Intervista a Jasmine Rodgers (Bôa) Ita/Eng

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I Bôa sono stati una band indie-rock formatasi a Londra nella prima metà dei ’90 e rimasti in attività fino al 2005. Dieci anni d’attività, due album (l’ottimo “The Race of a Thousand Camels” del 1998 e “Get There” del 2005) e una hit perfetta e indimenticabile – grazie al bellissimo anime “serial experiments lain” che la usa come sigla – Duvet. Jasmine Rodgers, figlia del più famoso Paul, è stata la cantante del gruppo. Siamo riusciti a contattarla dopo un lungo peregrinare in rete.

– Partiamo dai Bôa, gruppo fondato dal batterista Ed Herten, dal tastierista Paul Turrel, dal bassista Alex Caird e dal chitarrista Steve Rodgers, tuo fratello. Puoi raccontarci la storia del gruppo dagli esordi fino a ”Get There”, vostro ultimo album?

– Steve ed Ed andavano a scuola insieme, Alex ed Ed erano vicini di casa, Ed frequentava l’università con Paul e Ben era un amico della prima band con cui Alex suonava. Steve ed Ed decisero di formare una band, e questo è come siamo finiti insieme. Vennero a casa mia per provare e sentirmi cantare, chiedendomi se mi sarebbe piaciuto cantare con loro, poi non riuscirono a liberarsi di me.

Ed decise di concentrarsi sullo studio, riuscendoci alla grande. Lee aveva suonato in un’altra band in precedenza, con Alex e fu invitato così ad unirsi a noi. Così i Bôa divennero molto più “rocky”.  Firmammo con la Polystar, Fuji era il nostro produttore. Registrammo così “The Race of Thousand Camels” e il singolo Duvet fu usato in “serial experiments lain” (anime giapponese, n.d.t.). La nostra musica avrebbe dovuto esser distribuita nel Regno Unito, ma non successe realmente questo. Successivamente  firmammo con l’americana Pioneer e produssero il nostro album “Twilight” che conteneva un paio di canzoni extra. In seguito decidemmo di fare cose da soli, registrammo e finanziammo “Get There”.

– Come guardi alla tua esperienza con i Bôa?

– Incredibile e divertente. Sono legata a ciascun membro di quella band e sempre lo sarò. Mi sono unita a loro quando avevo 16 anni, imparando tantissime cose da tutti loro. Dal fangoso festival di Glastonbury, all’incredibile tour a Los Angeles o le semplici lunghe passeggiate nelle campagne inglesi. Se potessi scegliere delle persone con cui condividere queste cose, sarebbero loro. Anche il processo creativo con loro era fantastico, duro lavoro ma sempre stimolante!

Duvet fu la vostra grande hit, supportata anche dal fatto che fu utilizzata come opening del bellissimo anime “serial experiments lain”. Su YouTube il pezzo è praticamente uno dei più reinterpretati dagli utenti. Ti saresti mai aspettata tanto successo per Duvet?

– Quando registrammo quel pezzo, pensavamo tutti che ne sarebbe uscito qualcosa di veramente potente, non pensavamo certo che avrebbe raggiunto quei livelli di popolarità. Allo stesso tempo, avremmo voluto che l’intero album potesse ricevere tali riconoscimenti.

httpv://www.youtube.com/watch?v=t_dqcLuLou4

– Come nacque Duvet?

– Come tutte le canzoni di questo genere: lungo periodo di gestazione, forte dolore e grande periodo di crescita!

Duvet vi aprì le porte per l’Otakon. Che ricordi hai di quell’esperienza?

– Divertentissimo. Gli organizzatori furono fantastici e simpatici, la gente interessata ed entusiasta. Incontrammo anche artisti di manga incredibili e bevvi per la prima volta un Mango Colada. È stato molto bello.

– Successivamente, credo nel 2002, la canzone Near me compare nella colonna sonora di“Armitage III”. Possiamo considerarla una canzone dei Bôa o è una delle tue prime composizioni da solista?

