Dovendo fare un rapporto, sul lato musicale, di quella che è Roma oggi, questa non può che risultare sospesa tra cantautorato, pop… e rock. Un genere da cui non si è mai voluta tenere lontana, fortunatamente. E, tra i tanti progetti venuti fuori nel tempo, merita una particolare occhiata questo duo, anzi trio, che risponde al nome di Luminal. Partito due anni fa con “Canzoni di tattica e disciplina”, è con “Io non credo“, rilasciato a maggio, che non solo si ripropone, ma dimostra di essere una grande promessa tanto per il rock quanto per la musica italiana in sé. La parola va alle sue due voci, Alessandra Perna e Carlo Martinelli.
– Sono passati due anni dal vostro esordio e siete già alla seconda opera in studio, con la produzione sempre della Black Fading Records, la cui mente è Cristiano Santini, ex Disciplinatha. Com’è nato l’incontro con quest’ultimo?
– Carlo: Nella maniera più classica, gli è piaciuto il nostro primo Ep, “Il regno”, e ha voluto fortemente produrci. Cristiano ha fatto con i Disciplinatha alcune delle cose più brillanti e oltraggiose del rock italiano per poi mettersi dall’altra parte del mixer a impazzire e bestemmiare contro un fade-out impreciso o (più spesso) un musicista fuori tempo. Questi due dischi sono frutto nel bene e nel male anche della distanza che c’è tra lui che è un profeta della pulizia, della nitidezza e della precisione estrema, e noi che siamo invece viscerali, sporchi e soprattutto adoriamo il suono dei dischi degli anni ’60. Abbiamo trovato un equilibrio secondo me molto interessante, soprattutto con “Io non credo”.
– L’unità d’Italia, alla luce dei suoi 150 anni, fa da tematica principale a questo “Io non credo”, con tanto di ritratto di Garibaldi realizzato sulle giacche tipicamente garibaldine. Perchè proprio questo tema?
– Alessandra: Perché noi amiamo il nostro paese, nonostante tutto, e non sopportiamo che l’Italia sia diventata una grassa donna addormentata e accomodante, che non reagisce, che non sa scegliere da sola, che sguazza nell’autocommiserazione senza cercare di capire i motivi dei suoi problemi più gravi, che punta sempre al sei, che non ha idee, che è rassegnata, misogina, mediocre.
– Nella vostra musica si sente quanto voi abbiate fatto esperienza di Disciplinatha e CCCP Fedeli Alla Linea. Una cosa molto intuibile anche da uno dei vostri nuovi brani, Non è ancora finita, Baby Blue. Ma, nel mondo dei Luminal, chi è Baby Blue?
– Carlo: Nessuno, quella frase è una specie di citazione di “It’s all over now, Baby Blue” di Bob Dylan, anche se il senso del pezzo è completamente diverso… parla di un uomo ossessionato da una donna, che sfoga la sua ossessione torturandola, e ripetendole tutto il tempo che “non è ancora finita”, eppure in qualche modo, non so come, riesce sempre a suonare ottimistico quel ritornello… non pensavo ai CCCP quando ho fatto quel pezzo, anche se molti hanno notato questa somiglianza. In realtà non ascoltiamo un disco dei CCCP da una vita ormai, era un periodo in cui ascoltavo molto i Talking Heads e la new – wave punk inglese, che sopporto benissimo.
– Una frase in particolare che merita molto più di una semplice menzione è presente poco dopo l’apertura del disco, con Signori e signori dell’accusa: “La mia rivoluzione è più irreale di me“. Un invito alla necessità di capire chi si è veramente…
– Carlo: Immagino di sì, quel testo parla in maniera abbastanza oscura di un tema già di per sé oscuro come quello della schizofrenia, dell’allontanamento da sé, della mancanza di pienezza e di unità dell’uomo moderno, in una città moderna. E’ una vita alienante e si perde contatto con quello che si è abbastanza facilmente, ed è quasi impossibile tornare indietro. Forse bisognerebbe andare avanti invece, e reinventare il concetto di individuo.
– Il giorno sulla collina, testualmente parlando, la si può collegare ad un fatto realmente accaduto…
– Alessandra: Nessun fatto reale. Non sono una persona che ama vivere, anzi. Da un certo momento la tristezza è entrata con forza nella mia vita. L’unica cosa che posso fare è svegliarmi tutte le mattine e cercare di combatterla, pensando che la luce continuerà a brillare, anche senza di me.
– In L’ultima notte le note iniziali intonate dalla chitarra elettrica sembrano riecheggiare una melodia molto nota della saga di “Harry Potter”. Una citazione voluta o una semplice casualità?
– Carlo: È un puro caso, anche se dopo un po’ in sala ce ne siamo accorti e abbiamo cominciato a chiamarla “Harry Potter”, finché non si è aggiunta alla lunga lista di pezzi dei Luminal con un “titolo alternativo”. È anche uno dei titoli alternativi meno ridicoli tra l’altro, gli altri meglio non nominarli proprio…
– Tutti dicono è finita è la traccia che conclude il disco. Allo stesso tempo si può considerare come una canzone che in qualche modo risulta essere pregna di fiducia in un ipotetico domani…
– Carlo: È un pezzo sulla forza e sul coraggio di rialzarsi dal dolore vero, quello che ti spezza le gambe e ti toglie ogni prospettiva. È una canzone sulla vita che trova la forza di continuare ad esistere quando tutto intorno sembra indicare il contrario.
– Che opinione avete dell’attuale scena musicale nostrana? Secondo voi siamo ancora in quello che può essere definito come un periodo di crisi? Oppure non c’è mai stato?
– Alessandra: Bisognerebbe prima capire cos’è una scena. Ci sono gruppi in Italia che ruotano intorno ad alcune città, persone, locali, webzine. Si vendono poche migliaia di dischi, si suona sempre negli stessi locali e non cambia mai nulla. Una scena rock italiana non esiste. Siamo troppo spaventati, confusi, invidiosi, per riuscire a crearne una. E la cosa peggiore è che per questo motivo il resto dell’Italia non sa che noi esistiamo. Pensa quanto siamo stupidi.
– Fra non molto, peraltro, voi raggiungerete anche il pubblico estero. Il tutto considerando anche il sempre più evidente ritrovamento di contatto tra l’Italia e l’estero che si respira nell’aria da un po’ di tempo. Basta vedere gli Zu, gli Zen Circus, i Port-Royal, oppure anche alla neonata La Tempesta International…
– Alessandra: Siamo emozionati e non vediamo l’ora di partire. Cantiamo in italiano e per noi sarà un grande onore suonare in Europa, sopratutto a Berlino, visto che il nostro precedente storico (e politico ed intellettuale) sono i CCCP. Stiamo preparando un gran bel live. Ci sarà da divertirsi.
– Siamo alla fine dell’intervista. Volete lasciare un saluto alla redazione di Mag-Music?
– Alessandra: Ciao belli. Grazie per lo spazio. Continuate così e non scendete mai a compromessi. We love you.
Carlo: Ciao belli. Grazie per lo spazio. Continuate così e scendete il prima possibile a compromessi, così la prossima volta oltre all’intervista potrete anche mandarci per posta una bottiglia di rum, invitarci alla vostra villa al mare, o farci direttamente un bel bonifico. We love you.
Foto di Andrea Labate
Gustavo Tagliaferri per Mag-Music
[adsense]
0 comments