Sphinx and The Cursed Mummy – Recensione (Switch)

Sphinx torna dopo 16 anni sul piccolo schermo portatile, ecco cosa ne pensiamo!

  • Nome completo: Sphinx and the cursed mummy
  • Piattaforme: Switch (remastered)
  • Producer: THQ
  • Developer: THQ Nordic
  • Distribuzione: Digital
  • Data d’uscita: 29 Gennaio 2019
  • Genere: Adventure – platform
  • Versione testata: Switch

Parliamo dell’anno 2003, quel 2003 magico che si ricorda ancora con nostalgia, lo stesso anno in cui la concezione di videogioco portatile veniva stravolta da un purtroppo pessimo Nokia N-gage, l’anno in cui Squaresoft si fonde ad Enix istituendo l’odierna Square Enix; lo stesso anno di Pokémon R/Z e The Legend of Zelda: the Wind Waker; fatto di sogni, speranze e grandi aspettative tra tutti i giocatori, dove il gioco veniva ancora inteso come mezzo di intrattenimento e non opera cinematografica e noi nostalgici passavamo le ore davanti quegli schermi a 4:3 alla ricerca dell’ennesima gemma da raccogliere in quel “quadro” sempre più complesso del precedente.

E’ in quell’anno che risiede questa piccola perla..

Sphinx and the cursed mummy, nato dalle menti della vecchia schiera THQ  fu considerato unico nel suo genere per la sua particolarità e dinamicità, se pur non riscosse un successo enorme trovò posto nel cuore dei videogiocatori più accaniti.

I Plot e i modus operandi del 2003

Il gioco ha una trama da subito definita, semplice e diretta, non si spreca a descrizioni approfondite e twist imprevedibili: Impersoneremo 2 personaggi differenti nel corso di tutta l’avventura: Sphinx e la mummia Toutankhamon con gameplay totalmente differenti tra loro; mentre il primo si presta ad un gameplay Action Based tipico delle produzioni di quella generazione videoludica, verosimilmente somigliando ad un Rachet And Clank; Il secondo si muove su delle basi platform degne di un super mario 64 con aggiunta di componenti Stealth e puzzle ambientali che ricordano uno dei primi Tomb Raider.



La trama semplicistica lascia spazio al Gameplay, vera e unica perla di questa produzione; un esplosione di dinamicità che parte dal semplice saltare e muoversi negli ambienti di gioco fino a raggiungere il ragionamento complesso per la risoluzione di enigmi, l’affinamento delle nostre skills per superare le varie prove a tempo opzionali, il farm di risorse, e l’esplorazione compulsiva; la componente action nel gioco risulta quasi marginale e di contorno, il sistema di combattimento rimane semplice, e distante dallo standard a cui oggi siamo abituati, ma dopotutto… erano altri tempi.

Sphinx and The Cursed Mummy é l’essenza stessa del 2003 videoludico.

Personaggi muti…

Se pure il core del gioco sia il gameplay variegato che alterna Puzzle ambientali, combattimento e platform si sente la mancanza del doppiaggio, quest’ultimo avrebbe fatto spiccare in qualche modo la caratterizzazione dei personaggi che purtroppo non riescono ad esprimersi nelle poche linee di dialogo a loro dedicate; tuttavia a salvare in calcio d’angolo il character design c’è un ottimo lavoro di animazioni, che riesce, anche se in minima parte, a dare forma a tutto il contesto e i personaggi giocabili.

Una degna esperienza portatile

Sphinx and The Cursed Mummy si presta senza alcuna fatica ad un esperienza “mordi e fuggi” lasciandosi giocare in maniera ottimale in ogni frangente della giornata e situazione; la sua semplicità nella storia e l’intrattenimento che riesce a restituire fanno da padroni sia in viaggio, che nel cuore della notte, donando al titolo la qualità di ottimo intrattenimento: semplice, divertente e rilassato.



La conversione del gioco è basata sulla già validissima versione PC pubblicata nel 2017; non presenta sbavature e rilascia una piacevole sensazione retrò, mantenendo alti gli standard di una conversione ben riuscita, non presentando alcuna incongruenza sia sul piano tecnico che sul piano estetico; l’ottimizzazione con l’impianto Hardware Tegra è tale da rendere il gioco fruibile a 60 fps senza alcun calo in ogni condizione, sia docked che portatile; inoltre conserva dalla versione gemella PC le impostazioni grafiche modificabili, che se pur scarne ci vengono incontro diminuendo drasticamente il consumo della già purtroppo risicata batteria.

Commento Finale

Non è facile parlare di questo prodotto ad un giocatore che ha 15 anni meno di te; risulta arduo parlare di quanto le cose fossero diverse un tempo nella scena videoludica e di come la concezione di fare un videogioco sia cambiata; tuttavia l’esperienza riuscirebbe a divertire chiunque, sia chi mastica videogiochi dalla buon vecchia PSX a chi nasce e cresce videoludicamente con Fortnite.

Il gioco viene proposto con un ottimo compromesso qualità-prezzo, 20€ sono il prezzo giusto per regalarvi una decina di ore di puro divertimento in salsa retrò, ricchi di posti da esplorare ed enigmi ambientali da risolvere (come si faceva una volta *Twinkle-Twinkle*)

 

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