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In quell’universo “post” per il quale Neurosis, Isis e Cult of Luna hanno rappresentato il fiore all’occhiello, i Pelican hanno sempre rivestito il ruolo di gregari o, a voler essere poco generosi, di promessa mai mantenuta. I magnifici esordi sotto l’etichetta Hydra Head (impossibile non citare l’ottimo “The Fire in Our Throats Will Beckon the Thaw” del 2005) sembravano un miraggio lontanissimo durante l’ascolto dell’ultimo lavoro “What We All Come to Need”, scialbo, velleitario e sconclusionato. I Nostri, insomma, sembravano la classica bomba ad orologeria a cui non mancava nulla per esplodere, ma puntualmente disinnescata nonostante l’occasione propizia.
La nuova fatica “Forever Becoming“, dopo i quattro anni di silenzio e l’inserimento in formazione del chitarrista Dallas Thomas al posto del defezionario Laurent Schroeder-Lebec, riapre sorprendentemente un barlume di speranza quando ormai scommettere sul futuro dei Pelican pareva incauto. Finalmente l’impressione è che Trevor De Brauw e soci abbiano deciso di non voler strafare a tutti i costi e perdersi in inutili ghirigori, ma di ridar voce alla potenza dei riff e all’impatto certosino della sezione ritmica. Una maggiore sostanza ci presenta una band che, seppur non ritrovata del tutto e ancora in graduale riavvicinamento ai fasti degli esordi, riesce a comporre un album di buona caratura e con la giusta messa a fuoco sui suoi punti di forza. Le chitarre tornano a dare pugni sui denti, la struttura dei brani è scevra di inutili orpelli, una tagliente incisività si rende protagonista per tutti i 50 minuti del disco, senza offuscare quelle armonizzazioni e quelle aperture più ariose che da sempre sono marchio di fabbrica del gruppo (e del post-metal come genere).
Deny the Absolute rappresenta l’esempio più azzeccato di ciò che i Pelican stanno cercando di (tornare a) fare, ma v’è da dire che tutti gli otto brani del disco mantengono alta la tensione e l’attenzione. Non ci sono momenti di stanca, non c’è spazio per passaggi necessari ad incrementare il minutaggio e basta.
“Forever Becoming” è semplicemente un disco medio che promette bene: se non fosse stato pubblicato dalla band di Chicago, probabilmente sarebbe stato relegato tra le prevedibili sufficienze dell’ennesimo gruppo post-qualcosa. Considerando il moniker e la caduta libera a cui gli americani sembravano condannati senza appello, tuttavia, questo album rappresenta la speranza per un ritorno agli alti livelli che ai Pelican competerebbero per curriculum.
Livio Ghilardi
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