Cosa deve fare una band per continuare la sua carriera musicale senza alti e bassi? Deve migliorare, migliorare sempre. E i Reverend Backflash, dalla prima volta che li ho ascoltati live a febbraio, sono migliorati tanto. Nella serata del 30 settembre, hanno monopolizzato il Tetris di Trieste, facendolo riempire di gente che probabilmente lì aveva già visti su quel palco mesi prima (e immagino ne sia stata compita), ma anche di curiosi e habitués del locale.
Il concerto inizia che ero ancora fuori a bermi una birretta, mi catapulto sotto il palco con la velocità di Bolt e già dal primo pezzo, Who’s the Man?!, realizzo che la serata sarà incentrata sulla promozione del nuovissimo album, uscito da pochi giorni. Penso: “Quell’album è bello, quindi sarà un bel concerto“. E infatti: i R.B. snocciolano uno ad uno quasi tutti i brani del loro ultimo lavoro, passando da Say Hello a Touched by the Underground, da D.Y.R.W.K. (cantata dal chitarrista Captain Stevo) a Another Part of Town. Tra un pezzo e l’altro, il cantante Jack Nasty scambia due parole con i presenti che, con applausi e rutti, sembrano apprezzare la scaletta proposta dal quartetto viennese. Scaletta che include anche un nuovo brano non ancora registrato, una vera e propria chicca suonata live solamente una volta, nonché una cover ben riuscita di I Believe in Miracles dei Ramones, che trova terreno fertile e fa vincere ai R.B. una vagonata di applausi. Non possono mancare i due singoli della loro ancora breve carriera musica, Dead to the World e It’s Hard to Put A Thumb On It, proposti come gran finale.
Rispetto a tempo fa, il loro rock’n’roll si è perfezionato: i riff e gli assoli di chitarra sono più definiti e potenti, le note gravi del basso si fanno sentire di più e la batteria è sempre più precisa e puntuale. Anche la voce è fortemente migliorata e si presenta più studiata e pulita, senza grosse sbavature. Si nota quindi una maturità artistica che pian piano prende una sua forma definita e nella quale i nostri giovani si trovano benissimo, come pure i loro fan.
Grazie al loro onesto rock’n’roll, alla grinta che sprigionano sul palco e all’atmosfera che sanno creare coinvolgendo il pubblico, posso dire che i Reverend Backflash hanno una lunga strada davanti e la possibilità di farsi conoscere come una di quelle band che, nonostante il genere musicale non nuovissimo, sanno comunque suonare dannatamente bene.
– English version –
What’s a band to do to continue its music career with no ups and downs? It has to keep getting better and better. Since the first time I listened to them live in February, Reverend Backflash have really gotten much better. On the night of September 30th they monopolized the Tetris club in Trieste, attracting people who had probably already seen them on that stage months before (and were impressed), but also bystanders and regular customers.
When the concert starts I’m still outside drinking a beer, so I rush in front of the stage as fast as Bolt. The first song is Who’s the Man?!, and I realize tonight is going to be all about promoting their brand new album. I think: “That’s a great album, so it’s going to be a great gig”. And so it is: R.B. reel off almost all the tracks from their last work, one after another, from Say Hello to Touched by the Underground, from D.Y.R.W.K. (sung by guitarist Captain Stevo) to Another Part of Town. Inbetween songs, singer Jack Nasty has little talks with the audience, which seems to be enjoying the setlist and approves by applauding and burping. The setlist also includes a new song which hasn’t been recorded yet, a rarity which has been played live only once, as well as a cover of I Believe in Miracles by The Ramones, earning them a storm of applause. The only two singles of their, as of now, short music career, Dead to the World and It’s Hard to Put A Thumb On It, are proposed as a grand finale.
Since some time ago their rock’n’roll has improved: guitar riffs and solos are more defined and powerful, low bass notes can be heard more and drums are increasingly precise and punctual. The voice has strongly improved too, cleaner and more prepared, with no major flaws. R.B. have shown an artistic maturity that’s slowly getting more defined and with which they, as well as their fans, seem pretty at ease.
Thanks to their honest rock’n’roll, to the guts they show on stage and to the atmosphere they create involving the audience, I can say that Reverend Backflash’s future looks really promising and that they have the chance to make themselves known as one of the bands that, in spite of a music genre which is not so new, can play pretty damn well.
Foto di Roberto Lisjak
Traduzione di Valentina Pastorello
Michela “Mak” De Stefani per Mag-Music
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