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Lacrima: milioni di lacrime, lacrime che hanno formato un oceano. Pantera: sciogliere in rabbia il proprio pianto, imparare ad amare il proprio dolore. “Lacrima / Pantera”, il secondo disco dei The Death of Anna Karina. L’inglese ci saluta, qui si canta in italiano. Risponde Davide Gherardi, responsabile nel gruppo di chitarra e synth.
Ben cinque anni dividono “Lacrima / Pantera” dal predecessore “New Liberalistic Pleasures”. Nel mezzo concerti in Italia e all’estero, l’uscita dal gruppo del cantante Giulio Bursi… a parte questo, ci sono state altre questioni che hanno contribuito a far passare così tanto tempo tra i due album?
La gestazione dei brani è stata complessa ed ha richiesto un grande forzo creativo nonché un ingente investimento di tempo dedicato alla ricerca e alla sperimentazione. Dopo “New Liberalistic Pleasures” sentivamo la necessità d’imprimere un deciso cambio di rotta ai nostri orizzonti musicali, anche in seguito ad un altro importante evento: l’uscita dal gruppo di Rocco Rampino (meglio noto come Congorock), il quale aveva contribuito non poco a modellare il sound di “New Liberalistic Pleasures”. Anche l’elaborazione dei testi in italiano è stata una sfida difficile per Giulio. Inoltre, dopo la registrazione del disco si sono affastallati degli imprevisti che ci hanno costretto a rallentare ulteriormente la data di lancio ufficiale.
Perché un titolo come “Lacrima / Pantera”?
“Lacrima / Pantera” allude al dolore causato dalla consapevolezza dell’impossibilità di raggiungere e realizzare un’utopia, una visione.
Ascoltando “E anche nell’amicizia, come nella guerra, occorre rimanere soli fino in fondo”, frase contenuta in Gli errori e di fronte a noi il nulla, mi è venuta in mente un’altra frase, contenuta però in una canzone dei Litfiba: “Si può vincere una guerra in due e forse anche da solo”. La solitudine come un’arma?
La frase andrebbe collocata nel contesto debordiano da cui è stata tratta. Di certo tradisce gli impulsi di cui è imbevuta: il fascino per la sconfitta ed una sorta di malinconico omaggio ai combattenti cancellati dalla storia tramandata dai vinti, nonché il sospetto che il vittorioso non si appartenga pienamente, ma contribuisca ad accrescere la rovina dello spirito materialistico della storia.
Secondo voi perché la stampa italiana si ostina a paragonarvi a Il teatro degli orrori? Se proprio dovessimo fare un paragone, vi avrei eletti eredi dei Fluxus, perla dell’hardcore nostrano.
A mio avviso le motivazioni sono futili: dipendono dalla notorietà de Il teatro degli orrori e dalla necessità di incasellare i gruppi dentro categorie precompilate. Non manca nemmeno una buona dose di banale (ma non meno imperdonabile) sciatteria da parte della categoria, che spesso e volentieri dimostra di dedicare poco tempo ad ascoltare i promo ricevuti in redazione e di piegarsi supinamente ai diktat lanciati dagli uffici di promozione. Non conoscevo i Fluxus (giuro): non prima di averli sentiti nominare a nostro riguardo. Mi fa piacere averli scoperti!
Nei pezzi di “Lacrima / Pantera”, in particolar modo Dissoluzione e Strumentale, le tastiere sembrano subire l’influenza del progressive nostrano, non a caso mi sono venuti in mente Le Orme (per i “muri”) e i Goblin (per l’ossessività).
Il progressive nostrano rappresenta una grandissima stagione musicale, ma direi che la nostra influenza più sostanziale per le tastiere è reperibile nei gruppi che popolavano la scena californiana di San Diego dei primi anni Novanta: The VSS, Camera Obscura… e penso ancora ai primi Slaves. Personalmente sono molto infatuato con il kraut-rock, che uno dei momenti più fertili di tutta la musica contemporanea.
La copertina sembra uscita da un film horror giapponese. Avete lasciato carta bianca allo studio grafico Heartfelt?
Sì, ci siamo affidati allo stile di Greta Bizzotto, che ha proseguito il suo lavoro di trattamento del volto-icona di Anna Karina, capovolgendolo e facendolo sanguinare (il lavoro di Greta è inscindibile dal packaging e dalla cura artigianale della bottega serigrafica di Jacopo Lietti, che lo ha realizzato). A dire il vero noi abbiamo interferito coll’impostazione ultra-rigorosa progettata da Greta, richiedendo che all’interno del libretto fosse inserito un riferimento più esplicitamente politico…
Ho immaginato “Lacrima/Pantera” come un film di guerra. Per voi che film sarebbe?
Forse un’antologia di film di Kurt Kren proiettata su un muro scrostato.
Marco Gargiulo
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