Definirei gli “Eleven Fingers” una band gradevole. “To remind you” è un onesto disco di indie-pop con influenze post.
Questo è il punto di partenza e di arrivo dell’esordio del sestetto modenese. Infatti, se da un lato troviamo tutte le melodie e gli intrecci di chitarra tanto cari a certi generi, è anche vero che non c’è nulla di nuovo o di personale in questa produzione. “To remind you” è esattamente come sono altre decine di dischi dello stesso genere. È suonato bene, benissimo, ha tutti i ritornelli e le aperture strumentali al proprio posto ma non emerge nulla, non c’è un punto di vista personale sul genere. Può essere rassicurante sapere che non ti accadrà nulla, ma alla lunga può stufare e così sembra di essere davanti al decalogo del perfetto disco indie.
Le uniche tracce da salvare e che trasmettono qualcosa di emozionale sono le conclusive Vibration e Like a dog without bones. La prima ha un intreccio di chitarre magnifico e una vena triste davvero toccante, mentre la seconda regala una coda strumentale apprezzabile.
Invece dei precedenti otto brani ci rimane poco: White boots sembra un pezzo degli Ex-otago, Dear Tom è così scontato che sai già come continuerà; è piuttosto interessante la voce femminile che apre il disco con Again.
Gli Eleven Fingers hanno le potenzialità per dire di più senza rimanere intrappolati in un genere facilmente etichettabile e alcuni momenti del disco dimostrano come ci siano spunti davvero interessanti. Ci vorrebbe solo un po’ più di band e un po’ meno di “citazioni”.
Consigliato? Agli amanti del genere.
Daniele Bertozzi per Mag-Music
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