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Tsunami, 285 p.
I Prophets of Rage che debuttano al The Whisky a Go Go a LA ci forniscono un delizioso assist per recuperare un libro uscito ormai più di un annetto fa e non recensito per tutta una serie di motivi che, a chi legge, interessano poco e niente.
Mentre i Prophets of Rage altro non sono che il super-gruppo formato da Tom Morello Tim Commerford e Brad Wilk (Rage Against The Machine), Chuck D e DJ Lord (Public Enemy) e B-Real (Cypress Hill), il libro in questione è Rage Against The Machine di Joel McIver, autorevole firma del giornalismo musicale d’Oltremanica e definito da Classic Rock come “from some distance, the UK’s most prolific rock/metal author”.
Fatte le dovute presentazioni, spendiamo ora due parole per questo Rage Against the Machine.
Che non si tratti di un libro da prendere sottogamba, della solita biografia, è lo stesso autore a chiarirlo fin dall’introduzione: “Questa biografia del gruppo rock americano non è per tutti. Questo è un libro serio”. Serio, non serioso. Come i RATM: del resto, quale altro aggettivo spendereste per chi – attraverso liriche affilate come lame e dure come un cazzotto in pieno volto – ha trasferito in musica il proprio quotidiano attivismo socio-politico, puntando il dito contro il razzismo istituzionalizzato degli Stati Uniti il sistema finanziario occidentale e la schiavitù delle masse?
“Nei primi 12 pezzi dei Rage Against the Machine [quelli del loro debutto omonimo, ndr], l’elemento che più attirava l’attenzione era il contenuto dei testi, concepiti da [Zack, ndr] de la Rocha come una devastante denuncia di quasi tutto ciò su cui si basava la società occidentale nel 1991.”
Ed è proprio sulle liriche al vetriolo dei RATM o meglio, sulle tematiche in esse contenute, che Joel McIver sofferma la propria attenzione cercando di offrire al lettore tutti gli elementi, o comunque la maggior parte di essi, per consentirgli di formulare un proprio libero pensiero. Perché, così come ai RATM, neanche a McIver piacciono le tesi calate dall’alto e accettate passivamente.
In realtà, due sono i piani che si intrecciano nel libro. La presentazione delle tematiche segue di pari passo la narrazione cronologica degli eventi che scandiscono la vita della band di LA. Si parte dal 1991, anzi no, non dalle origini ma da quello che c’era prima dei RATM, e si arriva ai giorni nostri. E questo intreccio mette in luce la coincidenza tra pubblico e privato nei RATM: il loro attivismo pubblico, cioè le loro canzoni, non è per nulla di facciata e altro non è che un prolungamento del loro attivismo privato.
Lo stile di McIver è tipicamente anglo-sassone. Lascia parlare molto i protagonisti della storia, come è giusto che sia. Laddove necessario, incrocia i differenti punti di vista, e solo dopo eventualmente dice la sua, non tirandosi indietro quando c’è da criticare.
Sebbene la bio abbia avuto la benedizione di Tom Morello, nessun componete dei RATM ha partecipato alla sua stesura. McIver utilizza infatti interviste varie apparse qua e là negli anni passati. Quindi, forse, il fan accanito, quello che sa sempre tutto della sua band preferita, potrebbe ritrovare cose già lette o sentite altrove.
Ma i valori aggiunti non mancano, come alcune interviste ad hoc realizzate appositamente. È il caso delle cosiddette bombtrack, vale a dire approfondimenti condotti con alcuni specialisti. Nella numero 2 si parla di EZLN? E allora l’intervistato è un professore canadese di antropologia che da oltre un decennio studia i movimenti sociali e ha dedicato più di un libro allo zapatismo e ai nordamericani che solidarizzano con esso.
Le bombtrack sono corpi a sé stanti che approfondiscono la narrazione ma non sono in alcun modo legate a essa: questo vuol dire che potete tranquillamente saltarle se magari le riterrete noiose. Comunque non ve lo consiglio perché, personalmente, le ho trovate un momento importante di approfondimento. Un po’ impegnativo forse, ma importante, molto importante, che ha richiesto giusto un leggero surplus di attenzione in più rispetto al resto del libro.
L’attenzione che la lettura tutta richiede è comunque suggerita anche dal formato del libro, che male si presta a esser letto in piedi, in un bus super-affollato come quelli della Capitale, con una mano impegnata ad afferrare il corrimano per non cadere.
Ma non è assolutamente un difetto, anzi: d’altronde, un formato alla Sellerio avrebbe prodotto uno sproposito di pagine e non avrebbe reso giustizia alle 16 belle fotografie che integrano – degnamente – l’ottimo lavoro di McIver.
Rage Against the Machine è quindi un libro consigliato non solo a tutti quei fan dei RATM che apprezzano più la scarica adrenalinica della loro musica che non il messaggio dei loro testi, ma anche a quelle persone che hanno sempre voluto saperne qualcosa in più, dei quattro rivoluzionari di LA, e colpevolmente non lo hanno ancora fatto.
E quando inizierete la lettura, non dimenticate un adeguato sottofondo musicale. Quale? Ma che domande: la musica dei RATM.
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