Daymare: 1994 Sandcastle – Recensione (PC)

Daymare: 1994 Sandcastle è il prequel del survival horror italiano Daymare: 1998. Ecco la nostra recensione!

  • Titolo: Daymare 1998
  • Piattaforme: PS5, Xbox Series X, ,Switch, PS4, Xbox One
  • Developer: Invader Studios
  • Publisher: Leonardo Interactive
  • Distribuzione: Digitale, Fisico
  • Data d’uscita: 30/8/2023
  • Genere: Action/Survival horror
  • Versione testata: PC (Steam Deck)

 

A distanza di cinque anni dalla loro opera prima, intitolata Daymare: 1998, i ragazzi di Invader Studios tornano nuovamente alla ribalta con un nuovo capitolo della loro IP, forgiata fin dal principio come omaggio al genere horror degli anni ’90.

Intitolato Daymare: 1994 Sandcastle, la nuova opera dello studio italiano si pone, come già suggerisce il titolo, come un diretto prequel al gioco originale per gettare ulteriore luce su questo neonato universo videoludico, verso il quale vi è chiaramente la volontà di imbastire delle fondamenta per dar vita s uns potenziale saga.

Se il primo Daymare nasceva dalle ceneri di un remake amatoriale di Resident Evil 2 e inciampava in problematiche ludiche e di design che ne tarpavano le ali, spesso sfociando in una gestione degli scontri con i nemici a dir poco frustrante, diventa evidente fin dalle prime battute che Sandcastle non abbia perso di vista le ambizioni del suo predecessore, dimostrandosi però ben più lucido e consapevole dei suoi limiti.

Benvenuti nell’Area 51

Come dicevamo in apertura, Sandcastle è ambientato quattro anni prima rispetto al gioco originale e vede al centro della storia una nuova protagonista, Dalila Reyes, una soldato appartenente al gruppo della HADES, nonché una reduce della Guerra del Golfo.

Ad affiancare la donna però tornano anche alcuni personaggi già visti durante il tragico incidente che ha coinvolto la cittadina di Keen Sight nel primo episodio. Pur sembrando quasi due storie narrativamente staccate tra loro, anche per la tipologia di creature presenti in questo titolo, in realtà Sandcastle aggiunge ulteriori tasselli alla mitologia dell’universo di Daymare, sfruttando anche come traino narrativo proprio quei personaggi che abbiamo imparato a conoscere in 1998.

Le vicende questa volta si fanno un po’ claustrofobiche, con Reyes coinvolta in una missione di recupero per conto della H.A.D.E.S in una struttura governativa degli Stati Uniti… l’Area 51. Inutile dire che ben presto la missione assumerà dei connotati di gran lunga più inquietanti, con Reyes e i suoi compagni costretti a lottare per sopravvivere all’interno della struttura, popolata da presenze tutt’altro che amichevoli.

Le prime caratteristiche che risaltano all’occhio dopo aver speso qualche ora su Sandcastle è l’evidente intento di ambire a realizzare una produzione dalla narrativa più coesa, Laddove nel primo capitolo si saltava da una storyline all’altra, in questo prequel controlliamo Reyes dall’inizio alla fine, di conseguenza la narrazione scorre in maniera più fluida e senza stacchi. Cambia anche l’impostazione del gioco, che passa dal survival all’action horror, sulla falsariga di Resident Evil 4

Questo cambio di rotta aggiusta il tiro in alcuni aspetti, ma non sempre la scelta ripaga come dovrebbe, ma andiamo con ordine. Il level design adesso è estremamente lineare e intervallato dalla risoluzione di alcuni piccoli puzzle, tuttavia vene a mancare la curiosità di scoprire i segreti della struttura, che si riduce a lunghi corridoi con sporadici backtracking. Il lato positivo di questa scelta è che appunto, si dalla produzione un tocco decisamente più story driven e gli interessati alla narrazione avranno per i loro denti, mentre sul fronte gameplay l’apparizione dei nemici è prestabilita a determinate situazion, che hanno l’aggravante di essere anche un po’ frustranti per il modo in cui si è deciso di gestire le creature.

