Dopo collaborazioni di ogni sorta che hanno dato vita a prodotti come Dynasty Warriors: Gundam, One Piece: Pirate Warriors e la più recente parentesi con Berserk, Omega Force e Koei Tecmo tornano per così dire “all’ovile”.
Abbandonate le licenze di manga famosi e le collaborazioni con altri franchise, gli sviluppatori dell’ormai ventennale saga di Dynasty Warriors realizzano un nuovo cross-over atipico che riunisce questa volta gli eroi principali di tutte le produzioni pubblicate da Koei negli ultimi anni.
Abbiamo così l’impavido Ryu Hayabusa proveniente dalla saga di Ninja Gaiden, il samurai William che abbiamo recentemente conosciuto con il Nioh di Team Ninja, e altri volti noti provenienti dalle saghe di Dynasty Warriors, Toukiden, Atelier, e Dead or Alive.
Warriors All-Stars in questo senso evidenzia da subito una sceneggiatura davvero basilare neanche pretenziosa, il cui scopo è sostanzialmente quello di riunire gli eroi.
E’ così quindi che Tamaki, Shiki e Setsuna, tre fratelli eternamente in lotta per il controllo del trono dopo la morte dell’ultimo Re, aprono un portale per richiamare nel loro mondo i guerrieri provenienti da queste dimensioni alternative, innescando di conseguenza un conflitto di ancora più larghe vedute.
Basta quindi l’incipit per capire quanto sia banale e basilare la storia di questo titolo, che rappresenta solo un pretesto per dare la possibilità al giocatore di mietere Oni con l’affilata lama di Ryu.
Cosa che però risalta fin dalle prime battute è la latitanza di contenuti, da questo punto di vista il primo impatto con Warriors All-Stars non è dei migliori, e l’avanzare non aiuta certamente a scacciare strane idee sul suo sviluppo. Togliendoci il primo di una lunga serie di sassolini dalla scarpa diciamo che questo progetto trasuda molta svogliatezza in termini di sviluppo/investimento da parte di Koei.
Pur riprendendo le meccaniche tradizionali della serie Musou, manca praticamente tutto il contorno che altri cross-over di questo calibro hanno offerto. Persino il parco personaggi appare nettamente scarso, tanto da non raggiungere neanche la trentina. Un dato non da poco considerando i grossi numeri ai quali siamo stati abituati dalla serie, e anche dai Warriors Orochi, forse lo spin-off più affine a Warriors All-Stars.
Data l’assenza di qualsiasi modalità secondaria gli sviluppatori hanno puntato tutto sulla lunghissima campagna che vedrà il giocatore impegnato a spostarsi con la propria pedina sulla gigantesca mappa del gioco per completare missioni secondarie volte al farming dei materiali, le carte (di cui parleremo più avanti) e il reclutamento dei personaggi. Il reclutamento non è solo utile per ingigantire le fila del proprio party, ma anche per accedere a determinati tipi di finali.
L’avvio di ogni missione viene anticipato da una fase preparatoria nella quale dovremmo organizzare il nostro party formato da un massimo di cinque personaggi. In questo gioco è assente qualsiasi tipo di equipaggiamento, messo da parte per lasciare il posto alle Carte, che garantiranno abilità speciali ai personaggi, ne potenzieranno le caratteristiche di base, oppure in alcuni casi sbloccheranno anche una variante estetica. Tutta la parte più ruolistica sembra essersi quasi del tutto dissolta nel nulla, e questo è un gran peccato.
Per quanto riguarda la parte Musou il gioco riprende esattamente le meccaniche tradizionali dei Dynasty Warriors, calandoci quindi in gigantesche mappe divise in settori da conquistare eliminando ondate infinite di nemici alternando combo, mosse speciali e tecniche combinate con i propri compagni d’arme. Inoltre un gruppo di personaggi potrà aumentare la propria affinità giocando con constanza le missioni. Maggiore sarà la sintonia fra i membri del party, maggiore sarà l’esperienza accumulata per salire di livello, che garantirà inoltre l’accesso a contenuti bonus.
Quelli che abbiamo utilizzato di più durante il nostro test sono stati Ryu e William, indubbiamente quelli più affascinanti e carismatici, e dobbiamo dire che Omega Force ha fatto un bel lavoro di “transazione” riprendendo alcuni aspetti del gameplay presenti nei loro giochi.
Ryu è quello più veloce nello sfoderare combo e fendenti, mentre William riprende il suo elegante stile da samurai alternando le impugnature da combattimento, esattamente come avveniva in Nioh. Sono elementi che in cross-over di questa tipologia giocano un ruolo cruciale nel motivare i fan ad acquistare il prodotto. Se il compito quindi può dirsi riuscito, come dicevamo in qualche paragrafo sopra, l’assenza di contenuti e una componente ruolistica meno marcata (per non dire assente) rendono ancora più noioso l’infinito avanzare sui campi di battaglia.
Dal punto di vista tecnico gli standard di Omega Force non cambiano: gli scenari sono piatti, e anonimi, mentre invece i personaggi godono di una più che discreta modellazione. Questa volta però i toni sono stati alleggeriti grazie all’applicazione di un leggero filtro in cell-shading, forse per amalgamare meglio anche i personaggi provenienti dall’universo di Atelier.
Il parco nemici in alcuni casi attinge dalla mitologia dei vari universi di provenienza, ma presenta anche altra “carne da macello” originale proveniente dalle tre fazioni in guerra, per metà animali e umanoidi.
La povertà degli scenari influisce ovviamente sulla scorrevolezza del codice, sempre fluido e mai afflitto da problemi di framerate. Buona, ma non esaltante la colonna sonora, che pur presentando brani originali cerca di rifarsi in qualche modo a quelle normalmente ascoltabili nei giochi da cui provengono gli eroi. Il risultato non è eccezionale, ma quantomeno è godibile.
Come ormai tradizione, anche questo titolo non è stato localizzato in lingua italiana, presentando quindi i testi solo in lingua inglese.
Warriors All-Stars è un Musou come tanti altri prima di lui. Non innova, non prova a svecchiare nulla, e preferisce adagiarsi sacrificando quel poco che poteva aggiungere un minimo di godibilità in più al prodotto. Coloro che apprezzano i personaggi di questo cross-over probabilmente troveranno pane per i loro denti, dato che vengono estrapolati dal loro contesto e calati in un nuovo scenario “estraneo” senza essere traditi. Chi invece proprio non digerisce questo genere difficilmente troverà in Warriors All-Stars qualcosa capace di fargli cambiare idea, anzi.
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