, portarono nel 1999 allo sviluppo di un videogioco corale per PSX chiamato Getter Robo Daikessen! (The Big Battle).
Avevamo quindi personaggi provenienti da Getter Robot, Getter Robot G, Getter Robot Go, e la serie animata di Getter Robot Armageddon, quest’ultima uscita proprio l’anno prima in Giappone.
Poiché il gioco era in corso di sviluppo parallelamente alla serie di Armageddon, vi erano alcune differenze nel mecha design dello Shin Getter Robot e del Black Getter (qui ritratto come un Getter G modificato). Tra gli elementi originali vi erano inoltre nuovi Getter mai comparsi prima, come il Getter Robot Zan (una mascotte femminile) e l’imponente Getter Emperor comparso solo successivamente nei manga.
L’unica sostanziale differenza però stava nella natura completamente originale del racconto, che attingeva materiale da tutte le opere per creare una storia di stampo corale dove tutti gli eroi si riunivano per affrontare le loro nemesi storiche.
Al fan/giocatore era inoltre affidato il compito di lavorare con Ryoma e soci nei panni di un co-protagonista di cui si poteva deciderne nome e sesso. Questa scelta permetteva al giocatore di immedesimarsi maggiormente negli eventi, e come non citare poi la grande soddisfazione nel poter controllare uno dei Getter formando magari una propria squadra di piloti?
Poiché questa non vuole essere una recensione, ma un piccolo focus su questo classico di fine anni ’90, non mi dilungherò nello spulciare le meccaniche di gioco, ma ne parlerò nel modo più semplice e conciso possibile. Getter Robo Daikessen è figlio di un periodo storico nel quale il genere degli strategici abbondava, e come tale gli sviluppatori decisero di adottare molte delle meccaniche dei Super Robot Wars.
Vi è però una sostanziale differenza rispetto alla serie di Banpresto, che consiste nel livello di difficoltà, decisamente più alto del solito dove è richiesta tanta strategia nelle battaglie. Ogni pilota/mecha dispone di abilità passive che possono essere influenzate dal terreno in cui si muovono. Ogni robot dispone di due barre: Hit Points (HP) e Getter Energy (GE), questi ultimi rappresentano i punti necessari da spendere per utilizzare una mossa, e si ricaricano con l’avanzare dei turni. L’avanzamento dei vari stage richiede inevitabilmente una grande dose di pazienza e strategia, un minimo errore può costare un game-over fin dalle prime battute. Parliamo di un livello di difficoltà decisamente sopra la media per il genere, e per quel periodo.
Le sequenze di combattimento invece non adottano i classici sprite 2D, ma ricreano in 3D, e a dimensione naturale, tutti i robot e i mostri del gioco. Per quel periodo i risultati raggiunti in ambito grafico dal titolo erano piuttosto notevoli, considerando l’alto numero di personaggi e le animazioni da realizzare.
Non aggiungeva nulla di concreto ai fini dell’esperienza, era qualcosa di accessorio fatto per solluccherare i sogni degli appassionati, ma bisogna dire che in ambito prettamente tecnico metteva bene in mostra la potenza di PSX quando si parlava di poligoni.
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Getter Robo Daikessen! è un piccolo gioiellino degli anni ’90 che ancora oggi porta un posticino nel mio cuore da videogiocatore e appassionato. Non era un titolo perfetto, forse il suo livello di difficoltà metteva spesso in crisi il giocatore, ma era un prodotto che nel complesso vantava un lavoro espressamente tecnico davvero all’avanguardia che sfruttava in modo sapiente ed originale una licenza importantissima come quella di Getter Robot.
E’ un vero peccato che con gli anni il brand di Getter non abbia abbracciato più produzioni di questo calibro.
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