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Tornano a Roma a distanza di pochi mesi dall’ultimo concerto all’Angelo Mai i bolognesi Lo Stato Sociale, una delle realtà musicali indipendenti italiane in maggiore ascesa nell’ultimo periodo, grazie a un elettropop divertente e a esibizioni convincenti. Questa volta, però, l’attesa è grande vista anche la presentazione del primo vero e proprio album di debutto, “Turisti della democrazia”, che segue i due EP “Welfare Pop” e “Amore ai tempi dell’Ikea”.
La cornice è una gremita Locanda Atlantide, locale sito nel quartiere San Lorenzo e dall’ottima programmazione di eventi. L’atmosfera è calorosa, sembra di essere a una riunione di amici che si ritrovano, vista anche la grande disponibilità dei ragazzi de Lo Stato Sociale, veramente alla mano.
Ad aprire il concerto, organizzato da Ausgang e Fuzz-U, gli Odiens, band romana di recente formazione alle prese con un incrocio interessante tra beat italiano anni ’60 e indie rock di matrice anglosassone e americana. L’esibizione comincia intorno alle 22 e la band fa conoscere al pubblico i brani dell’EP “Tema di scandalo al sole”. Sicuramente la proposta del quintetto deve ancora maturare, così come la loro presenza scenica, ma le premesse per far bene ci sono tutte e certamente i romani riescono a far da spalla a Lo Stato Sociale in maniera egregia.
Dopo l’interessante set degli Odiens, tocca ai cinque ragazzi bolognesi. Formazione a cinque, con basso, chitarra, synth e drum-machine, e le voci di Albi, Lodo e Bebo a intrecciarsi e alternarsi su ogni pezzo.
Si parte a bomba con Ladro di cuori col bruco, sicuramente uno dei brani più azzeccati del debutto della band con il suo tiro elettronico volutamente tamarro e la sua storia di “barismo cordiale” privo di senso e vuoto. La band è carica, sanno come far divertire e coinvolgono il pubblico. Lodo, poi, è un magnete. La sua verve teatrale cattura il nutrito pubblico della Locanda Atlantide, che ancheggia e balla divertita.
Si prosegue con Vado al mare e Pop, tra echi dei Blur e simpatiche citazioni di Gigi D’Agostino e Mo-Do (quelli di Eins Zwei Polizei, in caso fossi davvero l’unico a ricordare il nome di quei beniamini dell’eurodance anni ’90). Il pubblico si lascia coinvolgere, anche su un pezzo più lento e d’atmosfera come Maiale, tutto ad appannaggio di Lodo. Su Sono così indie una delle prime sorprese della serata. Sul palco sale il piccolo Leo, il più giovane bambino indie che la storia ricordi, che accompagna Bebo e gli altri nel ritornello di uno dei brani-simbolo della proposta musicale dei ragazzi bolognesi.
Abbiamo vinto la guerra e l’inno Mi sono rotto il cazzo sono due esempi dell’alto livello qualitativo del debutto della band. Il pubblico ormai è in visibilio, in tanti cantano i pezzi e interagiscono con gli istrionici bolognesi, i quali dimostrano in Amore ai tempi dell’Ikea di essere in certi momenti quasi come un collettivo teatrale, per la naturalezza con cui interagiscono sul palco, votati come sempre a ironia e sarcasmo pungente.
Su Quello che le donne dicono arriva l’apice della serata. I membri della band abbandonano i rispettivi strumenti, il pezzo parte in playback e i cinque si lanciano in un balletto divertentissimo, tra le risate e l’apprezzamento del pubblico. Puro cabaret insomma, per il divertimento di tutti, band compresa (il feeling tra di loro è palpabile).
In chiusura, dopo una brevissima pausa, Brutale, uno dei pezzi più punk della band, ripescato dall’EP “Amore ai tempi dell’Ikea”, e Cromosomi, il brano a cui il gruppo più legato e che segna sempre la chiusura dei loro concerti.
Lasciamo la Locanda Atlantide soddisfatti e convinti di aver assistito a una coinvolgente esibizione di uno dei collettivi più interessanti a essersi affacciati sulla scena italiana negli ultimi tempi.
Simpatici e straconsigliati live. Come rinunciare a un’ora di entusiasmante elettropop cabarettistico?!
Livio Ghilardi
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