Mortal Kombat 1 – Recensione

NetherRealm Studios torna con Mortal Kombat 1, un sequel mascherato da reboot. Ecco la nostra recensione!

  • Titolo: Mortal Kombat 1
  • Piattaforme: PS5, Xbox Series X, ,Switch,PC
  • Developer: NetherRealm Studios
  • Publisher: Warner Bros. Games
  • Distribuzione: Digitale, Fisico
  • Data d’uscita: 19/9/2023
  • Genere: Picchiaduro
  • Versione testata: Xbox Series X

Gli ultimi anni hanno segnato una grande rinascita per il genere dei picchiaduro, con i nomi più importanti del settore tornati in pompa magna con l’obiettivo di allargarsi ad un pubblico ancora più ampio rispetto al passato.

Ne abbiamo avuto la dimostrazione in questi ultimi mesi con l’ottimo Street Fighter 6 (qui la nostra recensione), un rilancio totale e su vasta scala e nel quale CAPCOM ha infuso una rinnovata linfa che strizza l’occhio alle nuove generazioni, con un ostile super pop e sprizzante di colori.

In questo clima di rilanci, che a gennaio vedrà anche il ritorno di TEKKEN, i ragazzi di NetherRealm Studios sono saliti sulla cresta dell’onda con un nuovo capitolo della saga di Mortal Kombat, a metà tra un reboot e un sequel e oggi siamo finalmente pronti a parlarne nella nostra recensione.

Tra sequel e reboot. Ecco Mortal Kombat 1

 

Ambientato dopo gli eventi dell’undicesimo capitolo, Mortal Kombat 1 adotta una furbissima operazione di rilancio narrativo per riportare ordine nella sua fitta storyline sfruttando l’escamotage del multiverso.

Alla fine di Mortal Kombat 11 abbiamo visto Liu Kang impegnato a resettare la linea temporale, dando vita a una nuova timeline che riporta al punto di partenza la vita di tutti i personaggi dell’universo creato da Nether Realm.

Mortal Kombat 1 da questo punto di vista parte con tutte le buone intenzioni, tentando di raccontare effettivamente una rinascita del suo universo, giocando molto spesso anche con alcuni twist narrativi che mescolano le carte quando si parla di eroi e cattivi. Tutto sembra filare liscio insomma, ma come proverbialmente accade con i giochi di Nether Realm, la pretesa del reboot viene, poco elegantemente, trasformato nell’ennesimo scontro epocale tra bene e male e nel quale confluiscono i già citati universi alternativi.

Nelle sue circa 5 ore di durata, la campagna di Mortal Kombat 1 propone quindici capitoli nei quali il giocatore ha l’occasione di provare con mano una buona parte del roster. Completare la storia comporterà lo sblocco di un personaggio “segreto”, mentre uno degli Obiettivi/Trofei inviterà il giocatore a completare il quindicesimo capitolo per almeno due volte. Peccato che, a differenza di Mortal Kombat 11, la maldestra campagna inscenata dagli autori vada a risolversi in un climax finale epico nella messa in scena, ma debole sul piano ludico a causa dell’assenza di un boss finale degno di tale nome.

Ben poco da dire invece sull’aspetto più prettamente visivo, dove il titolo di Nether Realm sfodera i suoi assi migliori, con una regia delle cutscene di stampo cinematografico, accompagnata anche da una resa verosimile dei vari lottatori durante le loro interazioni. Meno riuscito forse è il doppiaggio in lingua italiana, che purtroppo si avvale di voci non proprio eccellenti, talmente fuori luogo da rovinare anche, parzialmente, il buon lavoro speso nella realizzazione della campagna, Ma quello del doppiaggio italiano è purtroppo un problema che la serie di porta dietro da sempre.

Il gioco delle Koppie

A foraggiare questo rilancio mascherato, Mortal Kombat 1 azzarda importanti cambiamenti strutturali alla sua formula rodata, proponendo un combat system con soluzioni a tratti spiazzanti e coraggiose.

