Furor Gallico – Traffic, Roma

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20 marzo 2015

Il 20 marzo al Traffic, ad anticipare la discesa su Roma dei Furor Gallico, gruppo folk metal brianzolo, erano presenti Dyrnwyn e Korrigans.

I primi, gruppo capitolino in attività da pochi anni, hanno proposto qualche canzone del loro EP. Il tipo di folk metal che ne è risultato è abbastanza semplice, senza troppi orpelli né orchestrazioni, seguendo l’esempio di band come i Waylander. Gli unici strumenti che accompagnavano quelli più tipici ed essenziali della musica metal e rock erano un flauto e una tastiera. E proprio i volumi troppo bassi di questi due strumenti, sovrastati dalle chitarre, hanno rovinato in parte l’esibizione dei Dyrnwyn. Nonostante tutto, però, il pubblico di casa ha risposto positivamente.

Stesso cantante ma compagni diversi, salgono sul palco i Korrigans, provenienti dall’Agro Pontino. L’assenza di un bassista si fa sentire parecchio e dà poca profondità alla musica del gruppo, non compensata abbastanza dalla tastiera – unico strumento, per così dire, estraneo al metal. Avendo già pubblicato un full-length ci si aspetterebbe una maggiore esperienza da parte loro, ma qualche errore di troppo gli fa perdere momentaneamente il tempo in un paio di attacchi. La voce del cantante, inoltre, è poco dinamica e viaggia quasi sempre sulle stesse coordinate, facendo risultare il suo scream acuto quasi fastidioso dopo un’ora e rotti di concerto. In generale, si è avuta l’impressione che per ora riescano a dare meglio su disco.

Tutt’altra storia per quanto riguarda i Furor gallico, forti di vari strumenti tipici del folk, come arpa celtica, bouzouki, tin whistle, cornamusa e violino. Col fatto che sono state riproposte praticamente tutte le tracce del nuovo album insieme a qualcuna delle migliori del loro omonimo debutto, l’esibizione è durata più di un’ora. Forse non tutte le nuove composizioni raggiungono un livello molto alto, come per esempio Steam over the Mountain, ma la loro parte di concerto è stata decisamente ottima. Dei simpatici momenti di ilarità in corrispondenza di Squass e Curmisagios – suonata una seconda volta in chiusura – hanno dimostrato come una componente essenziale dei live dei Furor Gallico sia anche il loro divertimento, cosa non troppo scontata. Inoltre, Cristiano Borchi, cantante degli Stormlord, ha cantato Medhelan sul palco insieme a Pagan (cantante dei Furor Gallico, NdA), il quale è riuscito a dimostrare come sia cresciuta e maturata la sua voce, forse un po’ troppo acerba in passato.

Nel complesso, è stato un concerto più che godibile, che ha dimostrato ancora una volta come la scena folk metal italiana sia in costante fermento. Inizialmente solo qualche formazione nordica aveva osato inserire elementi popolari nella musica metal, sull’esempio di band europee ancora più settentrionale; tuttavia la tendenza si è poi rapidamente sparsa per il resto dell’Italia. Una delle regioni più ricche di storia ma stranamente quiescenti a riguardo era proprio il Lazio; anche per questo motivo, nonostante l’impressione non del tutto positiva suscitata da Dyrnwyn e Korrigans, è stato bello poterli ascoltare – e si spera che in futuro abbiano ancora qualcosa da dire e da suonare. Ma è stato bello soprattutto poter vedere dal vivo, ancora una volta, i Furor Gallico, band che nonostante la giovinezza può probabilmente essere considerata uno dei principali gruppi in ambito folk metal in Italia, secondi in importanza a pochi altri.

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Blogger professionista e da sempre appassionato esperto di telecomunicazioni, serie tv e soap opera. Giuseppe Ino è redattore freelance per diversi siti web verticali. Ha fondato teleblog.it, www.tivoo.it, mondotelefono.it, maglifestyle.it Ha collaborato tra gli altri anche con UpGo.news nella creazione di post e analisi. Collabora con la web radio Radiostonata.com nel programma quotidiano #AscoltiTv in diretta da lunedi a venerdi dalle 10 alle 11.

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