Dalle fucine di casa Rise Above (per la collana “Relics”) giunge questa rievocazione seventies targata Steel Mill. Il gruppo progressive britannico registrò quest’album nel ‘72, fu stampato nella sua versione originale solo in Germania, ma, prese vita in madre patria solo tre anni dopo e, comunque, dopo lo scioglimento di questa promettente band.
Il cd raccoglie oltre all’intero album “Green Eyed God”, minuziosamente rimasterizzato, anche ben nove bonus tracks in parte recuperate da un demo del ‘71.
Sugli Steel Mill rimane ben poco da dire, gruppo culto progressive sulla scia di Van Der Graaf Generator con divagazioni tipicamente Jethro Tull e una marcata componente dark che riaffiora quel tanto che basta da far materializzare illusioni Black Widow e High Tide.
A impreziosire le interessanti trame di un sound giustamente tipico per l’epoca ma, comunque mai scontato, i fiati di John Challenger che richiamano in tutto e per tutto le divagazioni Van der Graaf, senza però essere troppo invadenti.
Come dicevo, una band promettente e prematuramente finita nel dimenticatoio, e “Green Eyed God” ne conferma la teoria. Lunghe ballads, vorticose costruzioni progressive, atmosfere che per un soffio potrebbero quasi spingersi in allucinazioni doom-psichedeliche e tanto altro ancora. I cinque Inglesi macinavano idee a cottimo, come del resto la stragrande maggioranza delle band presenti in quello che potremmo definire il periodo più florido del rock.
Trovandosi di fronte ad uno di quei dischi di cui sarebbe sconsigliabile farne a meno e, visto l’improponibile impegno finanziario (superiamo i mille euro abbondantemente) per procurarsi l’originale su vinile, propongo senza alcun dubbio di rivolgersi a questa succulenta versione su cd, peraltro, ripeto, arricchita da nove chicche irrinunciabili.
Cecco Agostinelli per Mag-Music
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