Paolo Benvegnù – Palapartenope Club, Napoli 22/04/11

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Sono alcuni minuti che mi strizzo gli occhi, mi mordo le labbra, guardo intorno senza la minima idea di come poter iniziare le cronache di un evento vissuto nel migliore dei modi e con la migliore delle compagnie, così ho deciso, a meno che non cambi idea, di iniziare così il mio parlarvi di questo concerto svoltosi il 22 aprile al Palapartenope “Club” di Napoli. Iniziando come chi sentendosi in difficoltà non sa che dire, e comincia a parlare per frasi sconnesse, un po’, in effetti, la reazione che ho avuto poco prima del concerto di uno dei miei cantautori preferiti, Paolo Benvegnù (accompagnato, chiaramente, dalla sua band omonima). Questa reazione di chi si sente investito da una marea di percezioni, strane, e per lo più diverse, qualcosa che non ci si aspetta, ma che succede, e non possiamo far altro che viverlo. Non mi dilungherò negli oceani delle mie mille impressioni, cercherò di essere il meno prosopopeica possibile, se mi riesce.

Il concerto è iniziato attorno alle 23:45, un ritardo causato per lo più da problemi tecnici che hanno costellato in parte la serata, e che tuttavia gli artisti sul palco hanno saputo gestire con assoluta fermezza e tranquillità. La scaletta parte con Il pianeta perfetto, Moses, e Love is talking, prime tre tracce dell’album “Hermann”, il pubblico è caloroso come solo noi partenopei riusciamo a esserlo, io dalla mia prima fila mi gusto a poco più di un metro di distanza la bravura degli artisti.  Avanzate, ascoltate, definita dallo stesso Benvegnù “il pezzo più alto che abbia mai scritto”, è un’apoteosi che ha il suo culmine nelle frasi cantate da tutti i presenti (“E illudersi di apprendere la verità dagli uomini, e illudersi e difendersi dalle pazzie degli uomini…”). Seguono Io ho vistoAndromeda MariaAchab in New York, fino ad arrivare alla melanconica Johnnie e Jane e alla sognante Il mare è bellissimo.  A questo punti i musicisti scendono dal palco, lasciando al centro dell’attenzione Andrea Franchi che, abbandonando la sua postazione di batterista, indossa una chitarra e ci regala una bellissima L’invasore.

Concluso il viaggio con “Hermann”, i musicisti risalgono sul palco per suonare una delle perle filosofiche: Cerchi nell’acqua. Entusiasmo generale. Viene poi la volta di Rosemary Plexiglass, un tuffo nel passato di Benvegnù e degli Scisma, fatto di nostalgia ma al contempo di nuova energia, un’esecuzione meravigliosa. Il mare verticale segue subito dopo, eseguita con la chitarra anziché con il pianoforte a causa di problemi con la strumentazione. Io e il mio amore fa capolino successivamente, creando un coro immenso al Palapartenope. E noi che pensavamo che avesse concluso il concerto. Inaspettatamente, tutti i musicisti scendono dal palco lasciando Paolo sul ciglio, quasi come se avesse voluto scendere dal palco e suonare in mezzo a noi tutti. Indossa una chitara acustica, e inizia a cantare La schiena. Il silenzio dilaga nella sala, tutti sono concentrati a godersi quegli ultimi quattro minuti di un concerto ormai volto alla fine. Ringraziamenti generali e applausi hanno coronato il tutto.

Una nota di simpatia va ai salti acrobatici del bassista Luca Baldini, ma in generale un grazie va a tutti i musicisti perché nonostante i troppi problemi sul profilo tecnico sono riusciti a creare un’atmosfera unica, ricca di emozioni (che odio profondo verso questa parola, ma come si esprime diversamente un’emozione?), di parole sognanti e sognate. Una serata che difficilmente, noi di Mag-Music dimenticheremo.

Foto di Eduardo Bassolino

Anna Soares

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Blogger professionista e da sempre appassionato esperto di telecomunicazioni, serie tv e soap opera. Giuseppe Ino è redattore freelance per diversi siti web verticali. Ha fondato teleblog.it, tivoo.it, mondotelefono.it, maglifestyle.it Ha collaborato tra gli altri anche con UpGo.news nella creazione di post e analisi. Collabora con la web radio Radiostonata.com nel programma quotidiano #AscoltiTv in diretta da lunedi a venerdi dalle 10 alle 11.

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