Trails into Reverie, pubblicato circa tre anni fa sul territorio giapponese, arriva anche in occidente per gli appassionati (non affatto pochi) della serie che, a tutti gli effetti, ha rivoluzionato il modo di intendere i giochi di ruolo alla giapponese. Trails into Reverie è un epilogo alla storyline della sub-serie Trails e, in particolare, di questi titoli: Trails of Cold Steel, Trails from Zero e Trails to Azure.
Come tutti i Legend of Heroes che si rispettino, Trails into Reverie utilizza il classico combattimento a turni tanto caro ai giocatori nipponici, e segue le avventure e il punto di vista di Lloyd Bannings, Rean Schwarzer e un personaggio misterioso mascherato conosciuto semplicemente come “C”.
È doveroso fare una premessa: a causa dell’incredibile quantità di informazioni di base e di contesto necessarie a comprendere le vicende rispetto i titoli precedenti, Trais into Reverie non è consigliato ai neofiti che per la prima volta vogliono approcciarsi a un titolo della saga. Fortunatamente, il titolo presenta un’intera sezione dedicata a riassunti testuali di tutti i giochi precedenti, una guida che però da sola non basta a restituire un background sufficiente ad apprezzare il titolo.
L’incipit di Trails into Reverie ci introduce in un mondo piegato dagli strascichi del Grande Crepuscolo. Scongiurato il pericolo di una guerra tra l’Impero di Erebonia e la Repubblica di Calvard e con la firma del tanto agognato trattato di pace, la città stato di Crossbell si accinge a celebrare la rinnovata indipendenza dall’Impero, dopo due anni di sottomissione forzata. Proprio quando tutto sembra andare per il verso giusto compare Rufus Albarea, che assieme alle forze della Ebon Defense Force, pone nuovamente sotto assedio la città di Crossbell. La riconquista di quest’ultima dura però solo qualche istante, poiché i cittadini di Crossbell — dopo un’iniziale rifiuto — accettano di buon grado l’usurpatore.
È chiaro, dunque, che in qualche modo questi siano stati assoggettati da qualche potere misterioso. Il punto di forza di Trails into Reverie è sicuramente, oltre alla caratterizzazione da manuale dei personaggi, anche la cura per i minimi dettagli della storia che — sebbene segua gli stereotipi della narrazione alla giapponese — risulta essere avvincente e ben raccontata.
Il combat system resta il fiore all’occhiello dell’intera produzione. Trails into Reverie incarna perfettamente il sistema classico di qualsiasi JRPG a turni, con alcune novità che vale però la pena di menzionare. Innanzitutto è possibile dedicarsi a tre route differenti, potendo dunque scegliere fra tre roster di personaggi completamente diversi — salvo limitazioni di trama.
La più grande novità introdotta però è sicuramente il dungeon a generazione procedurale, conosciuto come Reverie Corridor. Un espediente fatto strizzando gli occhi ai fan accaniti della serie, poiché attraverso un escamotage narrativo si potranno utilizzare tutti i personaggi della saga — nessuna eccezione. In questo enorme ambiente ci sarà anche la possibilità di assistere a scorci narrativi piuttosto interessanti che vanno ad arricchire ulteriormente una storia fatta di decine di personaggi che potrebbe scoraggiare i giocatori meno esperti, pensata effettivamente solo i per i fan di vecchia data.
La personalizzazione di ogni personaggio è pressoché illimitata (pur rispettando ovviamente i limiti del genere): equipaggiamento, abilità, tutto però all’insegna di un’originalità senza precedenti nella serie. Qualcosa di mai visto fino ad ora. Il gamplay risulta quindi fresco, divertente, per niente ripetitivo — al netto di qualche battaglia evitabile.
Il comparto tecnico del gioco lascia ancora un po’ a desiderare, più che altro per la poca attenzione riservata agli scenari di gioco, troppo poligonali, squadrati e realizzati con asset spesso riciclati. Ogni ambiente ha sicuramente una sua personalità, ma è più che altro la narrazione e il comparto audio a trascinare tutto. Quest’ultimo è caratterizzato da una cura senza precedenti, con pezzi orchestrali che creano la giusta atmosfera (soprattutto nelle boss fight).
Le animazioni legnose fanno purtroppo a pugni con lo standard che ci si spetta da produzioni di questo tipo (soprattutto se allunghiamo lo sguardo verso titoli come Octopath Traveler e Tales of Arise), complice soprattutto il budget minore messo a disposizione per la serie. Ma l’incredibile cura nel trattare le storyline dei personaggi e soprattutto l’enorme potere narrativo di Trails into Reverie — ma più in generale della serie — fanno sì che questo titolo possa risultare godibile anche se rapportato ad evidenti difetti.
Il doppiaggio, presente sia in giapponese che in inglese, copre quasi tutti i dialoghi — la durata del titolo invece si attesta attorno alle 60 ore alle quali bisogna aggiungerne altrettante se pensiamo al Reverie Corridor.
The Legend of Heroes: Trails into Reverie è un titolo che consigliamo caldamente ai fan della saga e che consigliamo ai neofiti solo dopo un’approfondita analisi del background narrativo. Solido, divertente, efficace e tradizionale ma mai chiuso alle novità e alla sperimentazione: altamente consigliato.
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