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Uno spaccato di vita in quel di Savona. Bellezza mista rottura. Di tante cose. Felicità, equilibrio, serenità, ordine. Nel nucleo di cinque musicisti, dare un senso a tutto ciò attraverso un titolo eloquente quale “Fondamenta, strutture, argini” non significa affidarsi a una scelta casuale. Perché Gli Altri, per quel che valgono, valgono davvero tanto e non la mandano a dire così, a buffo. La voce di Gabriele Lugaro, mista a sonorità heavy (Oltre il rumore), ramificazioni nu-metal forti e resistenti (il deftonesiano attacco al potere di All’orizzonte) e noise jesuslizardiano (Il mio solo spazio possibile) madido di richiami al punk (La difficoltà del volo) e chiusure sludge (La falena) è un pugno in faccia, e dove non è presente lascia spazio a sedimentazioni stilistiche consistenti in ineccepibili momenti strumentali (la momentanea tregua di 06:33 mista al sofferto ritorno al panico di Istanbul, ideale ritratto di una situazione come quella odierna) o ideali punti d’incontro con il fluido scorrere di un violino elettrico (una Cera il cui respiro si fa sempre più affannoso una volta partiti i riff di chitarre). Gli Altri sono loro, ma Gli Altri siamo anche noi, e non è uno sciocco gioco di parole da musica leggera. È la reazione che segue davanti ad un disco dall’enorme portata come questo.
Gustavo Tagliaferri
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