“Sing Along to Songs You Don’t Know” segna il brillante ritorno sulla scena discografica degli islandesi Mùm e delle loro istintive atmosfere pop-elettroniche. Il gruppo (formatosi a Reykjavik nel 1997 da Gunnar Örn Tynes, Örvar Þóreyjarson Smárason e le sorelle Krìstin-Anna e Gyda Valtysdòttir) ha subito diversi cambi di formazione fino a diventare un collettivo di musicisti diretto dai due fondatori Gunnar Örn Tynes e Örvar Þóreyjarson Smárason. L’album è stato registrato in diverse località tra cui l’Estonia, la Finlandia e New York; anche se buona parte di esso ha origine nella capanna in campagna di Gunnar.
La ballata naif If I Were a Fish introduce il leitmotiv dell’acqua (e della luce) che echeggia attraverso liriche sobrie, talvolta simili a folkloristiche cantilene (come in Hullaballabalú e Kay-ray-ku-ku-ko-kex, canzone sul significato della lingua e sulle sue sfumature) le quali s’incastrano accuratamente all’interno di un insolito e variegato “meccanismo” sonoro più pacato rispetto le precedenti produzioni. Il disco è un raffinato elisir di pop onirico che si abbandona volentieri a digressioni eccentriche come in The Smell Of Today Is Sweet Like Breastmilk In The Wind. Il “Panta rei” imperante di A River Don’t Stop To Breathe e l’eterea ninnananna Ladies Of The New Century esaltano il piglio ottimista (nonostante la difficile crisi economica e politica islandese) che si cela aldilà di un immaginario collettivo dai toni squisitamente fiabeschi.
Un’aperta ode alla speranza affinchè sconfigga la paura.
Miria Colasante per Mag-Music
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