Ci sono dischi che restano lì sulla tua scrivania per settimane, sospesi in una sorta di limbo. Sembra quasi che ti parlino. Ti dicano: “Sono qui ma non è ancora il momento di ascoltarmi. Quando sarà, lo scoprirai da solo…”
E il momento arriva in una calda e afosa serata di fine agosto. Da solo in macchina, mentre ti rechi a giocare a biliardo. La tangenziale semi vuota perché tutti sono ancora in vacanza e in città non c’è quasi anima viva. A farti compagnia la voce di Luca Milani, accompagnata solo da una chitarra acustica e da un’armonica. L’essenzialità di “Scars and Tattoos” ti fa viaggiare con la mente, ti rilassa, ti mette in pace con te stesso (anche se l’illusione dura solo 18 minuti).
Nel silenzio delle strade deserte viene quasi a crearsi un rapporto di empatia con le cinque tracce che compongono l’EP. Chi se ne frega se qua e la riaffiorano echi di Bob Dylan o di Simon & Garfunkel. Sorvoli anche sul fatto che alla lunga la struttura dei brani risulta un tantino ridondante.
Quello che conta è l’esperienza che stai vivendo. Le emozioni che quella voce e quelle note ti stanno trasmettendo. La piccola oasi che si è venuta a creare.
Capisci che a volte bisogna fare un passo indietro, spogliarsi di tutti gli orpelli che oggi giorno colorano le canzoni, staccare la spina e riversarsi nel brodo primordiale della musica con l’artista armato solo della sua voce e del suo strumento.
Ci sarà tempo per tornare ai ritmi frenetici e stressanti che scandiscono le nostre vite…
Giovanni Caiazzo per Mag-Music
0 comments