A circa 12 anni esatti dalla prima release su Playstation 2, SEGA porta su Playstation 4 (e anche PS3 in Giappone) il primo storico capitolo di Yakuza con un rifacimento grafico in alta definizione.
Non parliamo di un semplice porting, ma quasi di un vero e proprio remake che porta sull’attuale ammiraglia Sony il più vicino erede spirituale del leggendario Shenmue. Le gesta di Kazuma Kiryu, anche noto come il Drago di Dojima, si articolano su ben sei capitoli principali e due spin-off. Un personaggio nato ormai quasi tre generazioni fa, ma che negli anni si è guadagnato una grande fama soprattutto in patria grazie alle storie che l’hanno visto protagonista.
Con un taglio decisamente cinematografico, la saga di Yakuza ha portato nel mondo dei videogiochi uno spaccato della cultura nipponica, ma anche il suo lato più oscuro legato alla mafia giapponese. Se per alcuni la saga ha perso parte del suo smalto diventando sul lungo tempo estremamente commerciale, l’operazione di svecchiamento messa in moto da SEGA con questo remake riporta sul mercato probabilmente il capitolo migliore in assoluto. Una produzione monumentale in tutti i sensi che omaggia il grande cinema d’azione giapponese, e in particolare quello che porta la firma di Takashi Miike.
Questo particolare remake pur essendo il primo capitolo in termini numerici, può considerarsi una sorta di sequel di quel Yakuza 0 di cui vi abbiamo già parlato nei primi mesi di questo ricco 2017. Pur trattandosi quindi del medesimo gioco del 2005, gli sviluppatori hanno approfondito maggiormente la storia per creare un solido “ponte narrativo” tra questo e il suo prequel ambientato nella Tokyo di metà anni ’80. Già da questo si evince un certo impegno che esula dalla semplice manovra commerciale, che per quanto possa essere facilmente etichettabile come tale, nasconde però un notevole lavoro in termini di rivisitazione estetica e gameplay.
Kiryu è uno dei membri del clan Kazuma, ma è in procinto di creare una gang tutta sua. Poco prima della cerimonia d’investitura però, la sua amata Yumi verrà rapita da un boss mafioso. L’amico d’infanzia di Kiryu, Akira Nishiki tenta di salvare la ragazza, ma finirà anche per assassinare il rapitore. Giunto sul posto, Kiryu per coprire il suo amico deciderà di addossarsi la colpa di tutto, e sarà costretto a scontare una pena di 10 anni in prigione.
Una volta uscito di galera Kiryu tornerà di nuovo all’ovile, ma scoprirà che durante la sua assenza molte cose sono cambiate.
Per chi ha avuto la fortuna e il piacere di giocare la versione originale del titolo per PS2 resterà probabilmente sorpreso e parzialmente sbalordito dal primo impatto con questo Kiwami. Come detto in apertura non parliamo di una riedizione in HD, ma di un completo rifacimento degli asset originale utilizzando l’engine già adottato da Yakuza 5. Dimenticate quindi i poligoni un po’ spigolosi, questa volta avrete la possibilità di rivere il primo Yakuza con le tecnologie moderne.
Ma non parliamo solo di nuova grafica, anche il gameplay è stato parzialmente rivisto e riadattato seguendo i canoni moderni già abbracciati dalla serie. Le passeggiate fra le insegne luminose di Kamurocho regalano il medesimo feeling dell’originale, ma questa volta abbiamo più margine di controllo nel movimento della telecamera, contrariamente a quella fissa adottata dall’originale. Inoltre le fasi esplorative frammentate dalle risse di strada non vengono adesso sporcate dai caricamenti, ma avviene tutto in tempo reale.
Il gioco si articola attraverso vari capitoli, ciascuno composto da una serie di missioni principali e secondarie da completare. Per quanto possa sembrare un titolo con ampia libertà esplorativa, questa si rivela spesso ingannevole. Uno dei limiti principali di questo primo capitolo era proprio la poca libertà proposta rispetto ai successori, e per quanto vi sia adesso la presenza di qualche missione secondaria in più, parliamo comunque di un titolo dove la narrazione, i dialoghi e le cutscene finiscono per rubare una fetta consistente del gioco. Questo non è necessariamente un male, perché a sorreggere la produzione ci sono una serie di fattori molto importanti che consistono nella qualità della sceneggiatura, e il considerevole impegno profuso nel donare grande anima alle piccole attività collaterali in cui è possibile cimentarsi tra una scazzottata e l’altra.
Il punto forte di Yakuza sono sempre stati i suoi divertenti minigiochi, e possiamo confermare che anche in questo remake non mancano affatto all’appello. Probabilmente il più divertente in assoluto che ci sentiamo di citare è quello relativo alle corse delle auto telecomandate, che permettono di personalizzare la propria vettura grazie a varie parti intercambiabili da collezionare in giro per la città oppure da acquistare nell’apposito negozio.
Quanto al gameplay vero e proprio, le meccaniche base sono rimaste fedeli allo spirito originale della serie: i combattimenti avvengono a mani nude proprio come un picchiaduro a scorrimento, con la possibilità di interagire con lo scenario e utilizzare vari oggetti come armi. In secondo luogo vi è la possibilità alternare lo stile di combattimento di Kiryu che bilanciano velocità, difesa, e forza. Ogni scontro garantirà esperienza che potrà essere a sua volta investita in quattro diversi rami d’abilità che amplieranno il parco combo, oppure sbloccheranno nuove abilità passive per il personaggio.
Dal punto di vista tecnico gli sviluppatori hanno fatto un grande lavoro per rimodernare il vecchio comparto grafico puntando alla risoluzione di 1080p e un framerate solidamente ancorato a 60 fotogrammi al secondo. Per le cutscene si è invece puntati ai 30 fotogrammi, forse per dare un tono più cinematografico al tutto, un po’ opinabile.
Come sempre lodevole invece la direzione artistica, che grazie all’engine grafico permette di ricreare digitalmente le location rimarchevoli del noto quartiere di Tokyo. Anche se gli NPC in giro per le strade non brillano di chissà quanta vita, contribuiscono a calare il giocatore nelle atmosfere “sporche” e sempre animata del quartiere. Pur con qualche limite dovuto alla natura cross-gen di questo remake, l’engine continua a cavarsela piuttosto bene.
Da questo punto di vista siamo particolarmente curiosi di provare con mano Yakuza 6 e assaporare il nuovo Dragon Engine messo in piedi dagli sviluppatori per sfruttare l’hardware di Playstation 4.
Sottolineiamo, come ormai purtroppo tradizione in questo caso, che anche Yakuza Kiwami purtroppo giunge in Europa privo di una localizzazione italiana, con testi e voci esclusivamente in lingua inglese.
A circa 12 anni di distanza dalla release su Playstation 2, Yakuza Kiwami torna su Playstation 4 con un remake che ridà lustro al migliore capitolo della serie. I numerosi rimaneggiamenti svolti sul comparto grafico, e i piccoli ritocchi effettuati all’ecosistema di gioco ne fanno un remake imperdibile per i fan storici della saga, ma anche una grande esperienza ludica per chi aspettava finalmente il momento giusto per addentrasi nel duro mondo della mafia giapponese. Magari aggiungete anche l’ottimo Yakuza 0 alla lista prima di iniziare il vostro viaggio nella tormentata storia di Kazuma Kiryu.
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