Per tutta la sua durata infatti, Sandcastle propone solo tre tipologie di nemici, tutte legate a doppio filo con una misteriosa forza elettromagnetica che rianima i cadaveri rimasti nella struttura.  Pur non essendo delle spugne quasi invincibili come nel primo episodio, i nuovi mostri messi in gioco dallo sviluppatore sono pensati per dare un senso di “orda”, quindi cercano di assaltare il giocatore. Fin qui tutto bene, il problema è che le creature sono non solo estremamente veloci, ma hanno anche la tendenza a teletrasportarsi. I movimenti dell’avatar in questo caso sono molto limitati e riuscire a gestire l’assalto di questi nemici porta spesso a delle situazioni frustranti dove il “Sei Morto”   diventa piuttosto ricorrente a schermo. I movimenti rigidi della protagonista e l’assenza di manovre evasive adeguate danno inevitabilmente la sensazione che gli avversari stiano “barando”. Un gran peccato perché nei limiti produttivi della produzione e la scelta di limitare il parco mostri a soli tre esemplari, avrebbe potuto giovane al design degli scontri.

All’interno dell’equazione poi troviamo l’inedito “Frost Grip”, uno strumento molto interessante che permette di congelare i nemici e piazzare trappole a terra, ma funzionale anche alla risoluzione dei puzzle. E’ evidente insomma come il team si sia spremuto le meningi per creare un prodotto più action che apre anche a soluzioni alternative per superare gli scontri, ma pad alla mano si percepisce la già citata rigidità “disinnesca” quel senso di divertimento e sfida. Seguendo il forum del gioco su Steam sappiamo che una patch correttiva dovrebbe arrivare a breve (magari nel momento in cui uscirà questa recensione sarà già disponibile).

Sul fronte rigiocabilità, Sandcastle cerca di rifarsi ai recenti Resident Evil, proponendo un sistema interno di obiettivi con ricompense sbloccabili che si traducono in skin per le armi, munizioni infinite e concept art. E’ un pacchetto completo che gli amanti del genere troveranno sicuramente di loro gradimento.

Comparto tecnico

Per tutta la nostra recensione abbiamo giocato Daymare. 1994 Sandcastle su Steam Deck, grazie al codice fornito dal publisher e possiamo dire, senza timore di smentita, che l’esperienza sulla portatile di Valve è abbastanza solida, con impostazioni grafiche che possono raggiungere agilmente il dettaglio Ultra lavorando su risoluzione e FPS.

Pur rientrando ovviamente nei limiti di una produzione con budget ridotto, il team ha cercato di offrire un discreto comparto tecnico sfruttando l’Unreal Engine. I modelli e gli scenari sono piuttosto buoni, ma permane una certa spigolosità nelle animazioni e l’espressività dei volti, soprattutto durante le cutscene.

Buona la colonna sonora, così come le atmosfere che si respirano all’interno di questa claustrofobica Area 51.anche se forse il buio eccessivo rende quasi illeggibile lo scenario circostante e in questo senso una torcia con una fonte di luce migliore non avrebbe guastato.

Commento finale

Daymare: 1994 Sandcastle alza indubbiamente l’asticella rispetto al primo capitolo, che si portava dietro tutti i problemi della classica “opera prima” di nn team di sviluppo, ma lasciava molto margine di miglioramento. Sandcastle vive di contaminazioni narrative, di derivazioni da altre saghe più famose, ma tutto sommato intavola un buon survival horror, pur lasciando il fianco a delle criticità che si spera vengano risolte con una patch correttiva nel più breve tempo possibile.

VOTO: 6.5

PRO

  • Solide atmosfere da survival horror
  • Intreccio narrativo più coeso grazie all’impostazione story driven della campagna
  • Il frost grip aggiunge varietà negli scontri ed è funzionale ai puzzle
  • Rigiocabile grazie agli extra da sbloccare

CONTRO

  • Solo tre tipi di nemici
  • Il sistema di controllo è rigido e rende certe scontri frustranti
  • Persistono spigolosità nella animazioni e i volti dei personaggi
  • A tratti troppo lineare

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