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Attraverso gli occhi di un’infante, che non ha da nascondere pietà e sofferenza, è facile intuire quello che l’album in esame ha da offrire. Dietro un artwork cinereo e catacombale, “Occult You“, lavoro d’esordio dei Vanity, di base in Toscana ma di origini differenti, cela dieci canzoni le cui chiavi di lettura vanno viste basandosi su molteplici influenze, ma non certo finendo per essere eccessivamente derivativi. Perché l’hard rock disperato di Sleeping Tears e Time’s New Romance, i Depeche Mode in formato ambient di Under Black Ice, certi A Perfect Circle rintracciabili in quel di Pagan Hearts, le costruzioni cureiane di Ghosts, l’elettronica che dal sedicente Limbo porta a un title-track che è un autentico gioiellino chill-wave e le ritmiche pulsanti e serrate come quelle di Ruins e Sun, sinergie tra post-punk e metal che portano all’apoteosi heavy di The Wanderer, d’ispirazione spirituale, quasi gotica, sono momenti che coinvolgono l’uno dopo l’altro, ben sorretti da una voce di tutto rispetto come quella di Nuri, nativo della Palestina. Se ascoltare i Vanity significa incontrare questo e il suo contrario, è chiaro come la consapevolezza di essere di fronte ad un lavoro molto personale, di ottima caratura non sia per niente vana. Da assaporare più e più volte.
Gustavo Tagliaferri
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