C’è ancora chi è radicalmente attaccato a quella scena fracassona e rockettara di stampo shoegaze e garage che tanto piaceva e di per se seminava nei primi bagliori degli anni ’90 sotto etichette, che più propriamente chiamerei circoli, come ad esempio Club AC30.
Qualcuno, come i Tamborines, duo brasiliano residente in quel di Londra, riesce abilmente a fonderla con il noise-pop più sbarazzino, con inserti digitali di tutto rispetto e con un certo modo di porsi rigorosamente da club.
In questo Lp d’esordio, intitolato “Camera & Tremor” stendono 11 tracce che si presentano sempre con lo stesso amabile viso: entusiasmante, energizzante, ma forse un tantino ripetitivo. Il duo, coadiuvato dal batterista, prende spunto da perni stilistici come i Jesus and Mary Chain e alcuni Sonic Youth (ormai dei must, quando ci si vuole arrampicare su certi generi). Ma oltre a questi classici si nota anche la presenza degli ultimi Black Rebel Motorcycle Club e del fuzz tanto presente nell’ultimo album dei semi-sconosciuti Warlocks. Così, tra chitarre appunto in pieno fuzz e tastiere digitalizzate che diventano nei momenti giusti armoniosi organetti, escono fuori dal sacco 11 apprezzabili momenti di piena distorsione, eppure cantabilissimi. Sì: i Tamborines fanno cantare, abili quanto sono a scrivere e comporre ottimo pop (ascoltate a tal punto dolci mezze-ballate come Naissance De La Follie e CWB).
Tra casino, voglia di suonare (anzi “spaccare”) e tanto menefreghismo, i Tamborines esordiscono con un lavoro che presenta acqua già passata sotto i ponti, ma nonostante tutto efficace e dissetante.
Davide Ingrosso per Mag-Music
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