Per la prima volta nella storia della serie infatti, Mortal Kombt 1 adotta i “Kameo Fghters”, dei lottatori secondari che possono affiancare in battaglia quello principale, dando vita ad un mix inedito di combinazioni molto eterogenee, ma non sempre bilanciate come dovrebbero.

Il Target Combo System rappresenta ancora una volta l’ossatura del gameplay, permettendo l’intreccio di combo con una finestra molto ampia. Le differenze più marcate stanno nella presenza di meccaniche difensive inedite dipendenti da una barra che si ricarica durante i match. Il Fatal Blow ritorna anche in questo capitolo e piò essere attivato solo una volta per match, quando i punti vita sono in una fase critica.

I Kameo vanno ad impreziosire le regole base della serie. Da questo punto di vista Mortal Kombat 1 ricorda molto alla lontana il caro vecchio Marvel Vs Capcom 3, dove al giocatore è data la possibilità di creare delle sinergie tra i vari lottatori  per dar vita a delle combo tanto sceniche quanto letali. Questo trasforma Mortal Kombat 1 nel titolo potenzialmente più divertente e caciarone della saga, ccon una quantità di manovre a disposizione del giocatore quasi bulimiche. Preoccupa in questo senso come si evolverà la scena competitiva, dato che il bilanciamento dia l’idea di non essere pervenuto. Cosa che non è necessariamente un male sia chiaro, soprattutto se si spende tempo nelle attività single player, ma che potrebbe comportare rapidamente una saturazione del competitivo, dove la coppia di lottatori più gettonata diventerà la ricorrente tra i giocatori.

I NetherRealm dal canto loro non sono esattamente dei maestri dei bilanciamento, ma hanno più volte dimostrato di tenere al feedback della community, come testimoniano anche le varie modifiche di cui è stato protagonista il gioco durante il periodo pre e post release.

Inizialmente il picchiaduro si era presentato con un ritmo esageratamente compassato rispetto al passato, anche più del precedente Mortal Kombat 11, ma la situazione nel corso dei vari test è cambiata. Il prodotto finito richiede ancora una certa dimestichezza con la meccanica dei Kaemo, la cui funzione sta soprattutto nell’allungare il numero di combo a disposizione del lottatore principale. E’ una decisione che, come già detto in precedenza, ha il coraggio di portare in una nuova direzione la serie nella consapevolezza di allontanare alcuni dei puristi ancorati a una certa filosofia di picchiaduro più tradizionale.

Pur continuando a porsi come un picchiaduro molto accessibile alle masse, NetherRealm avrebbe potuto spendere ancora più rifiniture nei tutorial e nell’Allenamento offerto dal gioco, decisamente indietro rispetto ai ben più minuziosi tutorial messi a disposizione dai concorrenti, su tutti il recente Street Fighter 6 o il prossimo Tekken 8 che potrà contare addirittura su dei “Replay intelligenti” che evidenzieranno gli errori commessi dai giocatori.

Invasions

Come da tradizione, Mortal Kombat non lesina sul fronte dell’offerta contenutistica single player, che con questo capitolo strizza chiaramente l’occhio anche ai live-service.

Il cuore delle attività post-campagna risiede tutto nella nuova modalità Invasioni, una sorta di adattamento sanguinolento del Gioco dell’Oca, animato da elementi ruolistici che permetteranno di potenziare progressivamente i lottatori, con addirittura  un sistema di debolezze e resistenze elementali. Questa modalità è essenzialmente una fusione tra la Kripta e i Multiversi di Injustice 2 e stimola il giocatore a viaggiare per le varie mappe proprio con l’intento di accumulare monete stagionali e monete tradizionali da investire nello sblocco di nuovi contenuti, quali skin, bozzetti e accessori per la personalizzazione dei personaggi. Gli sviluppatori inoltre hanno già anticipato che Invasioni avrà una struttura stagionale che si rinnoverà periodicamente nei contenuti, con la promessa di nuove skin speciali (di cui il gioco ne ha già in gran quantità).

