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CD – Transubstans Records -12 t.
Una pioggia di lacrime proveniente da nuvole come da cascate. Acqua brulicante, senza una direzione precisa, natura che è tutt’uno con l’individuo. Una visione surreale, un dipinto così apparentemente sconnesso dalla realtà, certamente una forma di espressione molto cara ad una città come Palermo. “Cloud Eye“, neanche per scherzo. Dopo il demo di due anni fa, per i quattro ragazzi che compongono gli Elevators to the Grateful Sky sembra essere giunto il momento di sublimare le proprie influenze in un esordio vero e proprio come questo, che ruota attorno ad una forma di stoner, sorretta da una voce trascinante come quella di Sandro Di Girolamo, che dalla sua forma ordinaria, tipica di episodi come Turn In My Head e Sirocco, diviene visionaria una volta prossima a digressioni, vedesi la conclusione di Red Mud, ma certamente non bada a spese quando si tratta di usufruire di un groove non da poco, come in Upside, dove emerge una certa scuola pre-thrash metal 80’s, una delle tante ulteriori correnti che vengono solcate dai nostri, come dimostrano anche i tocchi sabbathiani di Ridernaut e Handful of Sand, se non seattleani per la strumentale Mirador, la breve ma immediata Xandergroove, le sfumature heavy di Sonic Bloom ed una lenta e sospesa Stone Wall, o tendenti allo space rock, per quel che riguarda la title track. Un bagaglio che, visto il risultato generale, non corrisponde a tempo sprecato, anzi, è già stato appreso alla grande ed apre agli Elevators to the Grateful Sky delle porte che per il futuro lasciano intravedere molte gustose sorprese, anche fuori da una Sicilia fervidissima. Gustavo Tagliaferri
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