– È una delle mie prime composizioni pubblicate.

– Avete avuto successo negli Stati Uniti e in Giappone, perché in Europa no?

– Sfortunatamente la casa discografica non fece promozione del disco in Europa, altrimenti pensiamo che sarebbe accaduto anche in Europa, in effetti.

– La carriera da solista: quando inizia questa nuova fase della tua vita artistica?

– Ho sempre scritto cose mie, anche quando ero con i Boa. Quando tutti decisero di dedicarsi a cose proprie presi la decisione di tornare a studiare per un po’ e fare tutte quelle cose che non avevo fatto in precedenza, essendo in una band sin da quando ero una teenager. Successivamente ho sentito il richiamo della musica, che mi mancava molto e ho iniziato a scrivere sempre più. Quindi la risposta è, l’ultimo paio di anni, credo.

– Hai mai pensato a un cambio nel tuo suond? Magari tornare a suonare con una band al completo, come ai tempi dei Bôa…

– Lo farò se crederò che questa sia la cosa giusta. Cambiare sound? Io apprezzo molto l’hip–hop, l’heavy-rock, la dubstep e l’electro (ho fatto una cover di Chase and Status con Liam Bailey dei Blind Faith alla Biennale di Venezia quest’anno), quindi… non lo so!

– Come hai trovato l’industria musicale dopo gli anni passati con i Bôa? Vedo che al momento non sei legata a nessun tipo di etichetta. Come mai?

– Penso che sia cove dovrebbe essere. I musicisti meno affermati hanno opportunità maggiori. Sebbene i big famosi della musica rimangano divinità nel campo, ci sono maggiori speranze che altri musicisti possano sostenersi economicamente attraverso la loro musica, oggi. Penso che ciò sia positivo. Inoltre, sono frequentissime le collaborazioni inter-genere. Mi piace.

– Che cosa dobbiamo aspettarci da te, nel futuro? E cosa ti aspetti dalla tua attività di musicista? È cambiato il tuo approccio, da quando hai iniziato a fare musica?

– Sono molto rilassata in questo periodo. Ho molte meno aspettative e mi sto godendo lo scorrere degli eventi. Spero di registrare ancora molti album e che siano l’uno migliore dell’altro, sto inoltre cercando qualche collaborazione..

– Ritorneranno mai i Bôa? Magari per qualche evento speciale…

– Sempre possibile.

– Che cosa gira nel lettore di Jasmine in questi giorni?

– The Black Keys, Villagers, LadyHawke, P.J. Harvey, Blakroc, The Heavy.

Marco “C’est Disco” Gargiulo

Si ringrazia per le traduzioni Eliana Tessuto, Michela “Mak” De Stefani e Francesca De Fusco

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Bôa are an indie-rock band formed in London in the first half of ’90s and in activity until 2005. Ten years of music, two albums (the excellent “The Race of a Thousand Camels” in 1998 and “Get There” in 2005) and an unforgettable and perfect hit – opening theme of the beautiful anime “serial experiments lain” – Duvet. Jasmine Rodgers, daughter of the most famous Paul, was the lead singer of the band. We managed to contact her after a long web wandering.

– Let’s start talking about Bôa, your band with the drummer Ed Herten, the keyboards player Paul Turrel and the guitarist Steve Rodgers, your brother. Can you tell us the history of this band from the beginning to your last album, “Get There”?

– Steve and Ed were at school together, Alex and Ed were neighbours, Ed went to University with Paul and Ben was a friend from a previous band with Alex. Steve and Ed decided to form a band and that’s how everyone got together. They came to my family home to practise and heard me singing and asked if I would like to sing with them- then they couldn’t get rid of me.