In sé la modalità ha un suo perché, ma la presenza di elementi ruolistici che a volte possono sbarrare l’avanzare dei giocatori, potrebbero spazientire coloro che invece avrebbero preferito una soluzione più classica e meno dipendente dalle statistiche. Per quanto ci riguarda la soluzione delle Torri speciali di Mortal Kombat 11, o dei già citati Multiversi di Injustice 2, era una scelta ben più in linea con l’identità della serie.

Nel momento in cui scriviamo Invasioni ha il potenziale per divertire, ma non brilla come dovrebbe e il ritmo lento del suo avanzamento potrebbe annoiare alla svelta.

Per gli amanti dell’esperienza Arcade più conservativa tornano le sempreverdi Torri, con la classica scalata che culminerà con la visione di un finale speciale per il personaggio scelto.Anche la personalizzazione estetica dei personaggi compie un passo indietro significativo rispetto al precedente episodio, passando dai tre accessori a uno per ogni lottatore. La partita qui si gioca tutta sulle skin, indubbiamente tra le migliori viste nella serie, con alcune veramente bizzarre e già ampiamente anticipate dall’atto finale della campagna.

Per invogliare i giocatori a spendere molto tempo su un singolo personaggio, NetherRealm ha studiato anche una progressione scandita a livelli che ricompensano il giocatore con nuove Fatality, provocazioni, Brutality, e altri elementi estetici. Una piacevole trovata che permette di entrare maggiormente in sintonia con un personaggio, ricompensando, in un certo senso, il tempo speso su di esso.

Comparto tecnico

Sul fronte puramente tecnico c’è ben poco da dire: l’impatto sui modelli poligonali creati da NetherRealm è semplicemente strepitoso e si nota la grande maniacalità investita nella loro realizzazione proprio giocando alla storia, dove regia e animazioni si amalgamano alla perfezione. Discorso che si può estendere tranquillamente alla realizzazione delle Fatality, genuinamente brutali e fantasiose nella messa in scena.

La situazione purtroppo cambia quando si analizza l’aspetto più ludico della produzione, dove continuano a persistere alcuni limiti storici: le animazioni dei personaggi durante gli scontri portano avanti la loro tradizionale legnosità, fatta di pose e colpi ingessati che li rendono semplicemente innaturali.

Commento finale

Mortal Kombat 1 è un picchiaduro difficile da inquadrare. Ludicamente parlando siamo davanti al miglior capitolo della saga, proprio per la quantità di meccaniche e sistemi, esasperati al limite delle possibilità. L’assenza di vincoli però porta con sé degli inevitabili sbilanciamenti che rischiano di pesare molto sulla scena competitiva.

Dove forse Mortal Kombat 1 inciampa davvero è proprio nella direzione intrapresa dalle attività single player, che assicurano una buona longevità, ma sono più deboli rispetto al passato. Invasioni è un tentativo, un po’ maldestro, di unire tre diverse necessità: avere contenuti stagionali da live-service, allungare il brodo del single player e incentivare lo sblocco dei collezionabili- Il ritmo lento e la ripetitività generale inficiano sulla modalità e rischiano di annoiare sul breve tempo.

VOTO: 7,8

PRO

  • Il capitolo più divertente della saga
  • Roster variegato che ripesca anche alcuni volti storici che mancavano all’appello da tempo
  • Offerta Single player buona…

CONTRO

  • …ma Invasioni non convince
  • A netto di una spettacolarità visiva e registica di ottimo livello, la campagna perde la bussola nella seconda parte
  • L’enorme libertà del gameplay lascia il fianco scoperto a tanti sbilanciamenti che rischiano di pesare molto sul competitivo

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