After that Ed decided to concentrate on his studies and has become very successful. Lee had been in a previous band with Alex and was invited to join. After that Bôa became much more “rocky”.  We were signed to Polystar with Fuji as our publisher. From that we recorded “The Race of a Thousand Camels” and our single Duvet was used in “serial experiments lain”.  Our music was supposed to be released in the UK but it didn’t work out that way. Consequently we signed with a US company called Pioneer and they put out our album with a few extra songs and we called it “Twilight”. After that we decided to do things our own way and recorded and funded “Get There”.

– How was your experience with Bôa?

– Amazing and fun. I love everyone from that band and I always will- I joined when I was 16 and learnt lots through them all. From muddy Glastonbury festivals through to wierd tours in Los Angeles, to simple long walks in the British countryside, if I could choose anyone then these people would be the ones to share that with. Additionally teh creative process was hard work but always interesting!

Duvet was your biggest hit, also because it was used as opening track for a beautiful anime “serial experiments lain”. On YouTube it’s one of the most revisited song from the users. Did you expected such a big success for Duvet?

– When we recorded it, we all thought it came out very powerfully, but we didn’t think it would be as popular as it is. At the same time, we would have liked the whole album to get that kind of recognition!

httpv://www.youtube.com/watch?v=t_dqcLuLou4

– How was Duvet born?

– Like all of these songs: a long gestation period, heavy pain and then lots of growing!

Duvet brought you at the Otakon, a fan convention in the USA focusing on East Asian popular culture. What are your memories about that experience?

– Great fun. The organisers were fantastic and kind, the people were dedicated and enthusiastic. We met some incredible manga artists as well and I had my first ever Mango Colada, that was nice.

– Later, I suppose in 2002, the song Near me appears in the soundtrack of “Armitage III”. Can we consider it as a Boa’s song or as one of your very first compositions as a solo?

– It’s one of my first published compositions.

– Bôa had a huge success in the U.S.A. and in Japan, why not in Europe?

– Unfortunately the record company did not release in Europe, although we thought that was going to happen.

– Your solo-carrier: when has this new phase of your artistic life started?

– I’ve always written on my own as well as with Bôa. When everyone started to do their own thing I decided to study for a while and do things I hadn’t done because I had been in a band since being a teenager. After that I kept missing music so I just started writing more and more. So the answer is the last couple of years I think.

– Have you ever thought about a chance in your sound? Maybe playing again with a band, like with Boa…

– I will if it feels right. Change in sound? I love dubstep and electro (I covered Chase and Status with Liam Bailey’s Blind Faith at the Venice Biennale this year), hip-hop and heavy-rock. I don’t know!

– How did you find the music business after the “Boa-years”? I noticed that you have no label, right now. Why?

– I think it’s where it should be. Smaller musicians have bigger opportunities. Although the very famous celebrity musicians are still gods, there is more hope that other musicians can live through their music now. I think that’s positive. Also, collaborations with different genres are happening all the time. I like it now.

– What do we have to expect from you in the future? And what do you expect from your work as musician? Is your approach to the music chanced, during these years?

– I think I’m more relaxed. I have less expectations and just enjoy the process. I hope to record more albums and I want them to get better. I am also looking forward to collaborations…

– Is a return of Bôa possible? Maybe for some special events…

– Always possible.

– What can we find in Jasmine’s music player in these days?

– The Black Keys, Villagers, LadyHawke, P.J. Harvey, Blakroc, The Heavy.

Marco “C’est Disco” Gargiulo

Thanks for the translation to Eliana Tessuto, Michela “Mak” De Stefani and Francesca De Fusco

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Blogger professionista e da sempre appassionato esperto di telecomunicazioni, serie tv e soap opera. Giuseppe Ino è redattore freelance per diversi siti web verticali. Ha fondato teleblog.it, www.tivoo.it, mondotelefono.it, maglifestyle.it Ha collaborato tra gli altri anche con UpGo.news nella creazione di post e analisi. Collabora con la web radio Radiostonata.com nel programma quotidiano #AscoltiTv in diretta da lunedi a venerdi dalle 10 alle 11.

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